Il temperamento nervoso

Alfred Adler, Il temperamento nervoso, 1912

Il temperamento nervosoScritto nel 1912, dopo la separazione dal movimento psicoanalitico, “Il temperamento nervoso” completa gli studi di Adler sull’inferiorità degli organi esplorando la dinamica della nevrosi e la genesi dell’organizzazione della personalità con una particolare attenzione ad aspetti sociali e relazionali, ed evidenziando le differenze della sua teoria rispetto al pensiero psicoanalitico tradizionale.

Il distacco da Freud è evidente nel diverso ruolo attribuito alla libido nella formazione della nevrosi: questa non è più causa e fonte delle manifestazioni nevrotiche e viene “condannata” un’eziologia sessuale in quanto il contenuto sessuale dei fenomeni nevrotici non è altro che un simbolo, un mezzo con cui il soggetto cerca di avvicinarsi alla sua meta ideale di virilità. Il complesso edipico, ad esempio, per Adler non è che un’immagine spesso sprovvista di qualunque connotazione sessuale, una rappresentazione della forza maschile e della superiorità del padre nei confronti della madre.

Il punto di partenza dello sviluppo di una nevrosi è il sentimento di inferiorità che fa sorgere il desiderio di trovare una meta che dia una direzione alla vita e che sia fonte di sicurezza. Una sovrastruttura ideale che dia protezione. Il nervoso cerca così di esaltare il valore della propria personalità, ma si trova in uno stato di tensione tale da rendere difficile il suo adattamento alle esigenze della vita sociale. Adattamento reso ancora più improbabile dato il carattere irrealizzabile dell’ideale a cui tende. Può orientarsi verso un’attività esaltata o chiudersi nella passività, in ogni caso artifici imposti dalla meta fittizia. Dotato di “antenne” per captare tutto quanto accade nel suo ambiente e particolarmente orientato verso l’avvenire, si costruisce degli imperativi categorici destinati ad adattare la sua lotta ad ogni nuova situazione. Persegue così il culto dei mezzi con cui ritiene di poter raggiungere il suo scopo, “egli è inchiodato…alla croce della sua finzione”. Ma quanto più è distante da questo scopo tanto più grande sarà la forza della sua finzione dominante. Normalmente la finzione, per permettere di dominare gli altri, ha bisogno di una maschera: questa dissimulazione si ottiene attraverso una controfinzione che ha il compito di imprimere alla finzione direttiva un cambiamento di forma e la obbliga a tener conto delle esigenze morali e sociali. È il coefficiente di sicurezza della volontà di potenza. La salute psichica consiste nella concordanza tra le due finzioni, quando però compare il sentimento d’inferiorità e l’individuo si astrae dalla realtà la controfinzione inizia a retrocedere verso lo sfondo lasciando il posto alla nevrosi con il suo “sentimento esagerato della personalità”.

Possiamo trovare nell’uomo normale equivalenti delle linee d’orientamento e tratti di carattere nevrotici con la differenza però che nell’uomo sano questi sono sempre atti ad essere corretti, a venir avvicinati e integrati con la realtà.

Come il carattere normale, quello nevrotico è composto da materiali psichici preesistenti che si ricollegano al mondo esterno e da esperienze fornite dal funzionamento degli organi che assumono una connotazione nevrotica solo quando il soggetto si trova di fronte all’obbligo di prendere una decisione: l’azione della meta finale diviene oltremodo dogmatica, si rinforzano le linee di orientamento secondarie e assistiamo a una sorta di “solidificazione del carattere”. Siamo di fronte, dunque, ad un fenomeno al servizio di uno scopo fittizio con una direzione imposta da una sovrastruttura psichica ipercompensatrice.

Adler rileva una forte correlazione tra l’inferiorità degli organi e l’ipercompensazione psichica: il sentimento d’inferiorità provocato da un organo permea lo sviluppo psichico. L’insicurezza che ne deriva conduce alla lotta per l’affermazione della personalità, l’esistenza di un organo inferiore impone una compensazione. Il bambino colpito da un’inferiorità costituzionale collocherà il suo “punto fisso” più in alto possibile, le sue linee d’orientamento saranno così precise da rendere impossibili interpretazioni errate ed egli vi si atterrà sia per angoscia che per convinzione. Procederà con precauzione, tenendo conto di pregiudizi, l’aggressività sarà un espediente da sostituire alla sottomissione qualora questa non porti ai risultati attesi. Il bambino ben presto, quindi, si accorge che la sua debolezza ed incapacità gli permettono di far convergere su di lui l’attenzione. Allo stesso scopo può utilizzare invece un atteggiamento negativo e provocatorio. Queste due varianti, insolenza ed obbedienza, contribuiscono entrambi ad aumentare il suo sentimento di personalità.

Adler insiste sul primato della volontà di potenza ritenendo che questa finzione si sviluppa tanto più velocemente e con forza quanto più violento è il sentimento di inferiorità organica provato dal bambino. La forma e il contenuto del comportamento del nevrotico hanno origine nell’impressione del bambino che si sente trascurato. È incapace di afferrare ed eliminare quegli elementi della sua condotta e delle sue percezioni che rappresentano analogie infantili. Questo per Adler può essere ottenuto solamente tramite la Psicologia Individuale mediante l’astrazione, la riduzione e la semplificazione. Attraverso questi procedimenti si scopre sempre che il nevrotico utilizza solamente rapporti di opposizione, categorie antitetiche. Prima fra tutte l’opposizione tra sentimento d’inferiorità ed esaltazione del sentimento di personalità, inoltre molto rilevante e frequente l’opposizione maschile-femminile.

Questi modi di rappresentarsi la realtà falsificano e deformano l’immagine che il nevrotico si fa del mondo e gli permettono di mantenere la sua linea d’orientamento. Per quanto riguarda l’opposizione maschile-femminile è evidente che il nevrotico identifica il sentimento d’inferiorità con la femminilità ed è per questo che nel suo processo compensatorio è spinto ad introdurre nella sua struttura psichica elementi che gli assicurano la virilità. In questo caso, quindi, Adler afferma che il senso della nevrosi può venir espresso nella formula “io sono (come) una femmina e vorrei essere un maschio”. La sfumatura maschile della finzione direttiva è rinforzata, nel bambino, dall’incertezza riguardo la sua parte sessuale (ermafroditismo psichico), e più si prolunga questa incertezza più diventano insistenti i tentativi del soggetto di assumere la parte maschile. In questo modo nasce la forma primitiva della protesta virile e il soggetto cerca di far spiccare in tutte le circostanze della sua vita questa presunta virilità. A volte però il tentativo di comportarsi virilmente incontra qualche ostacolo e il soggetto deve percorrere vie traverse: accade così che l’affermazione virile si serve di mezzi femminili. È in questa situazione psichica, ad esempio, che i fattori sessuali diventano simboli. Il valore della linea sessuale fittizia è costituito dall’appoggio che questa offre al sentimento di personalità e dal potere che ha di creare allucinazioni che il nevrotico trasformerà in anticipazioni. La facoltà allucinatoria è un dispositivo della tendenza alla sicurezza: il soggetto vede davanti a sé una scena simbolica ed astratta e ne anticipa la conclusione. L’allucinazione, come il sogno, hanno lo scopo di mostrare all’uomo la via da seguire per ottenere l’innalzamento e la conservazione della personalità.

Allo stesso modo si osserva nel nevrotico il modo d’appercezione secondo l’opposizione alto-basso: fin dall’infanzia è presente un’associazione tra l’“alto”, puramente spaziale, e tutte le altre superiorità. Il “basso”, invece, è ricondotto alla caduta morale. Questa categoria implica quindi la connessione con idee che esprimono l’opposizione trionfo-sconfitta. Frequentemente il nevrotico esprime il suo sentimento di inferiorità attraverso un’immagine spaziale, una rappresentazione astratta dello spazio che, unita ad un’opposizione fittizia del tipo “tutto o niente”, lo prepara alla lotta.

La nevrosi crea dunque una forte disposizione all’astrazione che induce il soggetto a raggruppare tutti i suoi “fatti interni” ed avvenimenti esterni secondo questo schema di opposizione. Diventa così estraneo alla realtà e rigido.

Adler ritiene che lo psicologo non debba considerare come definitivo questo modo di appercezione e postulare l’esistenza di fattori sessuali reali là dove assistiamo ad una “semplice” finzione. Il suo compito consiste invece “nel mostrare all’ammalato quanto vi sia di superficiale nel suo tentativo d’orientamento, nel distruggerlo in quanto non corrispondente alla realtà dei fatti, e nell’indebolire il sentimento d’inferiorità che cerca ansiosamente linee direttive nella speranza di ottenere mediante raggiri la possibilità di una affermazione virile”. Bisogna cercare di eliminare il sentimento d’inferiorità soggettivo, ed in quanto tale erroneo, e la tendenza al deprezzamento incoraggiando gli sforzi del soggetto e stimolandone la riflessione. Lo psicoterapeuta deve riconoscere il comportamento nevrotico, afferrarne i dispositivi e i tratti del carattere comprendendone lo scopo. “Ora ogni atteggiamento nevrotico contiene allusioni, diciamo celate, alle sue origini e alla sua meta. Questo fatto forma la base del cosiddetto metodo di ‘psicologia individuale’ ”. Il carattere è una routine (alla quale il nervoso si attiene decisamente) e lo scopo a cui mira la Psicologia Individuale è coglierne il significato e determinarne la rappresentazione simbolica.

Sulla base fittizia dei sentimenti di inferiorità, che il nevrotico si rappresenta per ragioni di sicurezza, Adler vede la principale possibilità di guarigione.

In questa trattazione viene dato molto rilievo anche al sogno che viene visto come un “riflesso sommario d’attitudini psichiche” rivelatore del modo in cui il sognatore si comporta rispetto ad un dato problema e che, confondendosi con la linea d’orientamento fittizia, può facilitare il compito di comprensione della stessa. Il carattere astratto del pensiero in sogno è un’espressione della tendenza alla sicurezza che tenta di risolvere un problema semplificandolo e riconducendolo ai problemi più elementari dell’infanzia. Inoltre è la caratteristica di isolamento rispetto alla realtà che rende ancora più astratto il pensiero nel sogno e questa, unita all’assenza di ogni finalità cosciente, ne rende il contenuto incomprensibile al sognatore. Il sogno acquista quindi un particolare significato nel momento in cui lo si considera come un simbolo, un’analogia, un “come se”. È una finzione che riflette i tentativi e le prove antecedenti e che permette al soggetto di dominare una situazione futura. Nei sogni ricorrenti e nei ricordi di sogni infantili si manifesta più chiaramente la linea d’orientamento fittizia. Quando nella stessa notte si susseguono diversi sogni, questi vanno visti come molteplici tentativi di soluzione e sono la prova di una forte incertezza.

Anche su questo punto Adler si discosta da Freud: nel sogno non incontriamo realizzazioni di desideri sessuali infantili, bensì tentativi anticipati di conquistare la sicurezza nei quali si ricorre all’uso di ricordi raggruppati tendenziosamente, ma non direttamente connotati in senso libidico. Nel sogno nevrotico è evidente la tendenza a scegliere ricordi che precedentemente sono stati efficaci. Queste reminescenze sono create dal nevrotico stesso ed è per questo che Adler ritiene indispensabile, per comprendere la nevrosi e i sogni, considerarli da un punto di vista dinamico. Le immagini e i modi di espressione del sogno sono permeati da caratteri maschili e femminili allo stesso tempo, e questo si ricollega all’ermafroditismo psichico: rispondono all’inettitudine infantile a comprendere le differenze tra i sessi e all’assenza delle categorie spazio-temporali nel sogno.

La seconda parte del volume è chiamata da Adler “applicazioni pratiche”: l’autore riporta la descrizione di casi clinici che ha affrontato nel corso della sua esperienza dando un contributo tangibile a quanto aveva spiegato teoricamente. Riporta quindi storie e sogni dei suoi pazienti soffermandosi in particolar modo sui loro evidenti tratti di carattere più comuni. Spesso la nevrosi, afferma Adler, si sviluppa in tre fasi che corrispondono a tre gradi d’incertezza: la prudenza, la prima, è caratterizzata dal timore di perdere qualcosa, di trovarsi in basso, segue l’angoscia in cui il soggetto è sicuro e tormentato dall’idea che si troverà in uno stato di deprivazione. Infine la terza fase è quella della melanconia, in cui il soggetto è convinto di aver perso tutto e non vede una via d’uscita. S’incontrano anche casi, però, in cui i fenomeni nevrotici avvengono in modo “sperimentale” a intervalli patogeni noti.

La linea compensatrice che ispira al nevrotico il desiderio di “avere tutto” non viene sempre seguita in linea retta, ma spesso lo può condurre a manifestazioni nevrotiche particolari, criminali o creative, che lo portano comunque alla meta agognata, ossia l’elevazione del sentimento di personalità.

L’autore parla inoltre di “nevrosi di conflitto”, atteggiamento del nevrotico che lo fa apparire come un nemico del genere umano e lo spinge, in questo modo, di conflitto in conflitto. Questa manifestazione nevrotica è spesso accompagnata da fenomeni ossessivi e da crisi d’angoscia e porta il soggetto al grado massimo d’eccitazione rendendolo inadatto alla vita. Per giustificare questo stato di guerra vengono inventate le ragioni più varie e formulate incessantemente vaghe accuse contro gli altri. Il nevrotico va in questo modo contro le leggi della logica e si compiace nei conflitti in quanto questi assorbono tutta la sua attenzione e lo distraggono dai compiti reali.

Adler raccomanda allo psicoterapeuta, durante il trattamento, di non diventare lui stesso vittima della svalutazione ed umiliazione del paziente. Si è costretti a ricorrere ad artifici tattici per rendere meno efficace la lotta del paziente e per fargli comprendere il vero significato della sua condotta. Inoltre, man mano che l’adattamento alla vita reale aumenta, la protesta virile si accentua e le crisi sono molto più frequenti; quindi bisogna, in primo luogo, cercare di neutralizzare questa reazione. Il miglioramento è visto dal soggetto come una disfatta e spesso si verifica un aggravamento causato esclusivamente dal miglioramento precedente. Ugualmente necessario è tenere in considerazione la protesta tacita del nervoso che si manifesta solitamente alla fine del trattamento.

Inoltre l’autore ci fornisce altre raccomandazioni: è fondamentale che il medico rinunci all’esercizio di un’autorità opprimente, che si astenga da pronostici favorevoli ed eviti di usare termini troppo categorici. L’arte dello psicologo consiste, secondo Adler, nel comprendere i fenomeni (indipendentemente che si tratti di nevrosi, psicosi o di vita “normale”)in quanto essi hanno di antitetico, ponendosi in un’ottica sociale. “La psicologia individuale è un’arte e lo psicologo vero è soprattutto un artista”.

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Daria Filippi