Gli italiani e il briccone politico

in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 52, Roma, Di Renzo Editore, 2002

Uno tra i primi bricconi, il briccone divino per antonomasia, fu Ermes che, ancora in fasce, rubò con l’inganno alcuni buoi a suo fratello Apollo. Quando fu scoperto, davanti al consesso degli dei dell’Olimpo, negò tutto e si mise a suonare la lira che aveva appena costruito dal guscio di una tartaruga. Apollo appena sentì quella musica soave lo perdonò e si mise a ridere affascinato sia dalla musica ma anche dalla sua spudoratezza e Zeus, ridendo anche lui di quell’impresa compiuta da un bambino ma già così astuto, lo nominò messaggero degli dei e come tale divenne anche il dio dell’eloquenza; il termine ermeneutica, l’arte dell’interpretazione, ha la sua etimologia proprio in Ermes. Per le sue doti di bugiardo rappresentò il dio dell’astuzia, della frode e del furto, del trasformismo, ma fu anche il mucchio di pietre che indicava la strada nei bivi o il confine tra due terreni e per le sue qualità Lopez-Pedraza ne fa il signore degli aspetti borderline della nostra psiche. Tutti questi attributi si possono facilmente riconoscere anche nel nostro italico briccone politico.

Per Jung il briccone è un immagine primordiale, un archetipo del nostro inconscio, una delle tante caratteristiche della parte oscura della nostra personalità che chiama Ombra, ma che spicca in certe persone e che le può far diventare agli occhi degli ingenui delle figure salvifiche, proprio a causa di quei molteplici e contraddittori aspetti che vengono esaltati nel loro rapporto con il popolo. A proposito degli attributi dell’ Ombra e della necessità di portarli alla luce, durante una conferenza tenuta alla BBC il 3 novembre 1946 sull’ascesa al potere di Hitler, disse che un capo si può facilmente trovare in colui che abbia “…la minor forza di resistenza, il più ridotto senso di responsabilità e, in conseguenza della sua inferiorità, la più forte volontà di potenza”. Per evitare che ciò accada ogni uomo dovrebbe raggiungere una autonomia di giudizio ed una propria sensibilità etica, elaborando continuamente nell’arco della vita il confronto con l’Ombra, che Jung riteneva parte fondante del processo di individuazione.

Tra gli italiani ed il briccone si è instaurata quella che Watzlawick, Beavin e Jackson hanno chiamato “interazione simmetrica”, e cioè il riconoscimento di uno nel comportamento dell’altro tale da condurre ad una perversa folie à deux in cui i membri sono spinti ad influenzarsi reciprocamente, ma soprattutto in cui la personalità carismatica di uno di essi riesce a suggestionare l’altro e ad allentare le sue tensioni ed il suo pensiero critico, avocando su di sé quegli aspetti negativi ritenuti riprovevoli dalla comunità e trasformandoli nel loro opposto.

La storia dell’uomo avanza di pari passo con questi personaggi, in alcuni gli attributi del trickster possono avere uno sbocco positivo e portare le nazioni al cambiamento, in altri il fine meschino che li sottende le conduce verso il disastro. La caratteristica forse più saliente è il loro narcisismo. Il leader narcisista come ci ricorda Kohut vive la società circostante come parte di sé stesso, e non sopporta che alcuni gruppi politici o sociali non condividano le sue idee e, anzi, non ne siano entusiasti, questo fatto è per lui inconcepibile e la sua azione politica è consacrata soprattutto al ridurre in silenzio quelli che non la pensano come lui. Il nostro italico briccone da un lato utilizza la sua potenza mediatica per far sapere agli italiani che è il salvatore della Patria, l’uomo del destino, il risolutore di ogni problema, un grande statista, ma dall’altra non riesce a trattenere il suo lato nascosto, bricconesco, e si rivela ora come un despota che cerca di risolvere solamente i propri problemi, ora come un bambino sorpreso con le dita nella marmellata che fa gli sberleffi a quanti lo hanno ritenuto un grande leader o un bonario papà. Ma è proprio questa sua doppiezza che affascina tanto gli italiani e a proposito delle sue capacità camaleontiche ben gli si adatta questa storiella sull’infanzia di Krishna che, sorpreso dalla madre Yasoda mentre rubava il burro di casa, le rispose: “Non stavo rubando il burro, mamma. Come avrei potuto farlo? Non è forse nostro tutto ciò che è in casa?” .

Ma perché gli italiani sono così affascinati da questo personaggio?

Il briccone politico è il rimosso degli italiani e rappresenta quello che essi odiano ed ammirano ma che non hanno il coraggio di manifestare, il loro complesso di inferiorità diventa così quella volontà di potenza che il leader assume su di sé e che riesce facilmente ad esprimere. Il rimosso è costituito da tutti quei contenuti, così penosi da riconoscere, che vengono proiettati all’esterno su altre persone e soprattutto sui molteplici personaggi pubblici con cui poi ci si identifica, trasformando i loro lati oscuri in aspetti positivi verso i quali è più facile avere un confronto.

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L'autore
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Giorgio Mosconi