I soldi tra inconscio e realtà. Conversazione con Ottavio Rosati

Enrico David Santori: – a un anno di distanza riprendiamo la nostra conversazione . Questa volta l’argomento è il denaro. Per Freud il rapporto coi soldi è legato alla fase anale, alle pulsioni del trattenere e dell’espellere e alle dinamiche di gratificazione e/o potere che ne deriverebbero e che simbolicamente si spostano sul denaro, “sterco del demonio”.

Ottavio Rosati: – si sa. Però questa lettura analitica dei problemi pulsionali che condizionano il nostro rapporto col denaro mi sembra roba vecchia. È più interessante il percorso opposto: vedere come il denaro influenza le pulsioni, l’amore, la vita.

Nei vocabolari e nei manuali di psicologia non si trovano molte parole e modelli per definire le dinamiche psico-monetarie e come gestirle.

Eppure tutto prova che la realtà di sesso e affetti è intrecciata alla realtà dei soldi. In effetti ogni analista deve fare i conti con questo dato di fatto. E cosa fa in mancanza di un modello teorico? Utilizza il buon senso, la sensibilità e l’intelligenza delle cose del mondo. Mi viene in mente la storia di un ingegnere di mezza età, scapolo e obeso, nato in una famiglia sessuofoba. Mi telefonò in preda all’angoscia poco dopo aver intestato un attichetto (a piazza di Spagna!) a una mezza avventuriera di cui si era invaghito. I due si erano incontrati pochi giorni prima e lei gli aveva fatto gli occhioni. C’era anche stata una cosetta sessuale da niente che per lui era stata una vera epifania.

Un super attico per un attimo fuggente!

Molto fuggente. Che fare? Analizzare le implicazioni inconsce della storia sarebbe stato una follia. Per prima cosa convocai un avvocato. La terapia “attiva” era questa: l’ingegnere doveva convocare la ragazza e farsi ridare la lettera dicendo che voleva aggiungere all’attico un garage.

Una menzogna!

Naturalmente. Similia similibus curantur. La manovra riuscì e la dea dell’amore sparì nel nulla. A questo punto iniziammo ad analizzare tutto l’analizzabile. Seconda storia: una giovane coppia (stile Mulino Bianco) cerca invano da anni di mettere al mondo un bambino. Lei viene da una famiglia con un padre morigerato e una madre spendacciona e un po’ bovarystica. La paziente ha risparmiato insieme al marito una bella somma a furia di sacrifici: ne parla quasi con tenerezza. La rappresenta su una scacchiera come il forziere dei pirati custodito a destra da Bracciodiferro e zio Paperone e a sinistra da un leone e una tigre. Salta fuori che il conto corrente non è intestato alla coppia di sposi ma al padre di lei che lo fa fruttare. I soldi dovrebbero servire a comprare casa. Ma la casa giusta non si trova mai.

Come il bambino che non nasce mai.

Infatti. Dietro il problema fisico (spermatozoi etc.) indagato invano dai medici, si intravede una questione di soldi. Casa e bambino costano. I soldi, una volta spesi, non tornano. Non possiamo avere il burro e i soldi per il burro. O la culla o il forziere dei pirati. La donna un bambino lo desidera ma non lo vuole. Nei sogni tiene in braccio i figli dei suoi amici, non i suoi.

Quindi l’inconscio ha una sensibilità economica.

E ha pure un senso di giustizia che – se non è elaborato a livello cosciente – può farsi sentire con dei sintomi. É il caso della terza storia. Una cantante di talento è disperata perché il rapporto col suo primo uomo, dopo dieci anni, è finito. Lui da qualche tempo è in crisi perché il suo settore di lavoro non funziona come una volta. Non ce la fa più. Vorrebbe chiudere e ritirarsi con lei in campagna per fare un figlio. Lei ha tutt’altri programmi: vuole chiedere alla banca un ingente finanziamento per produrre un disco e pagare un lancio pubblicitario nel giro delle radio libere che, a quanto dice, è un mezzo racket. Il suo nuovo ragazzo è innamoratissimo e sarebbe disposto a fare da garante per il fido.

Ma questa cantante perché ti ha chiesto una psicoterapia?

Ha paura: si sente triste, bloccata e inferiore all’uomo che ama. L’analisi avviene sul piano dei soldi, in due tempi e a due livelli. Prima di tutto faccio un commento da economista. Osservo che lei e il suo primo uomo – come tante altre persone – non sono angosciati per loro difetti, sbagli o colpe ma perché subiscono una crisi economica generale di cui non hanno alcuna responsabilità personale e che penalizza il lavoro delle persone oneste. La messa a fuoco di questo problema reale ed esterno sembra ovvia. Eppure scatena una forte commozione e alleggerisce l’angoscia della paziente. Vado avanti. La cantante mi ha anche detto che per molti anni il primo ragazzo ha lavorato per tutti e due in modo che lei potesse dedicarsi alla musica. E ora? Come fa lei a dimenticarlo ora che lui è nei guai? Anche se i sintomi della cantante esprimono un senso di colpa, non costituiscono una riparazione concreta. Anzi.

E la terapia?

La invito a immaginare uno psico-rituale con cui ricambiare la generosità del primo uomo. Lei decide che gli offrirà una parte dei soldi del finanziamento.

I soldi hanno quasi sempre un grosso peso anche quando non sembra e non se ne parla.

Per vergogna. Per veto. Per paura. Per viltà. Perché i soldi sono l’inconscio. I soldi condizionano; danno la vita o la schiavitù. Sono altrettanto potenti del sesso. Anche di più.

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L'autore
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Enrico Santori
Psicologo, psicoterapeuta, psicodrammatista. Tutor dell’Istituto di Psicodramma a Orientamento Dinamico PLAYS (IPOD). Collabora con la Cattedra di Medicina del Lavoro dell’Università Tor Vergata di Roma. santorienrico@gmail.com