(con Tonino Cantelmi), in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 4, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2007 – Estratto
Ancora negli ultimi anni del decorso millennio, Derrick de Kerckhove evidenziava che – al culmine della rete di distribuzione – il cablaggio del sistema di informazione del pianeta è stato compiuto con tre reti integrate, ma tecnicamente sovrapposte: i cavi del telegrafo, i tavoli di commutazione del telefono e il World Wide Web.
Giunti a tale livello di interattività, dal modello globale emerge qualcosa di inedito e si comincia a parlare di “cyberspazio”.
De Kerckhove ci chiariva che mentre tutti i media stanno adesso convergendo on line, “in aria” vanno sviluppandosi le architetture delle comunicazioni satellitari e cellulari, come una nuova serie di vincoli materiali.
Nel pensiero dell’Autore, con la compresenza dei sistemi di distribuzione on line e wireless “si riempie tutto lo spazio disponibile con la presenza dell’intelligenza, un po’ come gli dei dell’antichità…”.
Nell’approccio multimediale e integrato attualmente consentito dalle I.T.C. le categorie consuete con le quali siamo abituati ad essere nel mondo, mutano radicalmente.
Per l’Autore, le nuove tecnologie – il World Wide Web, Internet – stanno svolgendo il ruolo prima ricoperto dall’alfabeto.
L’alfabeto e Internet possono essere considerate due tecnologie della mente, due strumenti diversi per guardare e comprendere la realtà.
L’alfabetizzazione ha portato la nostra mente a strutturare una “griglia” attraverso cui guardare la realtà; l’internettizzazione porta la nostra mente in una “rete” attraverso cui immergersi in quella medesima realtà.
Se prima – utilizzando la griglia – ci ponevamo nel nostro “punto di vista” per guardare la scena del mondo; oggi – utilizzando la rete – ci troviamo in un “punto di stato” situato nella scena medesima.
Caduta la distanza fra soggetto e oggetto, immersi nel cyberspazio, ci troviamo in un campo attivo di interazioni possibili, in una dimensione immersiva.
Così come tutta l’interattività è tattile in linea di principio, così tutte le interazioni oggi possibili sono immersive.
Internet e il Web accedono allo spazio pubblico, al cyber spazio pubblico: una dimensione condivisibile ed espandibile nella quale potremo sempre avere un posto e una posizione che dipendono soltanto da noi.
Ma è nell’ambito dei media bilaterali, nello specifico del telefono cellulare, che, grazie alla Wirelessness (tecnologie senza fili), si sta verificando una nuova rivoluzione copernicana.
Le tecnologie senza fili mutano radicalmente il nostro rapporto con lo spazio fisico, in quanto tendono a dilatare e a diluire gli assembramenti umani, anziché favorirne il concentramento in un solo posto.
Stanti le sopra ricordate possibilità di integrazione e convergenza, il telefono cellulare (che per l’Autore è “la più intima di tutte tecnologie di comunicazione, sebbene alcuni potrebbero sostenere che è anche la più rumorosa e la più invasiva”) per l’ampia gamma di comunicazioni che consente, rappresenta la tecnologia che meglio evidenzia e supporta la nostra nuova scala mentale, caratterizzata appunto dall’ essere globale.
Il telefono cellulare comporta un concetto di spazio come ambiente permeabile, in quanto ne estende i confini ai limiti delle capacità di raggiungimento delle chiamate, e nel contempo sostiene l’immagine di un corpo individuale che – in quello spazio – ha un punto d’origine.
Il corpo individuale, così ubicato, viene ad avere una sorta di “punto di stato” che si affianca e completa il “punto di vista”. Attraverso l’utilizzo di internet, l’intero campo percettivo viene ad esser cambiato: caduta la predominanza visiva, è adesso il tatto che ci conduce nel mondo.
Nel pensiero dell’Autore “c’è una continuità nuova fra la mente privata ed il mondo e c’è anche – nel mondo – una nuova connettività fra le menti private”.
Lo sviluppo, l’integrazione e la confluenza delle I.C.T. rende dunque possibile una continuità nuova fra la nostra mente ed il mondo e consente una nuova connettività fra le menti di chi è connesso in Rete: gli interscambi attuabili sono pressoché infiniti.
Si sta formando quella che l’Autore chiama “mente connettiva”. Quanto ci riconosciamo oggi in questa configurazione? Stiamo utilizzando e/o utilizzando appieno le potenzialità della “mente connettiva”?
Abstract
I primi anni del terzo millennio sono e sono stati caratterizzati dal progressivo sviluppo delle I.C.T.. La diffusione crescente delle tecnologie internet correlate ha messo a disposizione dell’utente forme nuove di comunicazione: chat, e-mail, blog, web-cam sono ormai entrate nella quotidianità. Quanto le nuove forme del comunicare hanno mutato o potenzialmente possono mutare le relazioni? L’utilizzo delle nuove tecnologie mediatiche comporta un approccio radicalmente nuovo alla realtà: questa esperienza modifica o potenzialmente può modificare la mente? Il progressivo ampliamento delle possibilità comunicative configurato dalla tecnologia Wireless cosa comporta a livello della percezione di sé, di sè nel mondo e di sé nella relazione con l’Altro? Gli Autori tracciano una sintetica mappa del nuovo territorio comunicazionale e cercano d’individuarne vantaggi e svantaggi, rischi e benefici, avanzando ipotesi su possibili scenari futuri.