La parola attraversare specifica la funzione di “passare attraverso” ed ha anche la funzione di “mettere per traverso”. La parola “attraverso” a sua volta esplicita la funzione “da parte a parte”. “Dal senso materiale di passare a traverso un luogo si sono fatte modernamente le maniere figurate di attraversare un pericolo, attraversare momenti assai gravi, un brutto periodo”.[1]
La parola ha assunto anche la funzione di vivere, sperimentare.[2]
Nella pratica terapeutica si dovrebbe sempre tener presente che ogni individuo compie questi “attraversamenti” sia in maniera concreta, perché impegnato in varie dinamiche sociali, sia a livello psichico, e verificare in che maniera le dinamiche psichiche possano essere veicolo per un’interazione funzionale con il mondo.
Ogni caso clinico porta specifici, variegati e differenti attraversamenti nella (e della) vita concreta;
entrare nello specifico per analizzare come questi vengano compiuti può risultare complicato. Agevola il compito avvicinarsi a quelli che sono gli “attraversamenti psichici”.
È importante quindi considerare le funzioni che Attraversare ed Attraverso rappresentano: Passare attraverso: cosa? Come? Mettere per traverso: cosa? A quale scopo? Da parte a parte: qual è il punto di partenza? Quale quello di arrivo?
Uno strumento che racconta in modo efficace questi attraversamenti è l’Alchimia: attraverso la metafora riesce a dare una chiave di lettura ai passi che si compiono nel corso della vita.
In questa sede si sceglie di rileggere le fasi alchemiche della Nigredo, Albedo, Citrinitas, Rubedo, ed a anche della Virididas, il pavone ed il fuoco, allo scopo di mostrare come queste possono fornire un racconto degli attraversamenti della persona.
Carl Justav Jung ritiene che l’Alchimia e la terapia analitica abbiano lo stesso fine: la creazione di una nuova realtà superiore (la trasmutazione in oro dei materiali equivale alla presa di coscienza). Avendo l’Alchimia lo scopo di riportare alla luce il lato divino delle cose, Jung intuisce che questo riportare alla luce, a livello psicologico, è un passo fondamentale per ogni individuo.[3]
La Nigredo, l’Albedo, la Citrinitas e la Rubedo sono momenti che ognuno si trova ad attraversare in cui è possibile riflettere su se stessi e sugli altri. Descrivono la fase dell’opera alchemica, lo stato del materiale su cui si opera e lo stato della psiche dell’alchimista. In ogni fase alchemica quindi è possibile comprendere non solo il momento che si sta attraversando ma anche elaborare le specifiche emozioni, sentimenti e sensazioni e anche poter riflettere sui propri limiti e talenti per superare l’offuscamento e la disperazione che si possono incontrare nella vita.[4]
Durante la Nigredo vi sono immagini simboliche quali il colore nero, la putrefazione, il piombo, la depressione che descrivono sentimenti “abbassati”, di pesantezza, difficoltà e depressione che gli alchimisti attraversano per arrivare al loro scopo. Simbolicamente, può voler dire che ogni persona nel cammino della propria vita si ritrova in situazioni di difficoltà, di melanconia che tendono a ristagnare; sarà importante comprendere che questa è una fase da attraversare, contestualizzando il momento che si sta vivendo, e acquisendo consapevolezza della dinamica attiva, delle forze e delle abilità possedute.[5]
Perché la sostanza in lavorazione possa entrare nella fase di Nigredo, deve attraversare vari passaggi oltre la putrefazione, chiamati con i termini alchemici “mortificatio, calcinatio, iteratio”. Se il modus operandi è lento, ripetitivo, difficile, austero, essiccante, astringente, forzato e coagulante e forzato, anche chi opera questi passaggi si può sentire confuso, contratto, angosciato, pessimista, fallito.[6]
La sofferenza, la pesantezza che si esperisce in questa fase non deve essere vissuta come momento di sconforto e sconfitta ma come momento da dover attraversare per stare con se stessi, ritrovare le proprie motivazioni. Molte volte le persone che attraversano la Nigredo si fermano e ritengono che non c’è modo di poter andare avanti, perché le difficoltà sono vissute come insormontabili e la depressione che ne può nascere il porta a rinunciare a stare al mondo. Bisogna far comprendere loro che attraversare la Nigredo significa fare esperienza di tutto il “nero” (cioè ciò che si ritiene negativo) che la propria psiche ha, in quanto possono trattarsi di parti della personalità che devono essere elaborate e comprese per poter interagire ed agire nel mondo. Come attraversarla? Con fiducia, specificando che attraverso questo processo si avrà la possibilità di fare la conoscenza di qualcosa che sarà successivamente più chiaro.
L’Albedo è la tappa successiva da attraversare. Dopo aver transitato nella nerezza delle emozioni, sensazioni, stati d’animo più bui, attraverso la pioggia viene mondato ciò che era sudicio e fetido. L’intollerabile ed insostenibile fardello della depressione in cui si fa esperienza di tutto ciò che si reputa negativo, difficile, ripugnante, viene sempre più ad alleggerirsi. La pioggia è metafora della costante presa di consapevolezza delle parti della personalità fino allora sconosciute o ricusate.
Quando si attraversa l’Albedo si incomincia ad avere chiarezza su se stessi, si incomincia ad intravedere una nuova prospettiva per potersi considerare e porsi nel mondo.[7]
Esistono come sappiamo due stati di Albedo: il primo immacolato, precedente la Nigredo, rappresenta tutto ciò che può essere riassunto sotto Inconscietà e che proprio attraverso la Nigredo compie una sorta di “svezzamento” per potersi trasformare in una seconda tipologia di bianco, dove l’innocenza non è inesperienza ma non vi è un’identificazione con l’esperienza. Si tratta di una capacità di porsi con naturalezza verso ciò che accade.[8]
Attraversare la fase dell’Albedo vuol dire iniziare a valutare gli eventi in maniera obiettiva e non più soggettiva. Si inizia a comprendere che nulla è positivo o negativo, ma semplicemente “è”, e la differenza la fa come ognuno di noi si pone di fronte agli avvenimenti. Come attraversare l’Albebo? Forse chiedendosi ogni volta con chi si sta interagendo, così da trovare le migliori soluzioni per una dialettica chiara e precisa che non lasci strascichi o non detti che quasi sempre fanno sorgere rimugginii, incomprensioni, rabbia. Se non ci si ponesse agli eventi con la presa di posizione che il “mondo è cattivo”, ma riflettendo con quali risorse si può affrontare la situazione, sarà possibile condurre una vita con meno tensioni e stress.
Durante la fase della Citrinitas vi è un’operazione chiamata “fermetatio”; simbolicamente si può affermare che la fermentazione dà l’opportunità, dopo la chiarificazione dell’albedo, di raggiungere la comprensione di ciò che si sta attraversando.[9]
Ciò che simbolicamente è coagulato ha bisogno di un nuovo ciclo di separazione, putrefazione e fermentazione; è come se nella fase iniziale della Citrinitas ciò che è stato chiarificato nell’Albedo avesse bisogno di un nuovo processo di Nigredo così da poter avanzare nella comprensione di ciò che si sta elaborando.[10]
L’ingiallimento che segue la bianchezza dell’Albedo conferisce una chiarezza, un mutamento dell’intelletto che porta ad una capacità di visione multipla che permette di guardare le cose così come sono, superando così quella soggettività che comporta irrigidimento e fissazione su schemi che poi risulteranno disfunzionali. Con la Citrinitas si acquisisce il dolore della conoscenza: l’anima soffre la propria comprensione.[11] Se attraversare l’Albedo significa acquisire la consapevolezza che si possono affrontare le questioni con un diverso punto di vista da quello soggettivo, attraversare la Citrinitas forse può significare comprendere che a volte bisogna andare contro la propria natura. Come si attraversa quindi la Citrinitas? Acquisendo consapevolezza che andare contro natura significa che non sempre si può fare ciò che si vuole, ed avere il solito atteggiamento in diverse situazioni è controproducente.
La Rubedo è la fase finale in cui è possibile accedere verso l’ultimo e più difficile labirinto del castello alchemico. Attraversando la fase della Rubedo si acquisiranno tutti gli strumenti per poter affrontare le problematiche quotidiane, le paure più profonde, avere una migliore conoscenza di se stessi.[12] Si compirà una colorazione del mondo esterno che può essere attraversata solo dopo aver passato la fase della Citrinitas.[13]
Attraversare la Rubedo allora vorrà dire prendere consapevolezza che si è in grado di fare, di agire, in modo più funzionale; se con la Nigredo si ha consapevolezza che le questioni hanno una loro difficoltà ma non sono insormontabili, se con l’Albedo e la Citrinitas si acquisisce una nuova prospettiva e la capacità di agire diversamente dalla propria natura, la Rubedo consegna gli strumenti, il come fare le cose.
Un’altra fase, chiamata Viriditas, permette di fare esperienza del proprio mondo affettivo, del mondo affettivo dell’altro ed anche del mondo circostante.[14] Il colore verde indica la speranza e l’avvenire, e in ciò che risiede il motivo della segreta gioia interiore […].[15]
Come si attraversa allora la Viriditas? Comprendendo l’altro, contemplando il fatto che si possa avere un punto di vista differente.
Altre figure centrali come detto sono il pavone ed il fuoco. Rinnovando ogni anno il suo piumaggio, il pavone diviene metafora delle trasformazioni che avvengono in natura. Mangiare la sua carne consentirebbe di interiorizzare la sua capacità di continuo rinnovamento.[16] È proprio di questo sapersi rinnovare che va acquisito: ciò consisterebbe nel comprendere la situazione (o la dinamica) in cui ci si trova e agire nel miglior modo possibile. Un alchimista che sa usare bene il fuoco impara adeguatamente ad accendere, entusiasmare, scaldare la materia che sta lavorando; il materiale che è oggetto di lavorazione è la rappresentazione simbolica della nostra natura, di come agiamo. Passare attraverso il fuoco vuol dire imparare ad avere cura e mantenere i nostri immaginari, le nostre parti della personalità. L’obiettivo del processo di individuazione che viene descritto con le fasi alchemiche, è quello di arrivare ad avere una psiche integrata e ciò avviene quando ogni parte della personalità è compresa, acquisita e agita nella giusta misura. Come il fuoco può essere “attraversato” è descrivibile attraverso quattro fasi.
Nella prima vi è un fuoco lento e dolce, che permette di ponderare le idee. Nella seconda il fuoco è più intenso ma non ustiona, il poterlo maneggiare senza danni è comparabile alla possibilità di elaborazione delle proprie idee, sentimenti, emozioni. La terza fase prevede un fuoco che brucia che rappresenta una collera solitaria, l’anima è forzata dalla volontà a compiere il suo dovere. È un fuoco rovente perché attraversarlo vuol dire che si entra nel pieno della consapevolezza delle parti della personalità; dopo averle apprese e comprese si possono accogliere. Nella quarta fase il fuoco ha una temperatura ancora più alta che permette il processo di calcinazione, grazie al quale la materia (o parte psichica) viene spogliata di tutta la sua nebulosità.[17]
Torniamo ai teonimi precedentemente menzionati. Le funzioni del teonimo Attraversare riguardano come detto l’attraversamento di un brutto periodo, un pericolo, momenti bui o gravi. Volendo porre “esempi alchemici” è possibile che un adolescente con problemi a scuola (con insegnanti o pari) o una coppia con problemi relazionali, possano attraversare la Nigredo quando sono in balia dei sentimenti e della confusione più totale, ma possono prendere consapevolezza che c’è qualcosa da poter “trasformare”. Quando attraversano l’Albedo il momento grave o ciò che costella un brutto periodo diviene chiaro ed elaborabile, e attraversando la Citrinitas si comprende che non si può sempre guardare con occhio soggettivo agli eventi. Nel momento di cui verrà attraversata la Rubedo acquisiranno le competenze per poter agire nel modo più efficiente. Quando poi attraverseranno la Viriditas, avranno la possibilità di comprendersi per ciò che sono e comprendere l’altro per ciò che è.
Per le funzioni di Passare attraverso e Mettere per traverso, facciamo riferimento al complesso di Edipo ed al complesso di Elettra.
Nel mito come risaputo, Edipo si troverà ad uccidere casualmente suo padre biologico Laio e sposerà inconsapevolmente sua madre biologica Giocasta.
Secondo l’esegesi freudiana, il figlio maschio tende a sviluppare una particolare affettuosità verso la propria madre, arrivando a considerarla una cosa di sua proprietà; il padre è visto come un elemento di disturbo, perché non consentirebbe questa “esclusività affettiva”. La figlia femmina a sua volta è disturbata dalla madre perché riterrebbe di poter occupare egregiamente il suo ruolo accanto al padre. Attraversare il complesso edipico è fondamentale per convergere i desideri che il bambino (o bambina) rivolge alla madre (o padre) verso un altro oggetto d’amore e che si riconcili con il padre (o madre), se ancora antagonista o che si liberi dalla sua oppressione nel caso avesse soggezione nei suoi confronti. La difficoltà è rimanere soggetti all’autorità paterna (o materna) e si può non riuscire a trasferire la libido su un altro oggetto d’amore. [18]
Le difficoltà possono mutare da caso a caso, ma un comune denominatore può essere la mancata volontà genitoriale di “staccare il cordone ombelicale” e/o di non voler concedere pian piano una naturale autonomia.
Jung “amplificava” la teorizzazione freudiana aggiungendoci il mito di Elettra che cooperò con il fratello Oreste alla morte della la madre Clitennestra per vendicare il padre Agamennone.
Attraversare il complesso di Elettra vuol dire riuscire a non ricercare continuamente nel partner le caratteristiche e le qualità paterne, evitando così una perenne insoddisfazione data dall’idealizzazione che si forma nei confronti del padre.[19]
Ciò che risalta all’occhio in questi complessi, oltre all’eliminazione dell’impedimento primo per esprimere i propri sentimenti sull’oggetto d’amore, è anche l’eliminazione di un legame per crearne un altro, la rottura di un legame per crearne uno nuovo. La metafora qui ci racconta che il passaggio edipico raccontato da Freud occorre per sperimentare le prime relazioni, ma può avere una rilevanza fondante nella formazione dell’identità sessuale. Il bambino o la bambina compie una scelta verso una figura genitoriale che sarà il proprio oggetto d’amore, perché si identifica con l’altra; non è scontato che sia la madre per il figlio ed il padre per la figlia. Dal mito e dalle teorizzazioni di Freud e Jung è possibile evincere che il complesso edipico non appartiene solo a quella fase che Freud chiamava fallica (3 – 6 anni), ma si manifesta anche più avanti nello sviluppo.
Soprattutto nell’adolescenza, è richiesta e ricercata una maggiore autonomia ed indipendenza; passare attraverso la fase edipica, in questo periodo della vita, può voler dire iniziare costituirsi propri valori, regole e accudimento.
Forse è il caso di considerare che una fase Edipo/Elettra si manifesta nell’età infantile, ed un’altra nell’adolescenza.
Chi nell’arco della propria vita diviene genitore, si troverà ad applicare i valori acquisisti e lo stile di nutrimento che si è generato dopo aver reciso il legame genitoriale. Ciò che era la base della propria indipendenza diviene regole e valori e stile di accudimento che sono destinati a loro volta ad essere recisi. Questo può essere un passaggio fondamentale per comprendere come mai è così ostico liberarsi dalle catene di principi e vincoli familiari per crearsene dei propri. I valori da cui ci si distacca sono stati un tempo il mezzo di indipendenza da altri valori.
Come poter attraversare le due fasi Edipo/Elettra? Da figli comprendendo che il cammino è lungo e fatto di fiducia reciproca da instaurare man mano, da genitori comprendendo che i propri figli stanno compiendo il percorso che loro stessi hanno attraversato: una tappa naturale della vita. Dare spiegazioni chiare ed impostare un cammino di fiducia reciproca sarà fondamentale per raggiungere un’autonomia da raggiungere gradualmente.
Quando avviene l’identificazione con il padre o la madre, come o chi definisce “sana” quella del bambino con il padre e quella della bambina con la madre? E come stabilire che quella del bambino con la madre e quella della bambina con il padre sono disfunzionali o addirittura devianti? Ad oggi non si può stabile se una persona omosessuale si è identificato con la madre anziché con il padre, oppure una persona lesbica lo ha fatto con il padre anziché con la madre; si può affermare che i bambini e le bambine iniziano a fare ad apprendere e tutto ciò che avviene non è né funzionale né deviante, né positivo né negativo, è semplicemente esperienza. All’interno della famiglia e poi nel gruppo scuola e dei pari vengono respirate ed interiorizzate dinamiche che andranno a porsi come bagaglio esperenziale, che non possono essere influenzate o pilotate.
La funzione “Mettere per traverso” può aver luogo quando un genitore si “mette per traverso” ad un figlio o una figlia che amano una persona dello stesso sesso; a quale scopo lo fanno?
Ultimamente si è assistito ad un caso di una ragazza che ha fatto coming out in famiglia e di cui si è occupato anche un programma televisivo di una rete nazionale, che ha messo nudo la difficoltà dei genitori nell’accettare la natura della propria figlia. Ci si potrebbe chiedere come questi genitori hanno attraversato le loro fasi Edipo/Elettra, cosa hanno interiorizzato ed appreso. Non conoscendo la loro biografia, non si possono dare risposte tranne che ipotizzare che probabilmente possono ritenersi responsabili di un’educazione non ricevuta in modo adeguato, provando a correggere (lo scopo) un’inclinazione che potrebbe invece avvenire naturalmente. Anche se l’orientamento sessuale fosse influenzabile dai contesti familiari, sociali o addirittura economici, è bene affermare in maniera decisa che non c’è nulla di deviante. Nell’arco della propria vita si compie un percorso che può essere chiamato processo di individuazione, fasi dello sviluppo, cammino di vita, ecc; ciò che è ineludibile è che durante questo percorso si fa esperienza di sé stessi e del mondo. Il teonimo Attraversare, con le sue funzioni può fornire un racconto di ciò che la persona si troverà ad affrontare ed anche di come lo potrà affrontare.
BIBLIOGRAFIA
Cortelazzo M., Cortelazzo M. A., (a cura di), L’Etimologico Minore, Bologna, Zanichelli, 2017.
Fabricius, J., 1989, L’Alchimia, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997,
Freud, S., 1915 – 17, Introduzione alla psicanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 2002.
Hillman, J., 2010, Psicologia Alchemica, Milano, Adelphi Edizioni, 2013.
Jung, C, G., 1971, Mysterium Coniunctionis, Torino, Bollati Boringhieri, 2013.
Jung C., G., 1944, Psicologia e Alchimia, Torino, Bollati Boringhieri, 1983.
SITOGRAFIA
https://www.serenellasalomoni.it/complesso-di-elettra/
https://www.viriditas.it/interna.asp?idPag=13
[1] Cortelazzo M., Cortelazzo M. A., (a cura di), L’Etimologico Minore, Bologna, Zanichelli, 2017, p. 107.
[2] Ivi.
[3] Cfr. Jung C., G., 1944, Psicologia e Alchimia, Torino, Bollati Boringhieri, 1983.
[4] Cfr. Hillman, J., 2010, Psicologia Alchemica, Milano, Adelphi Edizioni, 2013, pp. 99, 100.
[5] Cfr. Fabricius, J., 1989, L’Alchimia, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997, pp. 98 – 100.
[6] Cfr. Hillman, J., 2010, Psicologia Alchemica, Milano, Adelphi Edizioni, 2013, p. 99.
[7] Cfr. . Fabricius, J., 1989, L’Alchimia, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997, pp. 110 – 120.
[8] Cfr. Hillman, J., 2010, Psicologia Alchemica, Milano, Adelphi Edizioni, 2013, pp. 166, 167.
[9] Elaborando.
[10] Cfr. Fabricius, J., 1989, L’Alchimia, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997, pp. 140, 141.
[11] Cfr. Hillman, J., 2010, Psicologia Alchemica, Milano, Adelphi Edizioni, 2013, pp. 231 – 233.
[12] Cfr. Fabricius, J., 1989, L’Alchimia, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997, pp. 170, 175.
[13] Cfr. Hillan, J., 2010, Psicologia Alchemica, Milano, Adelphi Edizioni, 2013, p. 232.
[14] Cfr. https://www.viriditas.it/interna.asp?idPag=13 .
[15] Cfr. Jung, C, G., 1971, Mysterium Coniunctionis, Torino, Bollati Boringhieri, 2013, p. 435.
[16] Cfr. Ibidem, pp. 303, 304.
[17] Cfr. Ibidem, pp. 31 – 33.
[18] Cfr. Freud, S., 1915 – 17, Introduzione alla psicanalisi, Torino, Bollati Boringhieri, 2002, pp. 187, 305.
[19] Cfr. https://www.serenellasalomoni.it/complesso-di-elettra/