Alfred Adler, Il senso della vita, 1933
Ultimo libro di Adler, “Il senso della vita”, si propone come un riepilogo esaustivo ed arricchito di tutta la teoria individual-psicologica. L’autore in quest’opera, oltre ad esporre i fenomeni con le loro cause e finalità, ci fornisce criteri di comprensione ed interpretazione e metodologie diagnostiche e valutative.
Principio fondamentale e di premessa alle riflessioni presentate è l’unicità dell’individuo che comporta l’impossibilità di un’acritica costruzione di leggi e regole a priori in cui etichettare ed incastrare i soggetti o i loro comportamenti. È chiara dunque l’opposizione ad una causalità lineare scissa dal contesto e che non considera l’enorme variabilità umana.
La legge dinamica è diversa da individuo ad individuo come volontà, ritmo e direzione. Nell’incessante confronto con la perfezione ideale l’uomo è continuamente succube di un senso di inferiorità. “Essere uomini significa avvertire un senso di inferiorità che esige essere superato”. Alla luce dell’ evoluzione la Psicologia Individuale considera l’aspirazione dell’ uomo un’aspirazione alla perfezione. Ogni forma di espressione psichica è un movimento che da una situazione di minus conduce ad una situazione di plus, ed ogni epoca culturale si costruisce questo ideale secondo i propri pensieri e sentimenti. “La legge fondamentale della vita è il superamento” e ad essa ubbidiscono la psiche e il corpo in un reciproco rapporto teso alla ricerca di equilibrio. Il processo psichico agisce sul corpo e il corpo a sua volta influenza i processi psichici.
La costruzione di uno stile di vita coerente con l’evoluzione è opera del bambino. Il bambino costruisce il proprio stile di vita quando non è ancora in possesso di un linguaggio sufficiente né di concetti sufficienti. Dalle esperienze che vive e sulla base di impressioni soggettive sviluppa forme di comportamento generali che continueranno ad agire con diversa intensità. “Si crea percorso, traguardo e opinione in direzione di un’altezza situata nel futuro”. Tutti gli aspetti del carattere sono così acquisiti e non innati.
L’opinione che l’uomo ha di se stesso e del mondo deriva ed è deducibile dal senso che dà alla propria vita. Il comportamento scaturisce dall’opinione, “omnia ad opinionem suspensa sunt”. Adler cita Seneca per sottolineare l’importanza della soggettività. La nostra opinione dipende dal nostro stile di vita e la correggiamo solo nel momento in cui i fatti sono chiaramente in contrasto con questa, lasciando però agire la legge della causalità senza cambiare l’opinione che abbiamo della vita. Un’opinione sbagliata prima o poi si scontrerà con la realtà producendo uno shock, ma il soggetto continuerà a ritenere che il proprio stile di vita sia corretto, non abbandonerà la propria opinione continuando ad aspirare alla superiorità senza tener conto del prossimo. Anzi, il trauma spesso lo indurrà ad arretrare e ad agire ancor di più in modo antisociale. Esiste dunque un “si” che accentua la pressione del sentimento sociale che però è costantemente accompagnato da un “ma” che, essendo più forte, ne impedisce la sua esaltazione. Questo “ma” è diverso a seconda dei casi e quanto più è forte tanto più sarà difficile la guarigione. I grossi errori costringono ad una riflessione profonda che sarà fruttuosa solo in chi possiede senso sociale.
L’unica misura per comprendere l’uomo, secondo Adler, è “il modo in cui si muove nei confronti dei problemi ineludibili”. Ognuno ha il compito di risolvere tre ordini di problemi: la vita sociale, l’attività lavorativa e l’amore. Dalla soluzione di questi dipendono le sorti dell’umanità essendo l’uomo una parte del tutto. Non c’è una giusta soluzione determinata a priori, ma la cosa certa per Adler è che questa debba comunque essere “sub specie aetenitatis” e mirare al bene comune.
Il modo in cui affrontiamo i problemi esistenziali riflette il nostro stile di vita. La preparazione mirata alla soluzione delle citate questioni avviene dal primo giorno di vita soprattutto ad opera della madre, prima guida nell’esperienza sociale del bambino. Fattore che impedisce lo sviluppo del senso sociale è, primo fra tutti, l’educazione viziante alla quale l’autore dedica un ampio spazio in quanto ritiene che qualora il bambino venga viziato non acquisirà la capacità di cooperare sviluppando tendenze egocentriche e ritenendo che tutto gli sia dovuto. Inoltre, ad influenzare negativamente la capacità cooperativa, l’abbandono del bambino a se stesso e la presenza di organi mal funzionanti. Tutti questi elementi distolgono l’interesse del bambino dalla convivenza per rivolgerlo esclusivamente al proprio tornaconto.
Non è però da sottovalutare il libero giudizio del bambino, la sua creatività e il suo intuito, ossia la diversità-unicità dei fenomeni individuali. Pur considerando i suddetti fattori negativi Adler contesta una legge causale nei cui effetti vede solo un momento favorente.
La tecnica della Psicologia Individuale presuppone la conoscenza dei problemi della vita e delle richieste che questi pongono agli individui per scoprire lo stile di vita di ogni soggetto. Per correggere un atteggiamento sbagliato è necessario promuovere la capacità di cooperazione e lo sviluppo di un certo grado di senso sociale. Ed è importante, ai fini della guarigione, comprendere come e quando è stato impedito lo sviluppo sociale. A questo proposito è rilevante concentrarsi sui rapporti con le figure genitoriali, la posizione tra i fratelli, l’ambiente scolastico e l’adolescenza con il “problema” sessuale. Tutti questi elementi vengono approfonditi dalla Psicologia Individuale attraverso lo studio dei primi ricordi d’infanzia, dei sogni e dello stile di vita nella sua totalità.
Altro assunto fondamentale espresso in quest’opera è l’unità della personalità. Non esistono contrasti ed ambivalenza ed ogni movimento è espressione dell’insieme della personalità. Il senso della vita dell’individuo corrisponde al modo in cui esso si muove. Il movimento diventa forma e se nella forma noi riconosciamo il movimento stesso che l’ha creata possiamo conoscere l’uomo studiandone la forma. Non esiste però movimento senza meta. E “la meta della psiche umana è successo, perfezione, sicurezza, superiorità”. Adottando una determinata forma di movimento il soggetto esclude altre modalità di risoluzione del problema. Questa esclusione chiaramente non è casuale, ma acquisita come la sua legge dinamica.
Adler parla della Psicologia Individuale come di una psicologia dell’uso, contrapposta ad una psicologia del possesso, dato che questa, per comprendere l’individuo, utilizza l’osservazione degli atteggiamenti messi in atto di fronte ai problemi esistenziali ed in questo senso è importante l’uso che egli fa di ciò che possiede.
L’immaginazione caratterizza lo stile di vita dell’individuo improntando tutte le componenti della vita psichica. Come ogni altro movimento psichico guarda al futuro muovendosi nel senso del perfezionamento. L’immaginazione e i suoi prodotti, i sogni, non sono quindi aspetti da sottovalutare.
I sogni sono indicativi di come l’individuo si comporta di fronte ai problemi della vita e, addirittura, chi sogna spesso assume un atteggiamento che corrisponde alla sua legge dinamica poiché questa nel sonno continua a vegliare. L’unità della vita psichica rimane inalterata anche nel sonno.
La fantasia, espressa nei sogni diurni e notturni, segue la direzione necessaria per superare la debolezza che affligge il soggetto. Tutto ciò a cui si rivolge la fantasia è simbolo.
La memoria è una parte dell’energia della vita psichica, dell’Io nella sua interezza che assolve il compito di adattare le impressioni allo stile di vita e di farne l’uso che questo stabilisce. Lo stile di vita rifiuta o dimentica ciò che non gli piace o non è conforme al suo modo di essere. Non può quindi esistere una riproduzione obiettiva ed indipendente dalle caratteristiche individuali. Ad Adler interessano principalmente i ricordi più lontani essendo quelli che fanno luce agli eventi più vicini al momento della strutturazione dello stile di vita.
Nell’appendice dell’opera l’autore approfondisce le modalità di trattamento utilizzate dalla Psicologia Individuale. La terapia ovviamente non può che essere personalizzata. Vanno valutati i fattori esogeni, il rapporto fra l’individuo e questi fattori osservando la dinamica del soggetto per individuare il grado di difficoltà che il problema presenta per lui.
Lo psicologo non dovrebbe seguire regole troppo rigide nell’assegnazione del posto o nell’osservazione rigorosa del tempo perché in questo modo potrebbero sfuggirgli molte cose rilevanti. Già il primo incontro deve essere informale e, per permettere al paziente di sentirsi a suo agio, è necessario che possa muoversi come vuole. Deve sentirsi libero di fare e non fare tutto ciò che vuole.
Bisogna evitare di dare risposte dure, fare commenti critici e mettere in atto atteggiamenti che possano rivelare scarso interesse per quello che il soggetto sta dicendo. Quando emergono difficoltà che lo psicologo è consapevole di non poter superare è bene che consigli al paziente di rivolgersi ad un altro professionista.
Fondamentale è far capire al paziente che la guarigione dipende da lui, che il trattamento può aver successo solo con la sua collaborazione. Questi però darà il suo contributo solo nel caso in cui abbia una fiducia assoluta nello psicologo. Ma non si deve far credere che i sintomi scompariranno già all’inizio del trattamento.
È utile dichiarare al paziente che gli altri sono colpevoli solo finché lui li renderà tali con il suo comportamento e che, per costruire il suo erroneo stile di vita, egli ha usato gli influssi del suo ambiente liberamente e quindi ne è responsabile.
Lo psicologo individuale deve segnalare solo errori e possibilità di recupero, mai deficit congeniti. Il trattamento non prevede crisi, il livello di tensione deve essere basso, Adler parla perfino di un metodo che contempla la sdrammatizzazione del caso.
Le ultime pagine del libro sono dedicate al questionario utilizzato dall’autore per la comprensione e il trattamento dei bambini difficili. Ampio spazio è dato ai cambiamenti, alle malattie, alla capacità di contatto, alla posizione del bambino in famiglia e al suo atteggiamento nei confronti degli altri. L’autore in questo modo si propone di capire la sua fiducia nel futuro e in se stesso, i modelli a cui si ispira e i suoi interessi.
Infine Adler presenta un questionario utilizzabile per gli insuccessi degli adulti che consente allo psicologo di farsi, in breve tempo, un idea dello stile di vita del soggetto.