In Osservazioni su alcune variazioni nella tecnica psicoanalitica, articolo pubblicato nel 1958, Loewenstein ribatte a Eissler che non esiste una definizione inoppugnabile di tecnica classica.
Per Eissler, scrive Cremerius, la funzione dell’analista consiste nei seguenti tre passi:
1) informare il paziente circa la regola fondamentale
2) preoccuparsi che essa venga rispettata
3) interpretare.
Nel 1967, in Tecnica e pratica psicoanalitica, Greenson afferma che la sola interpretazione, cioè una psicoanalisi pura, è un procedimento non terapeutico e diventa un semplice strumento di ricerca.
Cremerius ricorda a questo punto che nel repertorio degli analisti più anziani, tra i mezzi tecnici si trovano anche la suggestione e la manipolazione (e cita un articolo di Bibring del 1954, Psychoanalysis and the Dynamic Psychotherapies). Se da una parte Eissler e Greenson ritengono che la manipolazione non sia analitica e vada impiegata soltanto in situazioni estreme, Cremerius fa notare come essa faccia parte delle misure adottate quotidianamente da ogni analista:
- è manipolazione, ad esempio, tacere perrché gli effetti possano intensificarsi
- è manipolazione non analizzare la traslazione per un certo tempo allo socpo di rafforzarla
- è manipolazione utilizzare selettivamente il materiale di una seduta etc…
Tratto da J. Cremerius, “L’importanza dei dissidenti per la psicoanalisi”, cap. 4. di Limiti e possibilità della tecnica psicoanalitica.