Psicologia dell’educazione

Alfred Adler, Psicologia dell’educazione, 1930

Psicologia dell’educazioneIn queste pagine, dedicate principalmente ad educatori ed insegnanti, Adler propone la sua tecnica pedagogica e, descrivendo alcune regole fondamentali per educare i bambini, espone le sue idee sul ruolo della famiglia e della scuola nel promuovere il senso sociale ed evitare di conseguenza gli insuccessi e le difficoltà nello sviluppo di una personalità sana.

Una premessa importante è che nella Psicologia Individuale non esiste una scissione tra teoria e pratica in quanto essa si fonda proprio sull’unità di personalità che guida e motiva l’individuo nel suo comportamento. La psiche ha una tendenza dinamica e finalistica: lottiamo fin dall’infanzia per raggiungere superiorità e perfezione e questa lotta domina tutte le nostre azioni, perché pensiamo ed agiamo in funzione dello stile di vita che ci siamo costruiti sulla base di una visione subiettiva (Adler rifiuta infatti una teoria della causalità). Sono i nostri punti di vista che ci inducono a scegliere un determinato orientamento, non i fatti in se stessi. Gli errori di valutazione commessi durante l’infanzia condizioneranno il corso della nostra vita.

L’attività formativa della meta presuppone il sentimento d’inferiorità che sollecita tentativi di eliminazione dello stesso attraverso un miglioramento della situazione. Si tratta dunque di una compensazione. Sviluppano molto facilmente tratti compensatori i bambini che possiedono organi mal funzionanti, i bambini viziati e quelli trascurati.

Il senso di inferiorità e l’aspirazione alla superiorità sono comunque due fasi dello stesso fenomeno esistenziale e di conseguenza inseparabili, “decorrono, infatti, paralleli con alternanze più o meno ritmiche”. Il bambino collocherà la sua meta tanto più in alto quanto più è tormentosa la sua aspirazione a salire. I genitori e gli educatori hanno il compito di incanalare tale aspirazione verso sbocchi positivi e utili.

Secondo Adler il criterio diagnostico fondamentale è il modo in cui l’individuo esprime il sentimento sociale, essendo questo un fattore cruciale per lo sviluppo normale. “Il sentimento sociale è il barometro della normalità”.

In questo senso è utile osservare il bambino quando comincia ad andare a scuola. Questa è una delle sue prime e più dure prove che rivelerà quanto è stato preparato ad affrontare una situazione nuova e ad incontrare persone sconosciute.

Se la scuola è organizzata bene può riparare alle mancanze verificatesi nella prima educazione del fanciullo. Dovrebbe fare da mediatrice tra la famiglia e il mondo, un luogo dove si impara l’arte di vivere. La scuola viene quindi vista come un test per analizzare gli errori commessi dai genitori, ed un segno di allarme è il fatto che il bambino inizi a non andare bene a scuola; questo è il segnale di un fallimento psicologico, di come il bambino perda la fiducia in se stesso ed eviti le attività costruttive cercando una via che lo porti al facile successo.

Un comportamento irregolare, quindi, si manifesta quando un bambino si trova in una situazione per la quale è impreparato e deve lottare senza una guida. Va abituato ad essere coraggioso, ad aver fiducia in se stesso e a comprendere che gli insuccessi non devono scoraggiare, ma essere visti come nuovi problemi da affrontare. Il bambino deve apprendere dall’esperienza, il suo comportamento non deve essere regolato da costrizioni imposte da altri ma dalla logica dei fatti.

L’educazione che dà la scuola esercita un’influenza determinante sulla vita futura dell’individuo. La scuola è un ponte tra la famiglia e la vita sociale, ha il compito di correggere gli errori che si sono formati durante l’educazione familiare e di favorire l’aggiustamento alla vita sociale. La scuola non è fine a se stessa, l’individuo deve essere preparato per la società. Bisogna preparare i ragazzi al loro ruolo di adulti.

Per questo è utile insegnare loro la differenza tra i sessi, spiegando che l’uomo e la donna hanno lo stesso valore. I bambini devono capire prima possibile a che sesso appartengono e che questo non può mutare. Bisogna dare informazioni su questo argomento nel momento in cui il bambino le richiede e considerando il suo stato. Adler sconsiglia chiarimenti prematuri, ma propone la coeducazione in modo che femmine e maschi imparino a conoscersi meglio.

È molto importante l’opinione che il bambino ha di se stesso, bisogna osservare come affronta i suoi problemi e riuscire a vedere la situazione con gli occhi dello stesso bambino interpretandola erroneamente come fa lui.

Lo psicologo deve studiare i vari sintomi, correlarli tra loro ed elaborare un metodo che metta in evidenza i processi psicologici latenti. Lo stesso segno deve essere trovato ad ogni livello, non si possono trarre conclusioni definitive basandosi soltanto su una o due modalità d’espressione, va presa in considerazione ogni possibile manifestazione collaterale. Non si possono seguire le stesse norme nel trattamento di ogni bambino, ogni individuo è un caso unico. A seconda delle circostanze la stessa forma di espressione può assumere significati differenti, inoltre le forme di espressione dei bambini difficili si differenziano tra loro anche quando originano dalla stessa causa psicologica, “per raggiungere una certa meta vi è più di una strada”. Nessun bambino va comunque considerato irrecuperabile.

La Psicologia Individuale considera “giusto” ciò che è utile alla comunità in quanto ritiene che l’allontanamento dallo standard sociale viola un ideale sociale immanente che tutti portiamo dentro di noi. Comunque il desiderio individualistico alla superiorità e il sentimento sociale sono entrambi, nella natura umana, espressione di un desiderio di affermazione, differiscono però nella forma e comportano giudizi diversi. Uno implica il presupposto che l’individuo possa fare a meno del gruppo, l’altro la sua dipendenza dallo stesso. La formazione dei gruppi serve, come afferma anche Darwin, come sostituto o compenso per ciò che la natura ha negato singolarmente. In un certo senso, quindi, il sentimento comunitario è espressione di uno stato di debolezza fisica e, nel caso degli esseri umani, la condizione che favorisce costantemente il sentimento sociale è la necessità di aiuto e il lento sviluppo dei bambini.

Adler dà anche molte indicazioni pratiche su come dovrebbe svolgersi l’attività formativa all’interno della scuola. Le materie vanno insegnate in modo coerente e i bambini devono vedere la finalità pratica degli insegnamenti, non solo il loro valore teorico ed astratto. I ragazzi devono imparare a collegare le loro cognizioni per avere una visione sistematica e coordinata delle cose. Una classe ideale dovrebbe costituire un’unità in cui ogni bambino si percepisca come una parte dell’insieme.

È fondamentale anche il rapporto insegnante-genitore. Il maestro deve procedere con tatto evitando di far sentire il genitore un colpevole sotto processo. È inutile segnalare gli errori che ha commesso nel passato, ma bisogna giungere ad una sorta di compromesso inducendolo ad adottare un nuovo sistema.

Adler è stato promotore dell’istituzione di consultori psicologici e di orientamento all’interno delle scuole, il loro scopo era quello di mettere le conoscenze della psicologia al servizio del sistema educativo attuando una collaborazione tra psicologi, insegnanti e genitori.

Alla fine del libro l’autore propone un questionario per la comprensione dei bambini-problema già presentato nel testo “La Psicologia Individuale nella scuola”. La sua utilità è per Adler quella di fornire un quadro comprensivo del bambino, delle sue attività e delle sue relazioni con l’ambiente e con gli altri.

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Daria Filippi