Judy Cooper, Speak of Me as I Am: The Life and Work of Masud Khan, 1993

biokhanIl lavoro clinico di Masud Khan riguardava in primo luogo la ripetizione del trauma, mentre Winnicott lavorava soprattutto nel qui e ora del transfert.
Come per Winnicott anche la teoria di Khan concerne pressoché esclusivamente il rapporto madre-figlio ma, diversamente da Winnicott, Khan non idealizza la madre… Nella sua teoria è implicita una critica della madre.
Khan voleva che l’analista fosse reale come persona e non intrusivo come analista.
Khan si sente libero da e superiore a ogni regola tecnica, non riconosce alcun tabù nella condotta clinica e stabilisce da sé la propria etica (comunicazione personale di Grotjahn).
Cooper difende Khan dall’accusa di inventare casi clinici: certamente molti suoi casi clinici si leggono come racconti, ma mi sembra più probabile che le sue descrizioni riguardino pazienti reali e che i casi siano elaborati in vista di un effetto drammatico.
Per Khan il fine dell’analisi non era tanto la ricerca della normalità quanto la scoperta di una vitalità psichica attraverso la consapevolezza della scissione anche se ciò significava il persistere dei sintomi.

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