in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 8, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2009
Aldo Carotenuto ha intuito e sostenuto, con considerevole anticipo sul sentire collettivo, le grandi opportunità offerte dalle nuove tecnologie della informazione e della comunicazione . Già dagli anni “90 del secolo scorso aveva fatto istituire nel web un suo sito personale , nel quale si legge:
Tesi portante dell’intera ricerca di Carotenuto è il primato assoluto della creatività nell’esistenza umana. L’arte, così come la psicoanalisi, è un percorso di liberazione delle energie creative individuali dai legacci di un’educazione conformista o da gravi blocchi nevrotici. Tuttavia, i complessi non rivelano solo il blocco delle energie creative, ma anche le strade che la psiche persegue per liberarsi, per trasformare il dolore in strumento di riscatto e di creatività.
Scelgo di soffermarmi su questo brano in quanto scelto dallo stesso Carotenuto ad esemplificare, in estrema sintesi, il proprio pensiero ed anche la propria equazione personale di giudizio sulle interrelazioni tra arte, psicoterapia, sofferenza e vita.
Per Carotenuto la sofferenza psicologica non basta a spiegare l’opera d’arte, ma genera un destino che della ricerca artistica fa la sua ragion d’essere. Il primato e l’importanza assoluta della creatività per l’essere umano sono ribaditi in tutta la vasta ricerca dedicata ai tanti artisti (Bousquet, Dostoevskij, Goethe, Pasolini, Shakespeare, etc.) colti alla luce delle determinanti interiori. Ma qui ci preme ricordare, e sottolineare, che per Carotenuto la creatività non è soltanto la creatività artistica. Già nel 1983, così si esprimeva:
Per creatività intendo, in un senso molto generale, quell’atteggiamento che consente all’individuo di inserire i cosiddetti dati reali in un sistema di nessi e relazioni che conferiscono a quei dati un significato del tutto diverso dall’evidenza immediata.
Posizione, questa, che personalmente condivido appieno e sulla quale tornerò a soffermarmi.
Le radici della concezione carotenutiana sulla creatività affondavano in un ampio terreno culturale, che spaziava (con citazioni soltanto parziali ed inevitabili omissioni) da Benedetti a Maslow, a Matussek, da Cobb a Nietzsche, da Barron a Sheleff, ma prioritariamente era fecondato da Jung e Neumann. Componenti, queste sopra citate, che gli permisero – in una intensa rielaborazione – di andare oltre la concezione patogenetica di Freud e la teoria Adleriana della nevrosi. Per Carotenuto – rispetto a Freud – all’origine della sofferenza nevrotica c’è la rimozione dell’impulso creativo, e la dimensione sessuale di quell’impulso fa parte, ma solo come aspetto parziale di un problema più generale. Analogamente – considerando la concezione di Adler– è possibile per Carotenuto intendere la volontà di potenza come un aspetto parziale della pulsione creativa.
Carotenuto riteneva che tra la psicologia del profondo e l’arte ci fosse uno stretto rapporto ma allo stesso tempo riteneva che la psicologia non possedesse gli strumenti per una comprensione dell’arte. Lo stretto rapporto fra la psicologia del profondo e l’arte ha a che fare con” la capacità degli artisti di comprendere in modo intuitivo, in un modo comunque non razionale e non scientifico, quello che gli psicologi sono riusciti a comprendere attraverso lo studio di singole persone sofferenti ”. Il discorso psicologico sull’arte si giustificava, a suo parere e in accordo con Jung, per il solo motivo che “l’esercizio dell’arte è un’attività psicologica ” e – come ogni fenomeno culturale – può essere oggetto di studio da parte dello psicologo proprio in quanto espressione della psiche.A proposito del rapporto malattia/arte, Carotenuto affermava che in genere non è la patologia a rendere creativa una persona, e sottolineava, infatti, che la nevrosi è piuttosto una sofferenza sterile. Non è possibile pertanto spiegare una produzione artistica attraverso la patologia personale dell’artista, in quanto il senso e il carattere di un’opera sono nell’opera stessa.
In accordo con Jung, Carotenuto riteneva che l’arte non potesse essere considerata un derivato, né un sintomo, bensì un simbolo vero, che trae la sua forza dalla dimensione inconscia, che – in tale ottica – diviene matrice di ogni prodotto spirituale.Interrogandosi su cosa significasse essere una persona creativa, Carotenuto asseriva che gran parte delle sofferenze psichiche derivano dal disagio o dalla paura di esprimere la propria creatività. In questo percorso concettuale, da Neumann Carotenuto mutuava l’importanza di una integra dimensione interna – l’Asse io/Sé – come derivato di un soddisfacente rapporto precoce con la Madre, che possa consentire di superare – simbolicamente – lo scontro distruttivo con il Padre, e di poter affrontare il nuovo e l’imprevisto senza soccombere alla paura.
Abstract
Sin dagli anni 80 del millennio ormai decorso è andata diffondendosi anche in Italia la teoria della complessità, ovvero la sfida connessa ad una dimensione del nostro essere, esistere, conoscere caratterizzata da connessioni e interdipendenze. La Rivoluzione digitale che parallelamente andava incrementando a ritmo esponenziale le tecnologie dell’informazione e della comunicazione integrandole progressivamente in piattaforme comuni, ha amplificato la percezione di una realtà globalizzata e interconnessa. Ne sono derivati vantaggi e svantaggi, rischi e benefici, si sono prefigurate opportunità nuove. Settori della conoscenza che prima erano incomunicanti come le monadi di leibniziana memoria hanno iniziato un dialogo, promuovendo in parallelo la costruzione di un discorso e di un linguaggio comune. Non di rado tale avvicinamento ha comportato anche una perdita di nitidezza dei confini generando qualche confusione e, nei casi più gravi, uno smarrirsi delle specifiche identità caratterizzanti le diverse discipline. Contaminazioni feconde e talvolta rischi confusivi stanno caratterizzando pressoché ogni settore della conoscenza. Peraltro nel periodo considerato le I.C.T. hanno improntato di sé tanto la Psicoterapia quanto l’Arte: già da tempo esistono forme di psicoterapia on line e di arte digitale. Centrando l’attenzione sui rapporti tra Psicoterapia ed Arte, è opportuno darne una seppur minimale e provvisoria definizione, allo scopo di delineare un ambito di discorso adeguatamente circoscritto, e poterne poi successivamente cercare relazioni, connessioni e interdipendenze. La creatività appare come un fattore comune a Psicoterapia e ad Arte, tanto che in fin troppo frequenti dibattiti ci si è ripetutamente chiesti se la Psicoterapia sia classificabile come scienza o come arte. D’altra parte anche l’Arte – campo elettivo della creatività – presuppone regole tecniche. Embricazioni dunque e contaminazioni o, se preferiamo, frontiere permeabili e ponti possibili. Mi chiedo – oggi e nel contesto sopra abbozzato – cosa fare e come attualizzare il pensiero dei grandi e piccoli padri sul tema dell’Arte e della sua psicogenesi. Un excursus seppur essenziale su Freud, Jung, Klein, Rank, Winnicott e i tanti altri che non cito per sole ragioni di brevità, mi appassionerebbe ma richiederebbe un tempo e uno spazio che i limiti editoriali non consentono. Abbozzerò una riflessione sul pensiero di Aldo Carotenuto, essendo stata la Creatività una dimensione grandemente presente nella sua concezione dell’Uomo e delle possibili trasformazioni psichiche che hanno per meta tendenziale il divenire Individuo. Per quanto attiene il mio soggettivo pensiero, avanzo la proposta, già da gran tempo attuata nell’ambito clinico, di una auspicabile ma calibrata incentivazione degli aspetti creativi del paziente, nell’ottica di amplificarne le capacità espressive e auto trasformative. Denomino qui per la prima volta come psicoedema l’ingorgo libidico, connesso con un transfert negativo, che può instaurarsi allorquando la sopra accennata incentivazione delle creatività ecceda adeguati limiti.