Implicazioni psicologiche del messaggio televisivo

in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 56 Roma, Di Renzo Editore, 2004 – Estratto

Nella relazione tra videospettatore e mezzi di comunicazione di massa come la televisione, ma anche internet e la cosiddetta realtà virtuale, le immagini, più ancora delle parole, esercitano un ruolo essenziale. Partendo dalla constatazione di come questi mezzi abbiano modificato la nostra vita quotidiana ed influito sulla psiche, ci chiediamo se abbiano reso il nostro immaginario più fecondo o, al contrario, più sterile con immagini sempre uguali e fine a se stesse. Per approfondire queste problematiche facciamo riferimento a quello che la psicologia dinamica ha detto delle immagini e la loro funzione, immagini che provengono dalla percezione del mondo esterno e dalla sua rappresentazione psichica, ed esaminiamo l’evoluzione del concetto d’immagine, dal mondo delle idee di Platone, attraverso le fantasie di Freud, fino alle immagini archetipiche di Jung.

Nella psicologia dinamica la psicologia analitica di Jung sembra più adatta per accostarsi a questi argomenti, Freud, infatti, lascia poco spazio alle immagini provenienti dall’inconscio che deve essere “prosciugato” per lasciare spazio all’Io (Wo Es war, soll Ich werden), mentre per Jung “l’immagine è un’espressione concentrata della situazione psichica totale e non soltanto o prevalentemente di contenuti inconsci qualsiasi”. L’immagine possiede un potere generativo che ha fatto sì che in passato l’uomo costruisse nel proprio immaginario miti, riti, leggende, religioni, favole che hanno contribuito e contribuiscono ad aiutarlo nella propria sopravvivenza ed evoluzione.

Vi è stato un tempo in cui la cultura occidentale ha diffidato delle immagini. Con Platone prima, il Cattolicesimo, ed anche la scienza dopo, le immagini non sono state sempre ben viste, quantomeno sono state considerate un mezzo di conoscenza inferiore. Oggi, come ci ricorda Gilbert Durand, bisogna riflettere sul paradosso della nostra civiltà, in cui le immagini dal lato della tecnica moderna sono state prodotte e riprodotte in continuazione con sempre nuove tecnologie, dall’altro sono state viste con sospetto dalla sua filosofia, dalla scienza e dalla religione.

Così le immagini dei miti e dei riti delle culture più arcaiche si sono lentamente sbiadite, ed hanno perso le capacità immaginifiche, simboliche che avevano un tempo. Le connessioni tra quanto detto e la perdita di spiritualità del mondo occidentale sono evidenti. Anche le immagini televisive hanno contribuito a questo indebolimento e trasformando la realtà in spettacolo, hanno agito sull’immaginario del telespettatore, adulto o bambino che sia, rendendo la sua psiche più arida e passiva, ma soprattutto più predisposta ad una visione del mondo consensuale ed omologata.

Mentre il “pensiero poetante” di Hölderlin aveva cercato di far resuscitare le immagini degli antichi dei fuggitivi, Leopardi sapeva che ormai queste immagini erano morte, e vedeva chiaramente il nichilismo dell’uomo moderno cui è rimasta secondo il filosofo Emanuele Severino ancora un’ultima occasione per ripristinare una diversa concezione della vita e con essa il nostro immaginario: “l’intreccio di poesia e filosofia apre l’ultima possibilità dell’uomo, alla fine dell’età della tecnica”.

Intorno al 1826 Nicéphore Niepce “fermava” le prime immagini impressionate sulla lastra eliografica e, quasi esattamente un secolo più tardi, nel 1927, Philip Farnsworth brevettava il tubo catodico, cuore del televisore, che permetteva la trasmissione d’immagini, anche in movimento, attraverso fasci d’elettroni. Queste loro scoperte avrebbero modificato profondamente, non solo le relazioni tra gli uomini e le loro culture, ma anche l’immaginario collettivo.

Storici e giornalisti hanno ormai preso, come data ufficiale di nascita della televisione, quella del 30 aprile 1939, quando negli Stati Uniti la RCA esibì il suo primo modello commerciale e, in quell’occasione, fu trasmesso a New York un incontro di baseball cui assistettero seicentocinquanta persone. Da allora l’egemonia americana sulla televisione è stata incontrastata e, solo oggi, cede qualche passo ai network giapponesi. Il dominio delle sue immagini sulla mente collettiva del nostro tempo è stato quasi assoluto.

Molte cose da allora sono state dette sulla televisione, positive ed estremamente negative, ma ciò su cui unanimemente tutti concordano è che la vita tra gli uomini dopo la sua scoperta è cambiata. Numerose sono state le scoperte dall’inizio della storia dell’umanità che hanno prodotto modificazioni negli stili di vita, nello spirito collettivo e possiamo paragonare la forza di cambiamento della televisione a quella della ruota.

MacLuhan ci ricorda come “ogni tecnologia tende a creare un nuovo ambiente umano”, la tecnologia non è soltanto un contenitore passivo, uno strumento a nostra disposizione, ma contribuisce a trasformare profondamente la psiche dell’uomo e l’ambiente in cui vive. Nella nostra epoca la transizione dalle scoperte della fisica meccanica, a quelle dell’elettricità, dell’elettronica e della fisica quantistica ha causato una rivoluzione senza uguali nella storia dell’uomo. Il lungimirante Prometeo aveva saggiamente previsto come la tèchne avrebbe preso finalmente il sopravvento sulla psiche, modificandone il cammino.

Lo sconvolgimento, le discussioni, le prese di posizione che ha provocato questo “medium” e la sua ancora imperfetta capacità tecnologica, lasciano supporre che siamo di fronte ad un evento che segna il passaggio da un’epoca, quella scientifica industriale iniziatasi nel settecento con l’Illuminismo e poi sfociata nel Positivismo, ad un’altra, quella postindustriale e postmoderna, di cui si cominciano solo ora ad intravedere i primi lineamenti.

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Giorgio Mosconi