Ora et labora. La psicologia della comunicazione in Farmacia

in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 4, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2007 – Estratto

Lavoro, amicizia e amore sono stati considerati fin dalle origini della Psicologia come la cartina al tornasole della salute psichica. La Psicologia della Comunicazione si è insinuata in tutti e tre gli ambiti. Ma soprattutto si è imposta nel mondo del lavoro.

Non ne è stata esentata neanche l’attività del farmacista in Farmacia. In particolare i testi e i seminari di Psicologia della Comunicazione dedicati alla categoria si soffermano sul rapporto con il paziente. In questa sede abbiamo cercato di analizzare i principali copioni relazionali, così come emergono dall’esperienza di lavoro al banco.

Oltre a rappresentare una disciplina pragmatica, con nobili radici nel passato e con sempre maggiori estimatori nel presente, la Psicologia della Comunicazione è però anche lo stendardo di una nuova identità, che Bauman definisce fluida. In cui la dimensione spettacolare, tecnicista e opportunistica dei rapporti prevale spesso su quella etica.

Da questo punto di vista si può dire che la Psicologia della Comunicazione sia più rappresentativa per i valori che veicola piuttosto che per le informazioni che offre.

La nostra tesi è che, per i professionisti della salute, la Psicologia della Comunicazione -pur valida come metariflessione sull’atto comunicativo- serve nella misura in cui rimane in secondo piano. Ridiventa sana nel momento in cui, dopo essere stata conosciuta, viene dimenticata, per lasciare spazio alla autenticità dell’incontro.

Altrimenti si trasforma in ostacolo.

L’Ethos dimenticato

La Psicologia della Comunicazione è la scienza della nostra era. La scienza che ci rappresenta. E -per usare un’espressione rispettosamente provocatoria- anche quella che ci meritiamo.

Il fascino di questa disciplina è nella sua proposta morale. Dei tre aspetti che strutturano ogni indagine sull’uomo –pathos, logos ed ethos- a nostro giudizio l’Ethos rappresenta la dimensione più implicita, la più trascurata e la meno teorizzata. E per questo la più tacitamente pervasiva.

Nella Psicologia della Comunicazione il Pathos, che altri autori chiamano la ‘funzione relazionale’ o connotativa, è tutelato dalla presenza della Psicologia e dalla sua propensione alla salvaguardia delle emozioni. Il Logos, detto anche ‘funzione proposizionale’ o denotativa, è valorizzato dalla importanza attribuita ai processi cognitivi del comunicare.

L’Ethos rimane orfano. Rimane cioè privo di difesa il ruolo del referente della informazione, la sua necessità di essere compreso e rispettato. Il suo diritto naturale a non subire accerchiamenti.

La Psicologia della Comunicazione è come una tattica militare, in cui l’altro è il nemico.

La più recente letteratura sull’argomento ha cercato di recuperare questo svantaggio etico. E propone di rifondare la disciplina su un nuovo patto scolpito all’interno della responsabilità e della fiducia fra ricevente ed emittente.

Ma nella sua essenza la Psicologia della Comunicazione presuppone un comunicatore -cinicamente o ingenuamente- inconsapevole delle ripercussioni morali della propria condotta. La Psicologia della Comunicazione è un Campo Marzio. Lo spazio militare di addestramento ad una imprevedibile arte bellica, capace di alternare la diplomazia all’attacco.

Non c’è onore per il perdente. Ogni relazione è l’arena di uno scontro in cui la ‘vittoria comunicazionale’ è la misura più acclamata del proprio valore. Il metro di valutazione dell’autostima e del prestigio, lavorativo, sociale e personale.

Il grido di battaglia è: comunico, ergo sum. E comunico solo in quanto persuado.

Abstract

Lavoro, amicizia e amore sono stati considerati fin dalle origini della Psicologia come la cartina al tornasole della salute psichica. La Psicologia della Comunicazione si è insinuata in tutti e tre gli ambiti. Ma soprattutto si è imposta nel mondo del lavoro. Non ne è stata esentata neanche l’attività del farmacista in Farmacia. In particolare i testi e i seminari di Psicologia della Comunicazione dedicati alla categoria si soffermano sul rapporto con il paziente. In questa sede abbiamo cercato di analizzare i principali copioni relazionali, così come emergono dall’esperienza di lavoro al banco. Oltre a rappresentare una disciplina pragmatica, con nobili radici nel passato e con sempre maggiori estimatori nel presente, la Psicologia della Comunicazione è però anche lo stendardo di una nuova identità, che Bauman definisce fluida. In cui la dimensione spettacolare, tecnicista e opportunistica dei rapporti prevale spesso su quella etica. Da questo punto di vista si può dire che la Psicologia della Comunicazione sia più rappresentativa per i valori che veicola piuttosto che per le informazioni che offre. La nostra tesi è che, per i professionisti della salute, la Psicologia della Comunicazione –pur valida come metariflessione sull’atto comunicativo- serve nella misura in cui rimane in secondo piano. Ridiventa sana nel momento in cui, dopo essere stata conosciuta, viene dimenticata, per lasciare spazio all’autenticità dell’incontro. Altrimenti si trasforma in ostacolo.

Condividi:
L'autore
Avatar photo
Antonio Dorella