Frank McLynn, Carl Gustav Jung. A Biography

Frank McLynn, Carl Gustav Jung. A Biography, Bantam Press, 1996.

jungbio3Il 1996 ha conosciuto un certo ritorno di fiamma dell’interesse per la vicenda umana di Jung. Dopo i lavori di Maggy Anthony (1990) e Nadia Neri (1995) sulle donne intorno a Jung, di Saul Rosenzweig (1992) sull’esperienza americana con Freud, di Noll (1993) sul culto di Jung, la vita di Jung curata da Wehr (1985), quella recentemente (1994) ristampata di Brome (1978), le rivisitazioni del rapporto Freud-Jung operate da Linda Donn (1988), Duane Schultz (1990), Kurt Robert Eissler (1982/1993), ecco, nel 1996, la ristampa della biografia redatta da Barbara Hannah (edita nel 1976), la pubblicazione, a tre anni dall’uscita dell’originale, del lavoro di Kerr su Freud, Jung e Sabina Spielrein e la biografia di Frank McLynn.

Dal momento che gli junghiani trattengono colpevolmente documentazione su Jung (così come, altrettanto colpevolmente, fanno i freudiani con Freud), una biografia definitiva dello psicologo svizzero, scrive nella prefazione Lynn, sarà possibile soltanto nel ventiduesimo secolo. Ci si potrebbe chiedere se una biografia definitiva sia in sé possibile. O, perfino, auspicabile. Il che ci porterebbe tuttavia troppo lontano. Del resto lo stesso Lynn, biografo di professione (sua, tra l’altro, una acclamata vita di Stevenson), non si attende grandi rivelazioni dal materiale ancora inedito, il quale, una volta messo a disposizione del pubblico, ci dirà i nomi nelle molte sconosciute amanti di Jung, date di incontri etc. E’ un fatto che Lynn si impegni in modo particolare nell’esibire tutto il dicibile sulla vita amoroso-adulterina di Jung. Un nutrito capitolo del libro (il cui titolo «Valchirie e altre donne» richiama il lavoro di Maggy Anthony) è espressamente dedicato alla questione, ma anche il resto della biografia pullula di riferimenti. Bisogna assolutamente correggere la visione di chi (il riferimento critico è a Kerr e Swales), mentre crede nell’esistenza d’una vera e propria relazione erotica tra Freud e la cognata Minna Bernays (a partire dalle affermazioni dello stesso, pettegolo, Jung), nega eroticità al rapporto di Jung con Sabina Spielrein, rapporto che non si sarebbe spinto al di là del bacio e di forme leggere di petting. Contingenze, queste, che, come si può ben comprendere, suonano laceranti. Si sarà spinto o no Jung oltre il petting nella sua relazione con Sabina?

Hanno decisamente torto i sostenitori d’una immacolatezza di Jung. Donne hanno sempre sciamato intorno a Jung. Lynn parla con insistenza di pletora di donne innamorate, di harem di Jung e sembra quasi invidiarne gli eccessi, o presunti tali, in amore. Nel 1907 uno Jung parigino, invece di dirigersi alla volta di Londra, rimane nella capitale francese a godersi la compagnia di una trentacinquenne infelicemente sposata. Le stesse lettere e diari di Sabina Spielrein recano testimonianza dello sciamare femminile intorno alla persona di Jung. E’ il caso ad esempio della signorina Aptekmann. Quanto alla russa Gincburg, Jung teme che la Spielrein possa contattarla e ricavarne poco edificanti informazioni. Presumibilmente, conclude Lynn, la Gincburg è un’altra amante di Jung. Ma la lista «haremica» è incontenibile: Maria Moltzer, il tentativo, fallito, di ménage à trois con la moglie e Sabina Spielrein, il tentativo, riuscito, di ménage à trois con la moglie e la femme inspiratrice Toni Wolff e la moglie. Donne, ancora, gareggiano per Jung. E nella gara per il futuro guru scorrono le umiliazioni di Emma Jung, e, anche, di Toni Wolff, divenuta col tempo sempre più ingombrante e male accetta al suo amante un tempo salvato dalle voragini dell’inconscio e che è portata a considerare ogni nuova venuta, desiderosa di accedere all’harem, una potenziale rivale.

Dove Jung recluti, in genere, le sue favorite è ovvio: tra le pazienti. E, tuttavia, Lynn ha motivo di ritenere che Jung sia stato un inveterato misogino. Ora, accade che questo misogino, oltre a dimorare nel suo harem, tra le sue Jungfrauen, menadi, valchirie, tra un bacio, un petting e un qualcos’altro, faccia anche psicologia del profondo, tenga numerosi seminari in tedesco e in inglese, viaggi all’estero, intrattenga epistolari e via di seguito. Cosa ha da dire Lynn intorno a tutto questo fare? Quali immagini di Jung ricaviamo dalla biografia di Lynn? Immagini dichiaratamente critiche. Ampiamente sulla scia del lavoro di Noll. Jung è al fondo uno Switzer, un montagnardo, in politica uno struzzo, per i suoi viaggi un Globetrotter, per i suoi interessi nell’occulto e le sue attitudini al profetismo il «guru della New Age» e, infine, un «uomo-dio» nel cui segno cultuale e taumatologico Lynn sigilla la propria fatica. Quanto alla dottrina, ribattezzata «nuova cosmologia della mente», essa sarebbe caratterizzata dalla tendenza, definita hegeliana, a trovare connessioni di tutto con tutto. E, comunque, a dispetto dell’onniconnettività il sistema risultante appare lontano dall’essere coerente. Tante critiche, sostiene Lynn, non ci sarebbero state se soltanto Jung avesse ammesso il carattere profetico e non scientifico della propria concezione psicologica. Con riferimento al suo essere terapeuta, infine, Lynn considera la concezione del guaritore ferito, un’affermazione boomerang. Perché? Perché, ovviamente, è Jung il guaritore ferito. Il che dimostra come l’affermazione si riveli un boomerang per il suo incauto autore.

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Giorgio Antonelli