Teddy boys e Giovani Cannibali.
Teddy boys e Giovani Cannibali.

Fra Alienazione e violenza: il caso “Bastogne” di Enrico Brizzi.

di Gianfranco Tomei

Abstract

Il fenomeno dei Teddy boys si sviluppò, con radici in America e Inghilterra, anche in molte città italiane. La violenza e l’alienazione giovanile sono state poi narrate negli anni ’90 dal movimento dei Giovani Cannibali, che ne ha fatto l’emblema di una nuova narrativa italiana, più aderente al vero. Il romanzo Bastogne di Enrico Brizzi è l’emblema di questo modo di raccontare i giovani, che ha radici nella controcultura underground degli anni ’70, con riviste come Il Male e nelle opere fumettistiche di Andrea Pazienza. Il fenomeno ha anche importanti riferimenti in Arancia Meccanica, libro di Anthony Burgess e film di Stanley Kubrick, e nei romanzi di Pier Vittorio Tondelli. Pier Paolo Pasolini, in un articolo su Vie Nuove, rifletteva come i teddy boys fossero un fenomeno tipico della società protestante anglosassone, e che i giovani teppisti alienati reagivano con la violenza fisica, a loro propria, alla violenza morale perpetrata dai loro padri e fratelli maggiori professionisti (avvocati, imprenditori, dirigenti ecc.) esponenti di una società ipocrita e ingiusta.

Inglese

The phenomenon of the Teddy Boys, rooted in America and England, also developed in many Italian cities. Violence and youth alienation were later depicted in the 1990s by the Young Cannibals movement, which made it the emblem of a new Italian narrative, more adherent to reality. The novel Bastogne by Enrico Brizzi is the symbol of this way of portraying youth, with roots in the underground counterculture of the 1970s, in magazines like Il Male, and in the comic works of Andrea Pazienza. The phenomenon also finds significant references in A Clockwork Orange, the book by Anthony Burgess and the film by Stanley Kubrick, as well as in the novels of Pier Vittorio Tondelli. Pier Paolo Pasolini, in an article for Vie Nuove, reflected on how Teddy Boys were a typical phenomenon of Anglo-Saxon Protestant society, suggesting that alienated young thugs reacted with their own physical violence to the moral violence perpetrated by their fathers and elder brothers, who were professionals (lawyers, entrepreneurs, managers, etc.), representatives of a hypocritical and unjust society.

Keywords

Teddy boys, Cannibali, Violenza, Potere, Società, Pasolini.

I Teddy Boys emersero nel Regno Unito negli anni ’50, influenzati dalla musica rock ‘n’ roll e dalla moda edoardiana. Questi giovani si distinguevano per il loro abbigliamento vistoso e dandy, con giacche lunghe, pantaloni attillati e acconciature pompadour. Più che una semplice moda, i Teddy Boys rappresentavano una ribellione contro le convenzioni sociali del dopoguerra, utilizzando la violenza e il comportamento anti-sociale come forme di protesta contro l’autorità e il conformismo della società britannica. La loro cultura era permeata da una forte componente estetica e comportamentale, ma priva di un esplicito messaggio politico, il che li rendeva una manifestazione di un disagio giovanile profondo, ma confuso. In gruppi musicali come i Sex Pistols emerge un rimando a temi neo-nazisti, in rivolta contro la morale repressiva inglese dei conservatori e dei laburisti, e all’odio verso la monarchia [1].

Pier Paolo Pasolini [2] osservava i Teddy Boys come un simbolo della gioventù ribelle e alienata del dopoguerra, in particolare in Europa, dove questi gruppi erano influenzati dalle sottoculture giovanili americane. Pasolini vedeva in loro una forma di resistenza sottoculturale, ma anche una manifestazione di un disagio esistenziale più profondo, legato alla disillusione verso la società del benessere emergente. Tuttavia, Pasolini non glorificava i Teddy Boys; piuttosto, li interpretava in modo critico, notando che dietro la loro ribellione estetica e comportamentale c’era una forma di disperazione. Secondo lui, la loro violenza non era tanto un atto politico consapevole, quanto un’espressione del vuoto e della frustrazione che caratterizzavano i giovani emarginati del tempo.

In più sottolineava come i teddy boys fossero un fenomeno tipicamente nordico, figlio di una cultura protestante, mentre il sud, ancorato ad una cultura contadina e cattolica, producesse fenomeni di teppismo legati alla povertà, alla sperequazione economica e all’arretratezza.

Scrive Pasolini: “Il ragazzo traviato con caratteristiche tipiche e moderne ha il suo modello a Londra, New York, nei paesi scandinavi: ossia in società puritane e ad alto livello civile… In parole povere il teddy boy è il prodotto della società neocapitalistica irrigidita moralisticamente nelle sue sovrastrutture…. Nel Sud… la società è una vecchia società agraria e cattolica… lì la classe dominante urge sulla dominata ancora con rabbia feudale, causando fenomeni di miseria così spaventosa da essere causa di traumi psichici…Nei teppisti meridionali non c’è una inconscia protesta moralistica, ma una inconscia protesta sociale: essi non appartengono, di fatto o d’elezione, alla classe borghese o alla sua area ideologica, ma appartengono al popolo o al sottoproletariato… essi non commettono reati gratuiti, ma reati giustificati dalla necessità economica e dalla diseducazione ambientale” [3].

Nel suo cinema e nei suoi scritti, Pasolini ha spesso esplorato queste figure giovanili, analizzandole come emblemi di un malessere sociale più ampio. Nei suoi film, come Accattone e Mamma Roma, i personaggi giovanili marginali riflettono molte delle caratteristiche associate ai Teddy Boys: ribellione, vitalità e una sorta di condanna esistenziale che li tiene intrappolati ai margini della società. Pasolini, con il suo approccio marxista e critico verso il consumismo e la modernità, vedeva nei Teddy Boys una rappresentazione della crisi identitaria della gioventù, che cercava di affermare sé stessa in un mondo che non sembrava più offrire significato.

I Giovani Cannibali, noti anche come “Cannibali Italiani”, sono emersi in Italia negli anni ’90 come movimento letterario. Autori come Niccolò Ammaniti, Aldo Nove e Tiziano Scarpa hanno abbracciato uno stile narrativo estremo, caratterizzato da violenza, alienazione e crudo realismo. A differenza dei Teddy Boys, i Giovani Cannibali esprimevano il disagio attraverso la letteratura, utilizzando storie di violenza e disincanto per criticare la società contemporanea. La loro opera rifletteva il senso di vuoto esistenziale di una generazione cresciuta nel consumismo, nella globalizzazione e nella disillusione verso le istituzioni tradizionali. Mentre i Teddy Boys esprimevano questa ribellione attraverso la moda e la violenza fisica, i Giovani Cannibali lo facevano attraverso la narrativa provocatoria e la rappresentazione di una società corrotta e decadente.  “Gioventù Cannibale” [4] è una celebre antologia pubblicata nel 1996 che raccoglie racconti scritti da alcuni dei più promettenti autori italiani emergenti degli anni ’90. Attraverso un linguaggio crudo, tematiche disturbanti e l’influenza della cultura pop, i “Giovani Cannibali” hanno inaugurato un nuovo modo di rappresentare la società contemporanea e il disagio della gioventù postmoderna, riflettendo l’influenza del cinema pulp e della narrativa americana contemporanea, in particolare autori come Bret Easton Ellis e Chuck Palahniuk, e contestavano in questo modo gli stilemi classici della letteratura italiana, come il bieco realismo e l’ancorarsi sterile a temi decostruttivi e intellettualistici come nel caso dei quasi contemporanei romanzi di Umberto Eco (Il nome della rosa, Il Pendolo di Foucault) e Antonio Tabucchi. Tra i principali esponenti del movimento emerge la figura di Enrico Brizzi, la cui opera Bastogne (1996) [5] viene spesso associata al medesimo clima culturale, sebbene si differenzi per alcune peculiarità stilistiche. Pur non essendo incluso nel volume dei Cannibali, Bastogne viene spesso considerato un’opera affine per il suo spirito ribelle e per la sua attenzione verso il disagio giovanile. Il titolo stesso, Bastogne, allude a un luogo simbolico che evoca l’idea di isolamento e scontro (ricordando l’episodio bellico della Seconda Guerra Mondiale), riflettendo i temi di disorientamento e conflitto interno che permeano il libro. La trama di Bastogne ruota attorno al protagonista, Ermanno Claypool, e il suo gruppo di amici disillusi, che vivono una vita sregolata e priva di scopi precisi. Si muovono senza direzione, attraversando situazioni di violenza, sesso e abuso di sostanze in una continua sfida verso l’ordine costituito. Il viaggio che compiono si configura come un’odissea notturna, carica di simbolismo: un viaggio che non porta a una destinazione chiara ma che, al contrario, rappresenta una spirale discendente verso l’autodistruzione. Non si tratta di una classica narrazione di formazione, bensì di una deformazione: la crescita è assente, e ciò che rimane è il vuoto esistenziale.

Il Male è stata una rivista satirica pubblicata tra il 1978 e il 1982 [6], nota per il suo stile irriverente e la critica tagliente nei confronti della società italiana e delle sue istituzioni, dalla politica alla religione. Questa pubblicazione non solo faceva della provocazione uno strumento di dissenso, ma rappresentava anche un laboratorio creativo che mescolava vignette, disegni e narrazioni dirompenti per scardinare il conformismo culturale. L’influenza de Il Male si avverte nell’attitudine nichilista e anti-sistema che troviamo in Bastogne. Il romanzo di Brizzi, pur non essendo apertamente satirico, esprime lo stesso tipo di disillusione nei confronti delle istituzioni e delle norme sociali, in una maniera simile alla visione spietata e cinica della realtà rappresentata nella rivista. Andrea Pazienza, una delle figure centrali del fumetto italiano di quegli anni, è noto per le sue opere che esplorano il disagio giovanile, l’alienazione e la ribellione contro il conformismo. Le sue storie, come quelle che vedono protagonista il personaggio di Pentothal o Zanardi, sono pervase da un senso di smarrimento e insoddisfazione, tematiche che si riflettono anche in Bastogne. Il mondo di Pazienza, fatto di giovani cinici e autodistruttivi, rappresenta perfettamente l’ambiente emotivo e culturale in cui si muovono i protagonisti del romanzo di Brizzi.

Zanardi è forse il personaggio più iconico di Andrea Pazienza, rappresentato come uno studente di scuola superiore, privo di qualunque valore morale, che vive in un mondo di violenza, cinismo e sessualità sregolata [7]. Le sue storie, ambientate in una Bologna che riflette l’Italia degli anni ’80, sono dominate da una profonda insoddisfazione esistenziale. Zanardi, insieme ai suoi amici Colasanti e Petrilli, è un anti-eroe che si muove ai margini della legalità, manipola chiunque gli capiti a tiro e agisce senza remore etiche, spinto unicamente dalla volontà di soddisfare i propri desideri egoistici e distruttivi. Nel mondo di Zanardi, l’educazione scolastica, le relazioni familiari e le norme sociali sono svuotate di significato, e i protagonisti sono consapevolmente indifferenti a qualunque forma di autorità o morale convenzionale. La narrazione di Pazienza è grottesca, intrisa di cinismo, e si sofferma sui dettagli più sordidi dell’esperienza giovanile, mettendo in scena la disgregazione del sogno borghese di benessere. Come anche nei romanzi di Pier Vittorio Tondelli, l’indifferenza verso il futuro e il disprezzo per le norme sociali li spingono a una vita di eccessi, ma a differenza di Zanardi, Ermanno e i suoi compagni sembrano essere più vittime del proprio tempo che agenti consapevoli del caos. La violenza, che permea entrambe le opere, è espressa sia a livello fisico che emotivo. In Zanardi, la violenza è esplicita, gratuita, un modo per sfidare le norme sociali e per affermare una volontà di potere personale. In Bastogne, la violenza si manifesta in modo più interiore e diffuso, attraverso un’esistenza che scivola nell’autodistruzione.  

Il personaggio di Pentothal, creato da Andrea Pazienza, è un alter ego dell’autore stesso, uno studente fuori sede a Bologna che si muove tra sogni, visioni oniriche e disillusione politica. Pubblicato nel 1978, in piena epoca di fermenti politici e sociali, Le straordinarie avventure di Pentothal [8] riflette la crisi della sinistra post-1968 e il senso di smarrimento di una generazione che vede svanire le sue ambizioni rivoluzionarie. Pentothal è introspettivo, immerso in un mondo allucinatorio che rappresenta la fuga dalla realtà. Le sue giornate sono scandite da riflessioni sulla politica, l’amore e la propria incapacità di trovare un ruolo nel mondo. Il suo viaggio è principalmente interiore, e il fumetto di Pazienza alterna momenti di realismo a sprazzi di sogno, dove il confine tra la realtà e l’immaginazione si dissolve. Pentothal vive la crisi politica e ideologica degli anni ’70, una generazione che ha visto fallire i suoi ideali rivoluzionari e si è trovata priva di un vero scopo. Ermanno, invece, è figlio degli anni ’90, una generazione cresciuta nell’era del consumismo, priva di ideali politici o culturali forti e immersa in una realtà fatta di superficialità e materialismo. In entrambi i casi, i protagonisti cercano una via di fuga: Pentothal nei suoi sogni e nel suo mondo interiore, Ermanno nell’azione distruttiva e nella ribellione senza senso. Lo stile di Pazienza in Pentothal è visivamente e narrativamente più frammentato e psichedelico. Il fumetto alterna vignette surreali a dialoghi onirici, mescolando piani di realtà diversi in un continuo flusso di coscienza. Il ritmo è spezzato, a tratti caotico, rispecchiando il tumulto mentale del protagonista. Il tratto di Pazienza, con le sue linee fluide e i dettagli visionari, contribuisce a creare un’atmosfera di sogno che avvolge l’intera opera.

Il confronto invece tra Bastogne di Enrico Brizzi e Arancia meccanica di Anthony Burgess (e la sua celebre trasposizione cinematografica diretta da Stanley Kubrick) [9] mette in luce diverse similitudini, soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione della violenza giovanile, l’alienazione sociale e il tema del controllo sull’individuo.  In Arancia meccanica, il protagonista Alex è un giovane leader di una gang dedita a furti, stupri e violenze gratuite in una società distopica e futuristica. La violenza che Alex compie è mostrata come una forma di ribellione contro una società autoritaria e iper-regolata, e diventa un atto di auto-affermazione personale. La sua indole anarchica e violenta è, paradossalmente, anche un’espressione di libertà individuale.

In entrambe le opere, l’alienazione giovanile gioca un ruolo centrale. I protagonisti sono disconnessi dalla società che li circonda e non si riconoscono nei valori tradizionali. In Arancia meccanica, Alex è un ribelle che trova piacere estetico nella violenza e nella musica di Beethoven, mostrando una contraddizione tra la sua vita brutale e una raffinatezza culturale che sembra stonare con il suo comportamento. La sua alienazione è sia sociale che interiore, e culmina nel tentativo dello Stato di controllare la sua mente attraverso la terapia Ludovico, una tecnica che lo priva del libero arbitrio. In Bastogne, non c’è un governo distopico che tenta di piegare i giovani al controllo sociale attraverso mezzi autoritari. Piuttosto, la società stessa appare già svuotata, priva di valori o ideali cui aggrapparsi. L’alienazione in Bastogne è più sottile e meno politicizzata, e il comportamento autodistruttivo dei protagonisti nasce dall’assenza di punti di riferimento culturali o sociali. Brizzi adotta un tono più diretto e realistico, facendo emergere la brutalità e l’orrore della vita di strada senza filtri cinematografici. La violenza, in questo caso, è più sporca, improvvisata, e priva di un significato estetico.

È l’espressione di una disgregazione interiore e sociale, che non ha il fascino disturbante dell’opera di Kubrick, ma piuttosto un carattere disilluso e sporadico, caratterizzato da un realismo sporco. Un tema centrale in Arancia meccanica è quello del libero arbitrio e della manipolazione. Quando Alex viene sottoposto alla terapia Ludovico, la sua capacità di scegliere il male viene rimossa, e diventa incapace di compiere atti violenti. In Bastogne, non c’è un sistema che cerchi di manipolare o controllare i protagonisti in modo così diretto. Se in Arancia meccanica il conflitto tra individuo e Stato è centrale, in Bastogne il conflitto è interno: i protagonisti si trovano a lottare con il vuoto delle loro vite, incapaci di trovare un senso o una direzione. Il tema del libero arbitrio, qui, è declinato in un senso più sottile: i personaggi hanno la libertà di fare qualsiasi cosa, ma non sanno cosa farne.

Ranxerox [10], il celebre androide creato da Stefano Tamburini e Tanino Liberatore, è un altro simbolo del caos, dell’alienazione e della violenza che caratterizzano l’universo della cultura underground italiana. Il personaggio di Ranxerox è un cyborg sociopatico che vive in un futuro distopico, un mondo popolato da criminali, tossici e reietti. Questo personaggio, che è l’antitesi dell’eroe tradizionale, incarna una visione del mondo in cui l’ordine è sovvertito e la violenza diventa l’unico linguaggio comprensibile. Inoltre, come accade in Ranxerox, anche in Bastogne i riferimenti alla cultura pop sono onnipresenti. Il romanzo di Brizzi è pieno di rimandi a musica, cinema e icone della cultura di massa, che costruiscono un immaginario fortemente legato al presente, ma al contempo carico di una vena distruttiva. Questo dialogo con il mondo pop, filtrato attraverso un prisma di violenza e nichilismo, è un’eredità diretta della visione cyberpunk e postmoderna incarnata da Ranxerox.

Nel suo articolo su Vie Nuove, Pasolini scrive che i giovani teppisti e “arrabbiati” reagiscono con la violenza fisica alla violenza morale dei padri borghesi professionisti e riproducono il loro cinismo virandolo in maniera adatta ai loro mezzi. “Il ragazzo nevrotico milanese, o torinese o bolognese, si trova a lottare contro una società apparentemente buona, capace di offrirgli garanzie, ma in sostanza ingiusta, e quindi, sotto le apparenze democratiche, noiosa, ipocrita, feroce, carica di rancore teologico. Il ragazzo tutto questo lo avverte, e l’oppressione di tale società su di lui, causa in lui delle nevrosi che lo portano ad una falsa rivendicazione della propria personalità: il narcisismo, l’esibizionismo, la protesta anarchica.”[11]

In questo senso le parole di Pasolini si attagliano bene e sono analitiche delle opere qui elencate. Il romanzo di Enrico Brizzi, Bastogne, e più in generale il movimento dei “Cannibali”, si inserisce in una tradizione di cultura underground italiana che affonda le sue radici nella satira corrosiva e nel fumetto alternativo degli anni ’70 e ’80, che hanno tentato di portare in chiave grottesca e sarcastica gli umori che emergevano in quella Italia di fine ’70. Il tentativo rivoluzionario è fallito, ma non sono mutate le condizioni sociali che hanno ispirato le parole di Pasolini, e che sono riemerse negli anni ’90. Anche oggi, nella nostra società informatica e digitale hanno una loro attualità e ragione di essere. In questo contesto, riferimenti a riviste come Il Male e a figure emblematiche come Andrea Pazienza e il personaggio Ranxerox, creato da Stefano Tamburini e disegnato da Tanino Liberatore, giocano un ruolo fondamentale nel delineare l’estetica e lo spirito di ribellione che permeano il romanzo di Brizzi.

Gianfranco Tomei

nasce a Roma nell’agosto 1974.

Docente e ricercatore in Psicologia presso la Sapienza Roma, ha lavorato in passato per Rai educational, Rai Tre e Rai cinema.

Mental Coach, fa formazione aziendale sui temi della motivazione, del raggiungimento degli obiettivi e della sicurezza per dirigenti e lavoratori. Ha scritto sul tema il saggio “Coach&Media” (2024).

Regista cinematografico, nei suoi cortometraggi e documentari approfondisce i temi della devianza giovanile, delle periferie e del bullismo. Sta preparando un lungometraggio dal titolo “Sole Nero”, su queste tematiche.

Nelle sue ricerche accademiche tratta i temi del mobbing, delle dinamiche di gruppo e dell’industria culturale italiana del secondo dopoguerra.

Ha scritto un romanzo, intitolato “Videorama”, che racconta una storia ambientata in una Roma notturna e con riferimenti alla criminalità sotterranea presente nella Capitale.

Bibliografia:

  • Barreto JL, Rock & Droga. Misteri e segreti stupefacenti: una “Bibbia” rock-psichedelica, Milano, Gammalibri, 1984.
  • Pasolini PP, La colpa non è dei Teddy Boys, in Vie Nuove, XIV, 40, 10 ottobre 1959, ora in Meridiani Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, a cura di W.Siti, Mondadori, 1999.
  •  Brolli D. (a cura di), Gioventù Cannibale, Torino, Einaudi, 1996.
  • Brizzi E., Bastogne, Milano, Baldini & Castoldi, 1996.
  • Cappa F. (a cura di). Zanardi. Edizione critica. Torino, Baldini, Castoldi & Dalai, 1998.
  • Pazienza A., Le straordinarie avventure di Pentothal, Pref. di Oreste Del Buono, Milano Libri, Milano, 1982.
  • Burgess A., Una arancia ad orologeria – Clockwork orange, Einaudi, Torino, 1992.
  • Kubrick S., Arancia meccanica, Usa-Inghilterra, 1972.
  • Tamburini S., Liberatore T., Chabat A., Ranx Edizione integrale, a cura di Claudio Curcio, I Fondamentali, Napoli, COMICON Edizioni, 2017

[1] Barreto JL, Rock & Droga. Misteri e segreti stupefacenti: una “Bibbia” rock-psichedelica, Milano, Gammalibri, 1984.

[2] Pasolini PP, La colpa non è dei Teddy Boys, in Vie Nuove, XIV, 40, 10 ottobre 1959, ora in Meridiani Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, a cura di W.Siti, Mondadori, 1999.

[3] Pasolini PP, La colpa non è dei Teddy Boys, in Vie Nuove, XIV, 40, 10 ottobre 1959, ora in Meridiani Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, a cura di W.Siti, Mondadori, 1999.

[4]  Brolli D., (a cura di), Gioventù Cannibale, Torino, Einaudi, 1996.

[5] Brizzi E., Bastogne, Milano, Baldini & Castoldi, 1996

[6]  Sparagna S., L’avventura del Male, in Primo MoroniNanni BalestriniL’orda d’oro 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale. Feltrinelli, 2003.

[7] Cappa F. (a cura di). Zanardi. Edizione critica. Torino, Baldini Castoldi Dalai, 1998.

[8] Pazienza A., Le straordinarie avventure di Pentothal, Pref. di Oreste Del Buono, Milano Libri, Milano, 1982.

[9] Burgess A., Una arancia ad orologeria – Clockwork orange, Einaudi, Torino, 1992.

[10] Tamburini S., Liberatore T., Chabat A., Ranx Edizione integrale, a cura di Claudio Curcio, I Fondamentali, Napoli, COMICON Edizioni, 2017.

[11] Pasolini PP, La colpa non è dei Teddy Boys, in Vie Nuove, XIV, 40, 10 ottobre 1959, ora in Meridiani Pasolini, Saggi sulla politica e sulla società, a cura di W.Siti, Mondadori, 1999.

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