Cos’è nuovo nel Liber Novus?

in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 12, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2011 – Estratto

Gli gnostici, in qualità di primi decostruttori di un cristianesimo ancora in costruzione, ritenevano di essersi portati oltre gli apostoli e oltre Cristo. Jung, analogamente, si riteneva un superprotestante e, nell’ottica del superprotestantesimo, rileggeva anche lo Zarathustra di Nietzsche. Superprotestante è chi si porta oltre il protestantesimo. Se, ad esempio, l’eucarestia dei cattolici significa il corpo di Cristo, quella del conterraneo di Jung Huldrych Zwingli rappresenta un segno (commemorazione) di Cristo, l’eucarestia superprotestante coincide con l’immagine di Cristo. Una supercoscienza abbraccia il mondo immaginale. Cattolici e protestanti sembrano invece ignorare che il corpo è la visibilità dell’anima. L’eucarestia, in altri termini, veramente avviene, realmente avviene, ma in un altro luogo, luogo che trova nel Liber Novus il proprio dispiegamento. La valenza immaginale dei sacramenti (misteri) è abbondantemente testimoniata negli scritti gnostici. L’anonimo autore del valentiniano Vangelo di Filippo ha le idee ben chiare a riguardo quando scrive che occorre rinascere per mezzo dell’immagine e intende con ciò quel particolare sacramento cui dà il nome di camera nuziale , il mysterium coniunctionis che alchemicamente si dispiega nel transfert e rimanda al setting analitico.

Allorché lo gnostico Marcione, cui dobbiamo il primo canone neotestamentario, redige le Antitesi, opera nelle quale istituisce contraddizioni tra Antico e Nuovo Testamento (e, dunque, tra il Dio vecchio e il Dio ignoto), la parola chiave è, ancora una volta, nuovo. Adolf von Harnack redige una nutrita, teologica lista di espressioni in cui figura il termine nuovo. E allora si fa questione, non soltanto in ambito marcionita, di novus deus e di regnum novum. Di un nuovo regno si tratta, in effetti, oltre che di un nuovo Dio e di un nuovo Sole nel Liber Novus. Di un nuovo regno, si tratta, in cui Jung non soltanto dimora come luogo della sua immaginazione, ma al quale, come vedremo, assegna anche un nome. Tale necessità definitoria è ben presente all’interno del Liber Novus nel quale si trova scritto che nessuno ha il diritto di distruggere le vecchie parole finché non trova la parola nuova .

Il regnum novum ha un nome che a Jung è suggerito dall’anima. Anima mia tu mi conduci a queste nuove cose. Sì, è il mondo intermedio. Mondo intermedio lo chiama l’anima e Jung annota la nuova parola che dà il diritto a chi la trova di distruggere le vecchie parole. In che senso ad esempio l’oltreuomo o la volontà di potenza di Nietzsche sono vecchie parole? In che senso Nietzsche, che pure ha provato a farlo, non ha il diritto di distruggere le vecchie parole (la metafisica: Platone e il cristianesimo)? In che senso cioè non ha trovato la parola nuova? Perché, e risiede qui il significato ultimo del seminario di Jung sullo Zarathustra, Nietzsche non è approdato al mondo intermedio se non per esserne distrutto. Perché? Perché non ha preso sul serio le immagini che quel mondo popolavano. In compenso le immagini hanno preso tragicamente sul serio lui. Nietzsche ne è stato distrutto. Jung è sopravvissuto. Anche in questo senso vale la definizione di Nietzsche come di ultimo vero cristiano .

Abstract

Nuovo è termine ricorrente nell’opera dello gnostico Marcione, come ci ha ricordato Harnack pensando alla rivoluzione di Lutero. Contro Marcione, contro il suo e l’altrui gnosticismo hanno combattuto e prevalso i cristiani col loro Nuovo Testamento. Nietzsche a sua volta ha parlato di una nuova prassi, di nuove tavole, di uomini nuovi (gli uomini della grande salute che giocano con tutto), di esseri nuovi, di un nuovo ceto che è imperativo formare, dell’albero che è nuovo ad ogni attimo, e anche dello psicologo nuovo. Chi è lo psicologo nuovo cui pensa Nietzsche? Lo psicoanalista, dovremmo pensare noi a nostra volta, anche se Nietzsche non poteva saperlo. Ferenczi ha chiamato la psicoanalisi, appunto, nuova psicologia. Se, inoltre, sulla lunga scia disegnata da Gioacchino da Fiore, si è potuto coltivare l’avvento di una nuova età dello spirito, Neumann ha fatto corrispondere a questa nuova età, una nuova etica. E, però, cosa intendono veramente gli gnostici, i cristiani, Nietzsche, gli psicoanalisti, Jung quando dicono il nuovo? E soprattutto: cos’è nuovo nel Liber Novus?

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Giorgio Antonelli