Il volume si impone per la testimonianza di un evento che ha segnato la storia della psicoanalisi e che ha permesso a Freud e Jung di attuare le prime considerazioni sulla realtà del controtransfert.
A seguito del ritrovamento di un diario, quello appunto di Sabina Spielrein, e del carteggio che ella ebbe con Jung e poi con Freud, possiamo ripercorrere le tappe analitiche di quella che fu la paziente di Jung quando egli lavorava all’ospedale psichiatrico del Burghölzli.
Ma oltre alla vicenda del rapporto sentimentale tra Jung e la Spielrein, – peraltro interessante considerando anche che ella divenne in seguito l’analista del Piaget e che grazie alle sue considerazioni teoriche Freud formulò ed elaborò il concetto di istinto di morte – con interesse siamo testimoni indiretti del rapporto tra Freud e Jung che si esplicitò anche in merito al “caso Spielrein”, come dimostrano le loro lettere che vanno dal 1907 al 1913 edite in Italia da Boringhieri.
Il testo di Carotenuto, nella versione italiana, presenta il diario della Spielrein, le sue lettere a Jung e quelle inviate a Freud, sono assenti, infatti, le lettere che Jung spedl alla giovane donna. Questo perché gli eredi in un primo tempo si opposero a che venissero pubblicate. Un lavoro di ricerca non poco difficile è stato affrontato da Carotenuto per avvicinare i discendenti della Spielrein e per poter avere il permesso alla pubblicazione. La famiglia Spielrein appariva estinta, Sabina morì uccisa dai tedeschi perché ebrea, e dei suoi discendenti non vi era più traccia. Ma la paziente indagine venne premiata.
L’edizione tedesca del libro contiene, invece, le lettere spedite da Jung, grazie al permesso di pubblicazione successivamente concesso dai suoi familiari, che offrono un materiale di lettura particolarmente interessante anche dal punto di vista teorico. In esso è leggibile il convolgimento che egli ebbe verso la sua paziente, totalmente ignaro a quel tempo dei processi legati al rapporto controtransferale.
Il libro ha suscitato un acceso dibattito a livello internazionale, su tale vicenda si sono infatti espressi in riviste specialistiche, quale Spring, e in convegni ad alto livello culturale e scientifico, personaggi come B. Bettelheim e P. Mudd.
A distanza di quasi vent’anni dalla sua prima edizione questo libro non ha smesso di suscitare interesse e curiosità negli studiosi come nel pubblico comune e nel mondo dello spettacolo. Esso infatti ha rivelato per la prima volta un episodio estremamente significativo della storia del movimento psicoanalitico, un episodio che è al tempo stesso una vicenda umana complessa e appassionante in cui si intrecciano una guarigione analitica, un’avventura spirituale, l’esplosione di un amore impossibile, la nascita di alcune grandi idee del nostro secolo, tutto all’interno di un triangolo i cui vertici simmetrici sono costituiti da Sigmund Freud, Carl Gustav Jung e Sabina Spielrein; triangolo rimasto completamente sconosciuto fino all’avventurosa scoperta di un fascio di documenti contenente, oltre al diario segreto di Sabina, le lettere che per più di dieci anni si scambiarono i tre protagonisti.
La ricostruzione di questo pezzo di storia ha avuto una straordinaria risonanza a livello internazionale, al punto che non c’è articolo o libro di storia della psicoanalisi che da allora non citi il lavoro di Carotenuto.
La discussione del caso è stata ripresa dai maggiori studiosi e psicoanalisti e le traduzioni in catalano, spagnolo, portoghese, francese, tedesco, inglese, russo, ceco e giapponese, oltre alla sua messa in scena teatrale negli Stati Uniti, sono un chiaro indizio dell’impatto che questo libro ha avuto anche sul pubblico non specialista.
La seconda edizione si avvale dei risultati di nuove ricerche e include le lettere di Sigmund Freud a Sabina Spielrein e un’introduzione di Bruno Bettelheim.