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In amore mai essere invadenti…

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Non è raro che gli amanti concepiscano la relazione amorosa come un bene da costudire e accrescere giorno dopo giorno, investendo su di esso il meglio che ognuno sarà in grado di offrire. Ma come ben sappiamo, gli eccessi deturpano ogni genere di iniziative e così, anche per quanto concerne il bisogno di controllare il partner, di sentirlo nostro a tutti gli effetti, un comportamento troppo invadente rischia di incrinare in modo pressoché irreparabile il rapporto.

Per noi esseri umani, quella dell’appartenenza è realmente una necessità imprescindibile: che si tratti di appartenere a un gruppo, a un’ideologia, oppure a un’altra persona, non ha importanza, perché ciò che ha valore è il vissuto di sicurezza e protezione che ne deriva. Sperimentiamo questa sensazione e il suo intenso bisogno sin dalle fasi più precoci della nostra vita, sin dal momento in cui incontriamo lo sguardo di chi si prenderà cura di noi. Sentiremo poi di appartenere ai genitori e al ristretto gruppo della famiglia, e avvertiremo così la presenza di un caldo abbraccio protettivo che ci accompagnerà lungo il nostro sviluppo.

Accade così che, una volta arrivati a una certa età variabile da individuo a individuo, si avverta la pressante esigenza di svincolarsi, di liberarsi da quell’involucro di protezione: spacchiamo il bozzolo e ci apriamo a una vita diversa, alimentata da nuovi incontri e rapporti. Ci si allontana in questo modo dal primo porto sicuro che sperimentiamo, ma non appena ciò avviene, già desideriamo lasciarci avvolgere dall’abbraccio di qualcun altro: siamo pronti ad “appartenere” nuovamente.

Si innesca così un meccanismo per il quale, pur essendone inconsapevoli, cerchiamo di ricreare nuclei protettivi analoghi a quelli da cui abbiamo voluto prendere le distanze. E’ attraverso queste dinamiche che si manifesta la dimensione della fusionalità.

Nello spazio della fusionalità, che per antonomasia viene diviso con la persona amata, possiamo vivere nuove e gratificanti situazioni, avvertire tutto il calore di cui la nostra anima ha bisogno. I rapporti impostati sul principio e la ricerca della fusionalità non sono affatto rari, eppure presentano alcuni interrogativi, fra cui spicca quello inerente il fattore temporale: non sempre il bisogno di vivere in simbiosi con l’Altro permane inalterato.

Abbandonarsi a qualcuno significa in primo luogo dargli un potere di vita e di morte su di noi, mettere nelle sue mani il nostro destino, conferirgli il diritto di scegliere se diventare il nostro angelo consolatore o il nostro demone persecutorio. Dare all’Altro tanta autorità, però, implica giocoforza il doversi confrontare con la propria sudditanza psicologica, con il pericolo di essere annientati. Può così accadere che la persona inizi a desiderare più tempo per sé e, soprattutto, a ricercare la possibilità di sperimentarsi senza l’Altro, come individuo piuttosto che come il frammento di un mosaico.

Per quanto la relazione possa rivelarsi appagante e gratificante, dunque, accade, prima o poi, che uno o entrambi i partner comincino a ricercare una sempre maggiore libertà, lottando per costruirsi uno spazio sacro e inviolabile. Riuscire a ritagliarsi luoghi e tempi assolutamente propri e impenetrabili dall’altro, è molto importante per il benessere e la sopravvivenza della relazione. La presenza costante del partner, infatti, viene per lo più letta come una minaccia e trattata come tale.

Nasce così il bisogno incontenibile di difendersi dall’invadenza e, soprattutto, dal controllo che inevitabilmente l’Altro cercherà di esercitare su di noi. Controllo e limitazione della libertà sono volti antipatici dell’amore, ma comunque esistenti. Dovremmo quindi cercare di imparare a riconoscere precocemente i segnali per far si che essi non si insinuino in maniera subdola all’interno del rapporto deteriorandolo.

Al contrario, quando si riesce a dare all’altro libertà e autonomia, il rapporto cresce e si rafforza. Se l’incontro è autentico, determinato da bisogni e valori non collettivi ma assolutamente personali, quando è l’incontro di due individualità consapevoli, allora darà luogo a un rapporto unico, irripetibile. Quando si ha la fortuna di vivere una simile esperienza e la maturità necessaria per rendere l’Altro libero dalla coercizione del controllo, si inizia a comprendere perché la dimensione amorosa si accompagni al sentimento dell’eternità.

Gli amanti dovrebbero quindi avere raggiunto una sufficiente coscienza di sé, del valore e dignità che compete loro in quanto esseri umani unici ed inimitabili. Questa è la vera forza dell’individualità, questa la possibilità di sentire di appartenere a noi stessi ancor prima che alla persona amata.

Aldo Carotenuto

Pubblicato su “Il Mattino” di Napoli, all’interno della rubrica “Eros e Pathos”. Non è stato possibile rinvenire la data esatta di pubblicazione.

 

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L'autore
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Aldo Carotenuto
Aldo Carotenuto (1933-2005) Ha insegnato Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali all'Università di Roma