Bruno Franchi, Siamo Dio

Bruno Franchi, Siamo Dio, Edizione autoprodotta, novembre 2007

“Siamo Dio, oltre Fede e Scienza” è il titolo del libro che atterrò sul mio tavolo, inviato via posta da un scrittore a me sconosciuto che immediatamente ho sentito familiare e, ad una più attenta osservazione, in un certo senso, complice. L’autore, Bruno Franchi (www.brunofranchi.it), si presenta come qualcuno che “non è del mestiere” ma, appassionato studioso di Wilhelm Reich, invita il lettore ad intraprendere insieme con lui, attraverso la parola scritta, un insolito viaggio verso la scoperta di “chi siamo” e del significato dell’esistenza. Invito questo che, incuriosita, accettai volentieri.

Spaziando tra Wilhelm Reich e Einstein (dall’apertura del famoso archivio di Reich, nel 2007, non ero ancora riuscita ad avere notizie dei suoi contenuti), “l’affair” (il carteggio tra Reich e Einstein), Zichichi, Hawking, l’energia Orgonica – l’energia dell’Amore – e vita vissuta, Franchi condivide con il lettore un percorso esistenziale e conoscitivo denso e originale. Ci parla di scienza e di fede e racconta una storia unica e irripetibile, la storia della Vita… che è anche la storia della sua vita.

“Scoprire invece di coprire”, scrive l’autore, perché solo una mente sgombra da ogni vincolo educativo può iniziare il viaggio verso la nudità. Franchi esorta il lettore a diffidare di chi vuole insegnargli qualcosa perché la chiave che può aprire la porta della conoscenza si trova soltanto dentro sé stessi, ed ognuno, sostiene l’autore, è solo a bussare alla porta del Creatore.

Proseguendo la lettura percepisco tra le righe qualcosa di familiare, “qualcosa” che, in modo insolito e imprevedibile, attrae e unisce coloro che cercano nuove vie. Scorgo qua e là alcune idee, aspirazioni e speranze che un tempo hanno occupato a lungo i miei pensieri: “quello che è vivo riconosce e sente il se medesimo”, scrive Franchi, parole che mi ricordano la “congiura di poeti per salvare il mondo” di Tiziano Terzani o la “società segreta” di Ouspensky: una sorta di “organizzazione” molto disorganizzata e senza nome, né forma o leggi convenzionali che, come un filo invisibile, lega misteriosamente tutta una serie di persone – un’idea, una particolare espressione, una parola detta in un certo modo, un gesto… – in una “mistica congiura” di pensieri, linguaggio, intenzioni. Forse, come sostiene Ouspensky, non siamo davvero lontani dalla verità che è effettivamente in corso il processo di formazione di un nuovo “tipo” di esseri umani con un diverso modo di essere e di sentire per i quali esistono valori differenti da quelli dominanti.

Filo conduttore del libro è il principio dell’unità: tutto quello che noi guardiamo, ci ricorda l’autore, ha un denominatore comune ed è, in realtà, una cosa sola. Se pensiamo, per esempio, che le galassie si muovono nello spazio infinito, come i pesci nuotano nel mare e che anche le cellule nuotano nel plasma allo stesso modo, quindi, sostiene Franchi: noi, lo spazio, il mare, il plasma siamo in realtà la stessa cosa.

: “…siamo fusi, in una umanità sola, come la luce”. (pag.66)

Da quando l’evoluzione biologica ha concluso la sua corsa, scrive l’autore, sviluppando un essere più sofisticato che potesse percepire se stesso, ecco che il movimento della vita ha subito dall’interno una “distorsione” e sostituito il suo spontaneo fluire con la divisione inquinante tra cuore e ragione. Da allora l’uomo, incapace di attingere alla propria naturalezza e spontaneità originarie, tenta di “ricordare”, di ritrovare la strada del ritorno e di dissetarsi alla fonte vitale interiore: attraverso lo studio e la scienza, l’introspezione, l’arte e le religioni, l’uomo innalza lo sguardo ai cieli, e prega, implora Dio di rispondere alle infinite domande sul perché del nostro vivere. Come tutta “risposta”, scrive Franchi, solo un assordante silenzio e una non visibilità inquietante continua ad alimentare la nostra insolubile angoscia esistenziale!

La soluzione ai nostri gravi problemi, esistenziali o quotidiani che siano, non si trova, secondo l’autore, là dove tutti ripetono sempre le stesse cose: nelle scartoffie istituzionali, nelle chiese, nei bla, bla, bla…. di tutti i giorni. Tutto ciò che osserviamo non potrà mai essere capito nella sua essenza se continuiamo a scindere ogni cosa, se continuiamo a percepire un mondo frammentato in tanti pezzettini di noi stessi, diviso fuori e dentro di noi ma sopratutto un mondo diviso tra noi.

“Ogni cosa è il movimento silenzioso dell’eternità che si è fatta materia”.

Un “Dio che cammina”, è la risposta di Franchi ed il progetto divino è un progetto “vivo” e in via di costruzione: “la materia bio-logica ha una sua logica razionale non casuale altrimenti l’avrebbero chiamata bio-casuale…” continua l’autore, logica funzionale questa che Franchi chiama Dio: un Dio in cammino, e che con il suo moto evolutivo intende completare la sua incarnazione.

L’autore ci esorta ad attingere al nostro nucleo vitale, immerso nella oscura memoria della nostra specie e, sulla scia di Reich, esprime in tutte le sue forme il grande mistero dell’identità corporea:

“…il corpo è il vestito con cui Dio si rende visibile…” “e l’io è contingente relativo, al contrario della sostanza: continuum dell’essenza energetica, sorgente perenne di vita!” (pag.424)

Teilhard de Chardin già a cavallo del secolo scorso riteneva che la specie umana fosse ormai riuscita a conquistare e a dominare tante forme di energia, e proprio per questo sembra essere arrivato il momento di esplorare e umanizzare l’unica forma di energia che sembra essere stata dimenticata: l’amore.

“Un giorno o l’altro, dopo l’etere, i venti, le maree, noi capteremo per Dio le energie dell’amore. Allora, per la seconda volta, l’Uomo avrà scoperto il fuoco.” (Teilhard de Chardin)

Franchi, come Teilhard e come Reich crede nella potenza salvifica dell’energia dell’amore (o dell’energia Orgonica): “l’amore è simmetria totale ”, “è spazio infinito…”, “è il momento in cui il Dio che è in noi sta ad un passo dal rivelarsi…”. Così, ci racconta l’autore, ogni giorno ed ogni minuto, Dio e l’Universo attraverso l’Uomo e la Donna si sfiorano, si incontrano, si stringono la mano, si salutano, si scrutano, si parlano, si guardano negli occhi, ma in questo infinito incontrarsi nessuno si riconosce e nessuno ricorda…

Per l’autore il progetto divino è un progetto “vivo” e in via di costruzione, ma gli uomini devono ancora ricordarsi di essere tutti Una Sola Cosa e ritrovare il filo di Arianna che gli segnerà la strada verso casa. Un Dio che “cammina” è un Dio della trasformazione, un Dio che potrà avvicinarsi sempre di più alla sua meta, nella quale l’Armonia originaria potrà finalmente compiere, attraverso l’Uomo, la sua incarnazione.

Condividi:
L'autore
Avatar photo
Virginia Salles