Donald Winnicott e Melanie Klein

Il rapporto intrattenuto da Winnicott con Ferenczi ricalca quello a suo tempo intrattenuto da Freud con Nietzsche. Non vogliono leggere il loro precursore per angoscia d’influenza. Letto in profondità, letto attraverso quello che effettivamente fa, Winnicott è pienamente, felicemente nel solco tracciato da Ferenczi. Il che appare indirettamente confermato da quanto Hanna Segal (la quale, stando a Margaret Little, era animata da intenti demolitori nei confronti di Winnicott) riferisce sulla relazione di questi con Melanie Klein. In occasione di un’intervista rilasciata nel 1999, e riportata dal biografo di Winnicott, Robert Rodman, Segal afferma quanto segue:

Winnicott era una di quelle persone che la Klein non attaccò mai… questo è davvero strano perché, a livello tecnico, lui faceva tutto che la Klein aborriva, come dare del latte ai pazienti e avvolgerli con delle coperte – in breve, metteva in atto e mobilitava i transfert primitivi anziché analizzarli…. Quella che subì le dure critiche della Klein fu Margaret Little, una delle seguaci di Winnicott.

Aver mandato Winnicott dalla Riviere (perché lo riteneva l’unico in grado di analizzarle il figlio) Melanie Klein deve averlo considerato un proprio grave errore e per questo, sostiene Segal, non disse nulla quando Winnicott iniziò a mettere in pratica le sue tecniche attive. Segal parla di tecniche attive e il riferimento è chiaramente, per quanto indirettamente, a Ferenczi. Winicott non ha alcun diritto di definirsi un kleiniano, è piuttosto un ferencziano. Ritorna il vecchio dissidio tra interpretare e rivivere.

vedi anche: Winnicott, Lettere

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Giorgio Antonelli