Aldo Carotenuto, Milano, Bompiani, 1999
Convinto che più che essere un “lungo ragionamento” la teoria psicoanalitica sia un acceso diverbio, un dibattito in cui ognuno è libero di esprimersi come preferisce, senza sentirsi giudicato o limitato dalla presenza di un moderatore, Carotenuto mostra al lettore il volto più autentico della psicoanalisi, riuscendo al contempo a offrirne una illuminante definizione. La dimensione psicoanalitica è stata sempre fumosa, aggrovigliata, contradditoria, decisamente antipatica, ma grazie alle considerazioni di Carotenuto, sarà possibile accostarsi ad essa senza il timore riverenziale che di solito accompagna (e guasta) l’approccio a tante discipline dernier cri. Fino a quando esisterà l’uomo e la possibilità di instaurare relazioni interpersonali, la psicoanalisi potrà continuare a dormire sonni tranquilli. Ma, attenzione, ci sono sempre in agguato i Talibani della psicoanalisi, specie di insetti molesti che infestano il mondo di Freud. Molesti, ma per fortuna le loro punture non sono mortali, per la psicologia del profondo. Carotenuto si guarda bene dall’indicare l’insetticida adatto a liberarcene, si limita a suggerire di trattare anche loro come ‘pazienti’. Con la “terapia della parola”.
Estratto
La storia della psicoanalisi ci esorta a comprendere il significato e il valore del percorso individuale, a non arrestarci dinanzi agli ostacoli e a continuare la ricerca, l’antica ricerca di noi stessi. Nel far questo però la psicoanalisi non pretende – né desidera – offrirci assiomi matematici, soluzioni costanti di “corrette ipotesi di partenza”. Il destino di ognuno di noi è quello del cammino, di un percorso più o meno lungo del quale non ci è dato di conoscere la meta finale. Ciò che però ci è dato, ciò che la psicoanalisi intende esaltare, è l’idea della possibilità del cambiamento, di una trasformazione imprevedibile. Del resto non può che essere così; la psicoanalisi è arte, e l’arte è creativa, e la creatività non è quantificabile, controllabile, garantita.