Clarence P. Oberndorf e la tecnica analitica (americana) delle origini

Di una paziente trattata nel periodo 1909-1910 Oberndorf racconta come la terapia si svolgesse al ritmo di due sedute a settimana e che, in un periodo successivo, compreso tra il 1912 e il 1915, le sedute erano di circa una al mese.

Il “ritmo” analitico di Oberndorf non costituisce certamente un’eccezione nell’ambito della pratica analitica nordamericana. Diversamente dalle cinque o anche sei sedute settimanali praticate in Europa (per esempio da Abraham con Rado) gli psicoanalisti americani vedono i loro pazienti due o tre volte a settimana. A Putnam è lo stesso Jones a scrivere che una seduta settimanale è assolutamente out of the question.

Soprattutto, sono “naturalmente” portati, gli psicoanalisti americani, a una relazione frontale, “face to face” come scrive Oberndorf. Il quale, in un articolo pubblicato nel 1913 intitolato “The Scope and Technique of Psycho-Analysis” scrive che Freud lavora con i pazienti distesi, ma aggiunge che la maggior parte degli analisti consente ai pazienti di assumere una qualsiasi, comoda, posizione. Ora, i “most analysts” di cui parla Oberndorf, sono gli psicoanalisti americani, evidentemente.

D’altronde Oberndorf è ben consapevole del fatto che le nozioni fondamentali di tecnica analitica sono state concepite da psicoanalisti (europei) non analizzati (il che implica come gli europei non possano, per così dire, dettar legge in fatto di tecnica analitica). Tale circostanza, unitamente alla difficoltà di condurre analisi con i pionieri europei o anche, là dove avevano luogo, alla loro sporadicità, spiega la realtà delle analisi reciproche condotte dagli psicoanalisti americani (ad esempio da Jelliffe con White). A tutto questo Oberndorf aggiunge che, nonostante la fuoriuscita dal solco psicoanalitico dei maggiori dissidenti (Adler, Stekel, Jung), persisteva nel gruppo freudiano un marcato dissaccordo sia sulla teoria sia sulla tecnica analitica.

Una diversificazione tra pratica analitica nordamericana e pratica analitica europea è in atto fin dalle origini. Ciò è ulteriormente evidenziato dall’aver considerato, è ancora Oberndorf a sostenerlo, la psicoanalisi una branca della psichiatria e della medicina. Sin dall’inizio la New York Psychoanalytic Society (fondata da Brill) accetta soltanto medici che fanno psicoanalisi. Di qui si comprende perchè Ferenczi, d’accordo con Freud sulla legittimità dell’analisi laica, non venisse favorevolmente accolto dall’intellighenzia psicoanalitica americana.

Un’altra differenza è evidente nel pronunciamento di Putnam (comunicato epistolarmente a Freud) secondo cui l’analisi deve migliorare la statura etica del paziente. Nessun paziente, ritiene Putnam, va considerato veramente guarito se non diventa migliore da un punto di vista morale. Di converso una rigenerazione morale aiuta a liquidare i sintomi. Freud, va da sé, non è d’accordo. In particolare Putnam esige una sorta di superiorità, angelicità morale da parte dello psicoanalista. Freud, va da sé ancor di più, non è d’accordo.

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Giorgio Antonelli