L’analisi di Nancy e i 5 sistemi motivazionali

Recensione a Lichtenberg-Lachman-Fosshage, Lo scambio clinico, la teoria dei sistemi motivazionali e i nuovi principi della tecnica psicoanalitica, 1996, Milano, Raffaello Cortina, 2000

Non sono molte, nella pur vasta letteratura clinica, le presentazioni dei casi di trattamento terapeutico o analitico. Lo stesso Freud ne espone solo 5. Il caso di Dora, L’uomo dei Lupi, L’uomo dei topi, Il piccolo Hans e Il caso Schreber. Di essi solo i primi tre permettono di illustrare e discutere i parametri tecnici e di metterli in relazione con lo svolgimento del processo terapeutico. Illustri eccezioni sono state The psychoanalitic process: a case illustration, 1972, in cui Dewald si propone di dimostrare attraverso l’esposizione chilometrica dell’analisi di una giovane ventisettenne psicotica, la riuscita applicazione dei canoni della psicologia dell’Io. E L’Analisi del Signor Z, 1979, in cui Kohut svolge una comparazione fra due tipi di analisi: classica, freudiana, alla ricerca di tematiche conflittuali edipiche e, due anni dopo, alla ricerca di tematiche narcisistiche irrisolte. Solo la seconda analisi, applicata con i nuovi canoni della psicologia del Sé, riesce a recuperare gli errori della prima e a curare in modo radicale le difficoltà relazionali del paziente.

In tutta la letteratura nordamericana Gedo conta solo 49 casi clinici di psicoanalisi pubblicati.

In ‘Lo scambio clinico’, Lichtenberg sceglie proprio questa strada, inusuale e avvincente, per dimostrare l’applicabilità della propria teoria dei 5 sistemi motivazionali, gia precedentemente presentati in Psicoanalisi e sistemi motivazionali, 1995. Lo scambio clinico è l’esposizione e il commento di sequenze cronologiche dell’analisi di Nancy, una ragazza trentenne tenuta in cura per 9 anni.

Nancy ha un’infanzia difficile. Alla sua nascita, a causa di una placenta previa, la madre si ritira dai propri genitori e lascia che la figlia venga allevata dal padre e dal nonno. Le uniche figure positive e benevole della famiglia. Al ritorno della madre, Nancy rievoca la delusione e il distacco dei suoi rapporti attraverso quelle che Lichtenberg definisce ‘scene modello’. Cioè scene ricorrenti, emotivamente dense, all’interno delle narrazioni del setting, le quali definiscono lo status di una relazione. In particolare Nancy ricorda l’irrigidimento della gamba della madre, ogni volta che da piccola in uno slancio d’amore tentava di abbracciarla. Salvo poi, la madre, effondersi in complimenti e affettuosità per la vista o la vicinanza del fratello Matt, il prediletto della casa. Altra scena modello che incardina i temi relazionali all’interno della famiglia di Nancy è data dalla ‘scena del tavolo’. In cui Matt è posto sopra un tavolo dalla madre per farlo cantare. Nancy a fatica si arrampica su di una sedia e raggiunge il fratello, per imitarlo. Ma la madre, rimproverandola per il suo gesto di impossibile emulazione delle doti di Matt, la ripone per terra. “Solo Matt è il cantante di casa”.

Matt è un sadico. Da piccolo si masturba sulla schiena di Nancy. Talora si diverte a chiuderle la bocca, fino a farle mancare il fiato. Quando Nancy riesce a liberrarsi, al limite delle sue riserve di ossigeno, e rimprovera Matt davanti alla madre, entrambi, fratello e madre, la criticano per non aver capito, per mancanza di affetto, che si trattava solo di un gioco. E’ lei, Nancy la bambina malevola e provocatrice.

L’uso delle scene modello è solo uno dei dieci principi tecnici suggeriti da Lichtenberg. Forse uno dei più convincenti in fase applicativa. Gli altri, ugualmente importanti, sono la costruzione di una cornice amichevole e attendibile. Definizione che non coincide con la gratificazione ad oltranza delle aspettative idiosincratiche del paziente, ma con la tendenza dell’analista o del terapeuta a comprendere i bisogni e i desideri del paziente. Ad esempio, Nancy in analisi aveva dimostrato di non gradire, perché pronunciato, a suo giudizio, con un falso tono affettuoso, la frase di commiato: “Il nostro tempo è scaduto adesso”. L’analista decide di accondiscendere alla richiesta, togliendo dalla usuale formula di saluto la parola “adesso”. Il secondo principio è la percezione empatica, cioè la capacità dell’analista di orientarsi dall’interno della prospettiva del paziente. Il terzo principio è la ricerca dell’affetto specifico vissuto dal paziente in quella situazione. E’ solo in base al rinvenimento dell’affetto specifico che si può poi giungere all’identificazione di quale dei cinque sistemi motivazionali, di cui parleremo in seguito, è in atto. Il quarto principio recita “il messaggio contiene il messaggio”. A differenza della psicoanalisi per la quale il vero messaggio del paziente è sempre celato dietro ciò che è manifesto, Lichtenberg propone di considerare con positività quanto riferito dal paziente. Senza sistematicamente svalutarne il reale contenuto a favore di pregiudizi dietrologici. Solo così è possibile minimizzare le resistenze iatrogene del paziente, in un clima di sicurezza e di basso livello di intrusività.

Il quinto principio invita a formulare le domande per riempire l’involucro narrativo. Compito irrinunciabile del terapeuta è una ricostruzione attendibile delle narrative del paziente, per dimostrare il proprio personale interesse alla terapia e per conseguire l’effetto terapeutico che ogni presentazione narrativa coerente ha sul trattamento.

Il sesto principio consiste in un lavoro di sartoria: indossare le attribuzioni del paziente. L’analista è invitato a vedere se stesso così come lo vede il paziente, impegnandosi in una attualizzazione del ruolo con cui viene identificato

Le conseguenze positive di una corretta applicazione di questo principio sono l’esplorazione degli aspetti intersoggettivi del transfert, la possibilità di fornire continuità al corso della seduta e l’invito ad un senso del gioco come forma di comunicazione. Ad esempio, all’inizio dell’analisi di Nancy, su Lichtenberg viene proiettato il ruolo di possibile maniaco sessuale. Nancy accusa l’analista di essere perversamente intento ad esporla a discorsi a sfondo sessuale. L’analista accetta di discutere –per paradosso- l’attribuzione, che grazie a questa disponibilità al dialogo verrà ampiamente superata.

Il settimo principio, sarebbe stato meglio dire consiglio terapeutico, è come già discusso, la costruzione congiunta di scene modello. Come ad esempio quella della gamba rigida della madre. L’ottavo principio consiste nell’invito all’esplorazione dei motivi avversativi –resistenza, rabbia- al pari di qualsiasi altro messaggio espresso all’interno del setting. Il nono principio –siamo quasi al termine di questa estenuante elencazione- consiste nel raggruppare le possibilità di intervento dell’analista nel processo terapeutiche in tre forme. Un tipo di intervento per riecheggiare le parole del paziente, permettendo l’ampliamento dell’esposizione dei contenuti con formule interrogative quali: “E’ questo che mi stai dicendo?” oppure “Sta dicendo che…?”. Una seconda modalità di intervento riguarda l’espressione del punto di vista dell’analista, per prendere posizioni personali attraverso valutazioni, sentimenti o impressioni. Ed infine l’ultimo gruppo di interventi: che Lichtenberg definisce con un ossimoro, e cioè “coinvolgimenti spontanei disciplinati”. Delle piccole, gioiose, impertinenti, provocazioni. Per accrescere, con arguzia, la capacita all’interno del setting di giocare empaticamente, dimostrando la capacità di un umorismo imprevisto e coscienzioso. L’ultimo principio, ma il piacere della rubricazione di Lichtenberg continua in seguito con il capitolo delle motivazioni, è l’interpretazione della sequenza degli interventi dell’analista e delle risposte del paziente.

Scopo della presentazione dell’analisi di Nancy attraverso i dieci principi operativi è dimostrare la possibilità di individuare la presenza, alternante o simultanea, di uno o più dei cinque sistemi motivazionali. Che Lichtenberg pone alla base di ogni condotta e ama raggruppare in questo modo. Il primo è chiamato la regolazione psichica delle esigenze fisiologiche. E’ un principio minimalista che ci piace. Lichtenberg lo spiega con un esempio. Se un paziente che soffre di asma racconta, attraverso le sue associazioni, la possibilità di identificare la bomboletta che stringe in mano e il cui contenuto è spruzzato in bocca durante gli accessi acuti, con la mano della madre, uno psicoanalista classico parlerà di complesso edipico. Lichtenber preferisce fermarsi al dato fenomenologico e parlare di insufficiente regolazione psichica delle esigenze fisiologiche, rimandando le interpretazioni ad una analisi più approfondita e meno dogmatica delle resistenze infantile allo sviluppo. Nel caso di Nancy la disorganizzazione di questo primo sistema motivazionale era presente nella sua difficoltà a provare l’orgasmo, che si risolverà solo al termine dei nove anni di analisi, e nell’enuresi e nella stitichezza che l’ha accompagnata per tutta l’adolescenza. Il secondo principio deriva direttamente dall’infant reserch a cui Lichtenberg si richiama spesso, ed è il sistema motivazionale definito come attaccamento e affiliazione. I suoi ambivalenti rapporti di amore e odio con la madre costituiscono per Nancy uno degli oggetti di maggiore importanza nella discussione analitica. Il terzo principio motivazionale è l’esigenza di esplorazione e assertività. Che Nancy sviluppa come forma di competizione con il fratello Matt. Il quarto sistema motivazionale è garantito dalla presenza dell’aggressività e il quinto –non poteva mancare- è dato dal piacere sensuale e dall’eccitamento sessuale.

Infinitamente ripetitiva e logorroica è la parte restante del libro. Monotona e compiaciuta riflessione sugli elementi dell’analisi precedentemente e già esaurientemente esposta..

Al termine del suo lavoro, vi è un capitolo dedicato alle possibili obiezioni. In cui, fra le altre perplessità, lo stesso Lichtenberg si domanda che peso dare alle teoriche distinzioni di principi terapeutici e sistemi motivazionali all’interno della complessità di una analisi. La risposta finale, del tutto condivisibile, è che lo schema dei sistemi motivazionali, così come quello dei principi analitici proposti, può aiutare ad offrire un centro di attenzione provvisorio, anche se non certamente una diagnosi certificabile minuto per minuto.

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Antonio Dorella