in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 7, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2008
Amedeo Caruso: Il film che naturalmente interessa subito noi psicoanalisti è Diario di una schizofrenica. Cominciamo da qui?
Nelo Risi: Ho trovato in una libreria francese il libro della Sechehaye e ne ho parlato con Fabio Carpi. Ecco qui il nostro soggetto, gli ho detto; lui è stato d’accordo e siamo andati a trovarla. Ne abbiamo parlato anche con la Casa Editrice che lo pubblicava, la Presse Universitaire per concordare i costi. Erano tempi in cui questi film si potevano fare con due lire, in più era un film “quasi” analitico e onestamente non aveva nessuna possibilità di smercio. Invece è andato benissimo.
La televisione italiana mi ha dato allora il cinquanta per cento e poi ad un produttore curioso – che adesso, pensi, si occupa di vini – ho strappato l’altro cinquanta per cento perchè aveva delle velleità culturali. A quei tempi il film è costato 110 milioni di lire. Era il 1968. Ho fatto una ricerca per trovare l’attrice giovane nei licei di Parigi. La scelta è caduta su questa fanciulla di una famiglia che abitava alla Gare d’Orsay. Il padre non fece problemi. La madre oppose abbastanza resistenze. Le facemmo due provini e capimmo subito che andava bene.
Il film andò a Venezia nel 1968. Il nostro consulente psicoanalitico fu Franco Fornari. Edith partì per Venezia con la madre della giovane artista protagonista. Io non ci andai per protesta.
Per quale motivo protestava?
[…]Mi dice come ha fatto a dividersi equamente tra cinema e poesia?
Tra un film e l’altro, – anche se io cercavo sempre di fare un film -riuscivo ad ottenere, mi prendevo almeno sei mesi per scrivere, e sono andato avanti così su queste vie parallele. Ormai non scrivo più, non faccio più cinema, non faccio più niente…
Come fa a dire questo, se poco fa mi parlava del Suo progetto – che ha già trovato un produttore – di una intervista televisiva al poeta Zanzotto?
Beh, sì, ha ragione. Si tratta di un piccolo lavoro che vuole coinvolgere Zanzotto, l’unico poeta italiano che potrebbe aspirare al Nobel. Siamo amici e siamo molto diversi, abbiamo due linguaggi opposti: io rivolto al neorealismo ermetizzante e Lui al dialetto e al linguaggio. Sì, davvero, Andrea Zanzotto è l’uomo più interessante della poesia italiana dopo Montale. Si tratterà di fare un colloquio tra vecchi che fanno la stessa attività e che si confrontano. Ho trovato un piccolo produttore che sosterrebbe questo incontro per la televisione. Dopo cinque – sei anni di silenzio cinematografico, faremo un’ora di questo incontro. Andrea vive a Pieve di Soligo, e non si muove di lì, così andrò io a intervistarLo.
Abstract
Nella sua ricerca alle radici psicologiche del cinema italiano d’autore Amedeo Caruso incontra il poeta e film-maker Nelo Risi. Questo gentiluomo è l’autore di un film famoso intitolato Diario di una schizofrenica del 1968 basato sul libro omonimo della psicoanalista svizzera Marguerite Sechehaye. Nelo Risi discorre con simpatia della genesi del film e racconta anche delle sue passioni psicoanalitiche, espresse in poesia ed anche in saggistica durante la traduzione di Paradiso perduto di Pierre – Jean Jouve. Caruso provoca gentilmente il regista-poeta anche su un suo testo teatrale che attraverso un neo-linguaggio creato dal protagonista schizofrenico prefigura tragicamente l’undici settembre 2001.