Riflessioni sul libro Paghi tu il denaro nella coppia di Bernard Prieur e Sophie Guillou, Libra Editore 2008.
In Giornale Storico del Centro Studi Psicologia e Letteratura, 7, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2008
Durante la preparazione di questo articolo mi è capitato di ascoltare alla radio una canzone di Ligabue (noto cantautore italiano) il cui ritornello recita “L’amore conta e conta gli anni a chi non è mai stato pronto…”. Questo verso mi sembra riesca a cogliere bene la duplicità insita nel verbo contare il quale può indicare l’atto di numerare e calcolare, oppure un’attribuzione di importanza su base affettiva (“Tu conti per me!”).
Partendo dall’analisi della doppia valenza linguistica di questo verbo, lo psicoanalista Bernard Prieur e la giornalista Sophie Guillou sostengono che amare e contare debbono essere considerati, all’interno della dinamica di coppia, come due aspetti complementari, nonostante la voce popolare sia del parere che “in amore non si conta”.
In realtà il denaro è un registro simbolico attraverso cui i singoli individui e le coppie regolano una serie di conti, economici ed affettivi e soprattutto, essendo una moneta di scambio, questi tocca le radici profonde dell’identità di ciascun individuo, perché non può essere separato dalla funzione che gli è assegnata, né dalle intenzioni di colui che lo utilizza.
L’uomo è un essere di scambio e di relazioni, tanto che la sua stessa vita, sin dalla nascita, si basa sulla capacità di ricevere e di dare, tuttavia secondo gli autori, il denaro è diventato l’ultimo tabù dell’Occidente: in televisione, sui giornali, all’interno dei setting analitici ormai si parla tranquillamente di qualsiasi argomento legato alle pratiche sessuali, al contrario la questione del denaro nella coppia è quasi sempre taciuta o, come diremmo noi psicoanalisti, rimossa.
I motivi di tale rimozione sono diversi: da una parte è socialmente radicata l’idea secondo cui il denaro sia sinonimo di calcolo negativo e quindi in opposizione con l’idea dell’amore disinteressato; dall’altra parte esiste il timore negli individui di confrontarsi con la quotidianità e la noia delle sue incombenze pratiche, così le spese giornaliere e il budget familiare diventano aspetti rimossi che, tuttavia, tendono a riemergere violentemente durante i processi di separazione tra gli individui, quando questi ultimi cominciano a fare i conti con lo spirito distruttivo di vendetta e rivincita.
Per questo gli autori suggeriscono di far uscire dalla rimozione l’argomento denaro affinché le coppie possano comprendere e accettare che tutta la relazione è fondata su debiti, crediti, rimborsi pecuniari e affettivi: Prieur sostiene che sia indispensabile imparare a nominare chiaramente ciò che possediamo, ciò che accettiamo di donare o di dividere con l’altro piuttosto che fingere di essere e avere gli stessi bisogni psicologici/economici.
La coppia può imparare a organizzarsi in base ai bisogni e ai mezzi di ciascuno attraverso il valore della generosità, non solo materiale, ma dei sentimenti, dell’impegno, degli affetti e delle responsabilità, ovvero è fondamentale che avvenga tra due persone che si amano l’accettazione delle reciproche differenze, senza cadere nel regolamento di conti.
Così appare evidente che non ci si può amare senza calcolare, una visione questa forse poco romantica, ma sicuramente più aderente alla realtà e al rispetto delle singole identità all’interno della coppia, laddove il dare e avere non si gioca solo sull’elemento pecuniario ma deve comprendere anche i doni in termini di affettività, disponibilità emotiva e di responsabilità rispetto alla vita familiare.
Forse coniugare i verbi amare e contare può essere davvero una possibilità per costruire e ripensare la coppia in termini più soddisfacenti e creativi.