Critiche alla tecnica di Ferenczi

Adattato da: Giorgio Antonelli, Il mare di Ferenczi. La storia, il pensiero, la vita di un maestro della psicoanalisi, Roma, Di Renzo Editore, 1996

Nel mese di Gennaio 1967 Janine Chasseguet-Smirgel presenta un proprio contributo sulla tecnica attiva di Ferenczi alla Société Psychanalytique de Paris, pubblicato da Guaraldi nel 1973 con il titolo “La tecnica attiva di Ferenczi. Per lo studio del processo di sublimazione nel lavoro dell’analista” e inserito nel volume Per una psicoanalisi della creatività e dell’arte (ripubblicato nel 1989 da Cortina). Scopo della Chasseguet-Smirgel è quello di investigare sulle “motivazioni profonde dell’analista che cerca di apportare delle variazioni alla cura classica”. La griglia utilizzata è quella dei meccanismi maniacali e depressivi nell’accezione impiegata da Melanie Klein. Due sono gli atteggiamenti analitici configurati dall’autrice; l’atteggiamento dell’analista classico e l’atteggiamento dell’analista che apporta variazioni alla cura classica. Nel primo caso la rigidezza è motivata dal “timore di distruggere l’oggetto che in questo caso è la psicoanalisi, timore legato in modo particolare alla depressione”. Nel secondo caso ci troveremmo di fronte a una “forma maniacale: la negazione dell’eventualità che succeda qualcosa di brutto all’oggetto e all’io, e l’acquisizione di un sentimento di onnipotenza”. Sarebbe quest’ultimo il caso della tecnica attiva di Ferenczi. Ferenczi, che l’autrice presenta come un genio nonostante “eccessi”, “barcollamenti” ed “errori”, avrebbe in un primo tempo (il tempo della tecnica attiva) impiegato un meccanismo maniacale (antidepressivo), nel tentativo di dominare gli oggetti cattivi e annullarne la capacità distruttiva nei confronti degli oggetti buoni. In questo senso andrebbe inteso il fatto che Ferenczi non solo usa i sintomi dei pazienti ma cerca di elicitarli artificialmente, di indurre il trauma pregresso. In un secondo tempo (tecnica dell’indulgenza) Ferenczi si sarebbe sentito in colpa per aver traumatizzato i pazienti con la tecnica attiva e conseguentemente portato a utilizzare un altro meccanismo antidepressivo, la riparazione. L’ipotesi qui è anche quella che vuole Ferenczi “riparare se stesso narcisisticamente’ dopo aver dato molto a Freud. A questo motivo è ovviamente legata l’insistenza ferencziana sui contributi apportati dal paziente all’analista.

Condividi:
L'autore
Avatar photo
Giorgio Antonelli