Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 1997
Uno sguardo che coglie nell’atmosfera della propria casa spazi inquietanti ed echi di penose asenze; la facoltà creativa di uno studioso che , degenerando, partorisce mostri; una città immaginaria in cui l’io, tra volti di cari perduti, non distingue più se appartenga ai vivi o ai morti. Specchi che racchiudono mondi paralleli, lenti che trasfigurano lo sguardo, apparizioni, miraggi, porte che separano il quotidiano dal meraviglioso. Una metamorfosi continua che investe i luoghi, gli oggetti, i protagonisti degli eventi narrati. Un mondo rovesciato dinanzi allo sguardo dell’uomo che non sa se stia effettivamente assistendo alla trasmutazione di tutte le forme o non sia piuttosto la sua mente allucinata a investire il reale di un formidabile delirio. E nel delirio l’inganno dei sensi fa sprofondare la mente nel più cieco arbitrio. Così Aldo Carotenuto ci inizia al perturbante confronto con un mondo rovesciato, fatto di immagini e simboli che appartengono al prolifico terreno dell’inconscio. Fantasie del mutevole si avvicendano in queste pagine: sono le voci di coloro che hanno creduto nella suggestione del diverso, nell’oscurità che anticipa il desiderio e l’illuminazione, nel fascino discreto dell’orrore. Quell’orrore che nasce dal sentirsii parte di una dimensione incontrollabile sebbene familiare.