Il rapporto autentico…

FRAMMENTI2Il rapporto autentico, fondato su una comunicazione sincera, dettata dai sentimenti, dalle emozioni, difficilmente riesce a trovare un territorio fertile nel quale affondare le proprie radici e così, nella maggioranza dei casi, cede il passo alle relazioni convenzionali, prive di qualunque potere espressivo. 

Siamo dunque impreparati a vivere rapporti autentici, stentiamo a riconoscerli e ad aprirci ad essi con fiducia e naturalezza. Persino quando si ha la fortuna o il merito di riuscire a intessere un legame importante, sincero, spesso non ce ne rendiamo conto o non ce ne vogliamo rendere conto, permettendo così che svanisca nel nulla.

In particolare i rapporti, soprattutto quelli amorosi, subiscono brusche interruzioni o incrinature proprio perché le persone coinvolte non sono abituate a confrontarsi con la sincerità dei sentimenti e delle emozioni. La diffidenza, la paura di soffrire, quella di analizzarsi, l’esitazione ad aprirsi a nuove esperienze, inducono alla rinuncia e a un triste ritrarsi nella “solitudine”, anche di coppia. 

Poiché nella nostra esistenza, per le ragioni che abbiamo espresso, dobbiamo constatare che i sentimenti vengono continuamente calpestati, è più che comprensibile essere dominati dalla paura. Tuttavia, nonostante ciò, rifugiarsi nella solitudine senza aprirsi, non può in alcun caso rivelarsi la soluzione vincente. Considerato che l’essere umano è autentico soltanto nei moti dell’anima e questi sono sempre il risultato dell’elaborazione di un intimo vissuto, sarebbe assurdo voltare loro le spalle ignorandoli.

In fondo, la nostra parte più autentica emerge soltanto nella relazione, dal confronto con l’altra persona: il rapporto è uno straordinario strumento di conoscenza profonda della nostra anima. Pertanto, quando ci troviamo impegnati in un rapporto vero, adatto a dare spazio alle emozioni più segrete, sarebbe importante non lasciarci condizionare dalla paura delle novità, della sofferenza o da ricordi scoraggianti.

Certo, nei momenti difficili della vita ci ritroveremo sempre soli, perché in realtà l’altro, per quanto ben disposto nei nostri confronti, è anch’esso un elemento singolo, “isolato”. Nonostante ciò, per nostra fortuna, l’amore ci offre il suo aiuto, permettendo quel prodigio straordinario che è l’incontro e la fusione di due monadi distinte.

L’amore, l’eros e la passione, costituiscono il cuore dell’esistenza: in nome del sentimento che si prova nei confronti della persona amata, ci sentiamo addirittura pronti a sacrificare la nostra vita. Quando il rapporto inonda il nostro animo sprigionando in noi una tale forza, cominciamo a sentirci completi, invincibili, e la realtà circostante appare ai nostri occhi diversa, migliore. Tutto acquista una nuova fisionomia, il mondo sembra brillare di una folgorante, meravigliosa, luce.

Purtroppo, però, prima o poi interviene qualcosa, qualcuno, un evento o una circostanza, che “rompe”, che spazza via il rapporto, e nella nostra mente echeggia un’unica certezza: il legame si è infranto. Si avverte ora pungente la sensazione di non potere più rimettersi in piedi, si rimane immersi in uno stato quasi allucinatorio, in un limbo di sofferenza. In virtù di ciò, del potere di vita e di morte che sembra avere su di noi, il rapporto amoroso può incutere una profonda paura.

Si tratta, tuttavia, di una paura più che legittima, comprensibile: si teme il dolore, la solitudine. Il sentimento amoroso può dunque causare una profonda sofferenza, un dilagante sconforto, e la paura che queste potenzialità insite nella relazione si traducano in atto, induce a “sfuggire il rapporto”, ad innescare – seppur inconsapevolmente – una serie di meccanismi finalizzati ad estirpare ogni possibilità di incontro, a neutralizzare gli approcci di chi mostra interesse nei nostri riguardi. 
Ma non esiste errore più grande, perché agire in questo modo significa tarpare le ali della nostra anima che, sempre inquieta e bisognosa di amore, vorrebbe volare verso l’abbraccio della persona amata. 

Aldo Carotenuto

Pubblicato su “Il Mattino” di Napoli, all’interno della rubrica “Eros e Pathos”. Non è stato possibile rinvenire la data esatta di pubblicazione.

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