Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 1995
Valutare l’influenza esercitata da Jung sul nostro secolo significa fare il punto dell’evoluzione culturale che ha caratterizzato il Novecento. Questo implica la necessità di delineare i modi in cui la psicologia del profondo, una scienza in apparenza giovane, ma le cui radici e i cui antecedenti sono in realtà molto antichi, ha segnato la trasformazione della cultura occidentale. Carl Gustav Jung ha contribuito alla sostanziale trasformazione della nozione di realtà psichica, analizzando le diverse manifestazioni della cultura – dalla scienza all’arte, dalla filosofia alla religione – alla luce della teoria del simbolo. La psicologia analitica, affrancandosi dalla visione positivistica e riallacciandosi semmai alle radici filosofiche del romanticismo tedesco, concorre al mutamento che caratterizza la cultura del Novecento. Uomo controverso e dai vasti orizzonti culturali, Jung risale alle fonti sotterranee della cultura occidentale – lo gnosticismo, la filosofia ermetica – riconoscendole come premesse originarie fondamentali della nostra tradizione, e si fa al contempo promotore di un’apertura della psicologia dell’Oriente, ponendo le basi per una sostanziale integrazione delle due civiltà e per un ampliamento dei modelli culturali d’Occidente. Aldo Carotenuto ripercorre in questo testo le tracce più o meno visibili dell’influenza che Jung ha esercitato nei più svariati ambiti culturali del secolo contemporaneo, dalla teologia alla filosofia, dalla letteratura alle arti figurative, dal teatro alla danza, dalla psicoanalisi alle scienze esatte. Senza considerare le profonde affinità tra la sua ricerca e quella di antropologi, storici delle religioni e fisici a lui contempìoranei.
Estratto
Uno sguardo panoramico sulla rete di influenze e simmetrie tra il pensiero junghiano e la cultura del Novecento non può prescindere da alcune riflessioni. Quando ci si muove, all’interno della storia delle idee, accade spesso – come si è visto – di rilevare delle rispondenze, inerenti ai risultati raggiunti da discipline differenti che seguono percorsi e fìnalità, assai dissimili tra loro. Ciò appare in buona sintonia con la stessa dizione di “psicologia complessa” (l’altro nome della “psicologia analitica’) fondata da Jung, il cui aggettivo qualificativo, va inteso nella duplice accezione di “psicologia dei “complessi” e di psicologia, per così dire, dotata di complessità. Tale complessità, che a noi può apparire sotto le specie di una articolata serie di relazioni, di una ricca trama di prospettive e di confronti, di un sovrapporsi di strati e di recuperi culturali, ha a che vedere con lo sforzo messo in atto da Jung di dotare la psicologi del profondo d’una organicità e d’una dialettica tali da metterla in grado di entrare in relazione col mondo della storia e con le altre forme del sapere. In questo senso Jung è stato un instancabile riscopritore di realtà culturali sommerse, come nel caso dello gnosticismo e, in particolar modo, dell’alchimia. E ancora ha saputo vedere con buon anticipo sui tempi, come le vie della psicologia siano fondamentalmente le vie del dialogo con la filosofia, con la teologia, con la scienza, con l’arte. Incontri, scambi epistolari, conferenze, presenze nei media, stanno, insieme alle opere, a testimoniare la fecondità dell’approccio junghiano e la ricchezza di prospettive da esso promossa.