Articolo pubblicato su “Paese Sera”, 19 aprile 1979
LE RAGIONI di qualsiasi comportamento umano sono in genere imputabili a fattori molteplici. È comunque impossibile fare una demarcazione fra spinte che derivano da esigenze esterne e quelle che invece hanno un’origine interiore, pur tenendo presenta la reciproca relazione che lega fra loro i diversi punti di vista. Ci si chiede il motivo dell’interesse che i giovani attualmente hanno per certe forme di spiritualità e di esperienze mistiche: non credo sia difficile rispondere se solo si tiene conto di alcuni fattori psicologici essenziali.
Il periodo dello sviluppo umano, dalla più tenera età sino all’adolescenza ed oltre, è contrassegnato dalla ricerca della sicurezza vitale; si crede cioè in qualche cosa, in genere nella famiglia e nei valori che essa rappresenta. Se diamo un’occhiata a questi valori, essi si compendiano in quella che si può chiamare razionalità, per la quale un atteggiamento corretto di studio e di sacrificio personale comporta di conseguenza nel futuro una vita serena e pacifica. Di fatto poi la vita si svolge differentemente, in quanto «razionale» non è sinonimo di felicità o di giustizia. In senso lato, la scienza che è al fondo della razionalità, è stata male interpretata. Essa non dona il paradiso, ma offre gli strumenti per capire il mondo e per cambiarlo.
Questa falsa attesa nella scienza può in molti casi spingere i giovani su di un versante opposto che non è necessariamente falso ma sicuramente diventa dannoso se viene a sua volta interpretato e vissuto come un elemento salvifico. Nessuno infatti può negare che la ricerca interiore, la meditazione, l’assaporare la dolcezza di una vita spirituale comunitaria dove vengono aboliti il danaro e l’egoismo personale, non possa essere anche una risposta all’angoscia di chi vede tradite le proprie aspettative. Ma tale ricerca dello spirituale, del tutto legittima come già detto, non lo è più quando si propone più o meno consapevolmente come crociata contro la ragione e la scienza moderna.
E qui tocchiamo il punto cruciale. Una vita completamente vissuta è quella che riesce a coprire tutti gli aspetti dell’esistenza, senza la necessità di una fede assoluta in una cosa a discapito di qualcos’altro. Infatti uno scienziato autentico non crede nella verità assoluta della sua scienza ma sa che allo stato attuale delle conoscenze bisogna accontentarsi di una teoria che, se pur soggetta nel futuro a dimostrarsi non del tutto esatta, è pur sempre meglio della semplice ignoranza. Questi giovani invece, che si rifugiano nelle dottrine orientali, mi danno proprio l’impressione di voler rifiutare la Dea Ragione solo perché non spiega tutto. Certo, questo è vero, ma non si domandano invece quanta della loro esistenza dipende proprio dalla Dea Ragione?
La vita è enormemente complessa. Solo le persone puerili cercano spiegazioni totali e i demagoghi, i santoni, guru ed altra gente simile sfruttano proprio queste esigenze infantili che in fondo ciascuno di noi conserva dentro di sé. I più coraggiosi fanno a meno dei messaggi totalizzanti e accettano le contraddizioni e lottano perché queste siano sempre minori senza illudersi però di creare in Terra il paradiso. Chi invece rimane ancorato al bisogno di sicurezza, ereditato dal rapporto con i genitori, dopo le illusioni della vita politica, e dopo aver constatato quanto dura sia la vita per chi voglia impegnarsi realmente per cambiare gli scompensi della vita stessa, crede di trovare la sua pace in una condizione di esistenza nella quale certi fatti della nostra storia vengono semplicemente ignorati. Solo unendo i bisogni della vita spirituale con le esigenze della razionalità forse potremo trovare una pur minima soluzione ai nostri problemi: ma si tratta di problemi terreni, terribilmente pratici. Per quelli che concernono Dio, lasciamo che sia lui stesso a risolverli. Probabilmente lo farà meglio di noi.
ALDO CAROTENUTO