Analista junghiano inglese, uno dei fondatori della Society of Analytical Psychology, first editor del Journal of Analytical Psychology.
Analizzato da Peter Baynes, Hilde Kirsch e Donald Meltzer.
Amico di Jung e Winnicott.
A lui si deve l’edizione inglese delle Opere di Jung.
È stato lo stesso Jung, che lo stimava, a proporlo come editor.
Fordham non si dice a posteriori dispiaciuto del fatto di non aver potuto completare la propria formazione a Zurigo (e di non essere stato analizzato da Jung) appunto in ragione dei rapporti intrattenuti con il fondatore della psicologia analitica e il suo entourage (Barbara Hannah, Jolande Jacobi etc.).
Perché Fordham entra in analisi con Meltzer, un kleiniano, all’età di 79 anni?
Innamoratosi di una donna più giovane, con la moglie Frieda seriamente malata, Fordham si rivolge a Meltzer per risolvere i propri conflitti. Meltzer, pur rifiutando di considerarsi il suo analista e preferendo parlare di supervisione, aveva accettato di incontrarlo una volta settimana. Per quanto riguarda poi il kleinismo Fordham scrive di essere convinto che “la Klein e Jung avessero indagato lo stesso materiale da vertici differenti”.
La Tecnica nell’analisi junghiana
Nel 1974, insieme a Rosemary Gordon, Judith Hubback e Kenneth Lambert, cura un volume in cui sono raccolti vari contributi su La Tecnica nell’analisi junghiana (pubblicato in edizione italiana nel 2003). Vi sono inclusi di Fordham i seguenti lavori: Note sul transfert (1957), Controtransfert (1960), Tecnica e controtransfert (1969), Note sulla conclusione dell’analisi (1969) più una replica a un contributo di Plaut. (Un commento sulla mancata incarnazione dell’archetipo). Del 1976 è lo studio Il Sè e l’autismo (ed. it. Magi 2003). Nel 1978 pubblica Jungian Psychotherapy, tradotto in italiano tre anni dopo (La psicoterapia junghiana, Astrolabio, 1981). Il volume costituisce, nelle intenzioni del suo autore “un’esposizione della pratica psicoterapeutica della ‘scuola di Londra’” (caratterizzata tra l’altro da uno scambio fertile e reciproco con la scuola kleiniana in virtù dell’importanza da essa accordata alla fantasia inconscia e al controtransfert). Fordham individua, oltre a quella di Londra (che rappresenta), altre tre scuole: la scuola di Zurigo, la scuola di San Francisco e la scuola tedesca (Dieckmann). Volumi pubblicati successivamente sono: Esplorazioni del sé, 1985 (ed. it, Magi, 2004) e Freud, Jung, Klein – The Fenceless Field: Essays on Psychoanalysis and Analytical Psychology (1998).
Links
Michael Fordham (in lingua inglese)
Libri
James Astor, “Michael Fordham e l’analisi dell’infanzia”, in C. Trombetta (a cura di), Psicologia analitica contemporanea, Bompiani, Milano, 1989
James Astor, Michael Fordham: Innovations in Analytical Psychology, 1995
Il mio rapporto con Jung mi aveva permesso di rendermi conto di una tendenza, comune non soltanto tra i suoi seguaci, ma anche tra i suoi detrattori: la psicologia analitica era trattata come una sorta di culto religioso.
(Da La psicoterapia junghiana):
La tecnica rappresenta l’azione dell’Io dell’analista. Una delle funzioni dell’Io consiste nel rinunciare alle proprie funzioni di controllo così che possano entrare in azione i processi inconsci. È proprio questa funzione dell’Io che l’analista deve necessariamente acquisire allo scopo di permettere il funzionamento dei processi proiettivi e introiettivi. Le informazioni così raccolte possono essere ricevute dall’Io che le può organizzare e, quando sia necessario, ne può comunicare il risultato al paziente.