Giorgio Antonelli, Il mare di Ferenczi. La storia, il pensiero, la vita di un maestro della psicoanalisi, Roma, Di Renzo Editore, 1996
Il testo intende tra l’altro ridefinire in modo più sistematico le proposte avanzate a suo tempo da Ferenczi e Rank, i quali (ma anche Freud andrebbe incluso nel novero) sono da considerare dei veri e propri precursori delle psicoterapie dinamiche brevi. Nell’ambito della pratica, in uso presso le psicoterapie dinamiche brevi, di una riduzione della frequenza delle sedute (allo scopo di una limitazione della dipendenza), Alexander e French propongono anche l’interruzione prolungata del trattamento in modo da consentire al paziente di continuare a elaborare per proprio conto. Alla ripresa il paziente porterà in analisi le proprie difficoltà residue fino al termine effettivo del trattamento e al distacco dall’analista. Ora, appunto Ferenczi, in uno scritto del 1914, intitolato “Analisi discontinue”, aveva studiato la questione delle interruzioni dell’analisi congiuntamente alle relative riprese e a quel che accade nell’intervallo tra i due momenti analitici. Il caso più semplice di interruzione, osservava Ferenczi, è costituito dalle vacanze dell’analista. Nel caso di interruzioni dovute al paziente (per risoluzione del sintomo, residenza lontana dal luogo dell’analisi, limitazioni di tempo o denaro) Ferenczi enfatizza la facilità con cui si ristabilisce l’antico contatto tra paziente ed analista (e “antico” si giustifica in ragione di interruzioni di anni, laddove nella proposta di Alexander e French si arriva a parlare di mesi), fatto di un fulmineo ricomporsi di una complicità della memoria condivisa fino a includere le minuzie e i particolari apparentemente più irrilevanti. Al punto che Ferenczi arriva a chiamare “ponte” una separazione durata quattro anni. L’altro aspetto interessante sta nella considerazione dell’intervallo tra i due momenti dell’abbandono e della ripresa dell’analisi. È qui che Ferenczi sembra preludere più da vicino alla proposta di Alexander e French. Dice Ferenczi che nel paziente si nota “talora” “un innegabile approfondimento e un’elaborazione di ciò che ha appreso nel corso della cura”. È appunto su questa elaborazione al tempo dell’intervallo che Alexander e French guardano con interesse nell’avanzare la loro proposta. La discontinuità in analisi poi, secondo Ferenczi, non è mai veramente tale per il paziente che intende veramente continuare il trattamento. Tuttavia, e si tratta del resto di una posizione prevedibile, le analisi continue restano per Ferenczi da preferire alle analisi discontinue.