Le sole armi che noi psicoanalisti abbiamo non sono le regole ma la nostra simpatia intuitiva e la nostra “arte”.
E’ un pregiudizio quello di ritenere che il paziente debba sempre stendersi su un lettino e che l’analista debba sedergli dietro come un dio nascosto.
Come possiamo tradurre, noi psicoanalisti, quello che Nietzsche diceva all’uomo: “Divieni ciò che sei”? In questo modo: divieni non colpevole, perché sei non colpevole.
Diceva Paracelso: “noi medici non possiamo dare al malato null’altro che amore”. Per noi psicoanalisti è amore spiritualizzato, laddove il malato aspira all’amore in quanto tale. E’ di questa tensione tra lo psichico e il fisico che si tratta, tragicamente, nella psicoanalisi.
E’ dalle analisi più brevi (dai due ai tre mesi) che ci si possono attendere i risultati migliori.