OSCURITA’ E LUCE – N. 37 DEL GIORNALE STORICO
OSCURITA’ E LUCE – N. 37 DEL GIORNALE STORICO
/ 3 Gennaio 2024 0 Commenti

Oscurità e Luce appaiono nell’immediato come due opposti che si alternano in una successione continua laddove è presente l’uno, viene escluso l’altro secondo una sequenza ‘prestabilita’ con due sole possibilità di ‘incontro’ il tramonto e l’aurora. Oppure, come suggerisce l’immagine cinese del Tao, simbolo della dualità e dell’unità degli opposti, come è perfettamente illustrato dal simbolo del T’ai Chi T’u, ogni elemento contiene al suo interno il seme del proprio contrario. Inoltre, alla massima espressione dello Yang corrisponde la nascita dello Yin, e viceversa. Se osserviamo questi due fenomeni naturali ci accorgiamo che il progressivo apparire dell’uno cancella l’altro. Entrambe le dimensioni pongono un tema che ci accompagna e ci condiziona per tutta la durata della vita: la dualità. Fin dall’inizio, dalla nascita in poi, (momento fondamentale che attraverso la separazione dal corpo della madre, da un corpo che ne contiene due ci saranno due corpi) siamo immersi in due dimensioni, quella del tempo, e quella di una forma fisica, un corpo di carne. Del corpo, col tempo, conosciamo i limiti, la fragilità, ma anche la capacità di reggere gli insulti propri della durata. Presto scopriamo altre dualità: mente e corpo, sebbene unite in un solo organismo. E così, si susseguono altri opposti: giorno notte bianco nero alto basso caldo freddo vita morte passato futuro bello brutto piacere dolore: gli opposti che governano la nostra vita. Il nostro corpo, ad esempio, è condizionato per la sua sopravvivenza dal respiro (ispirare /espirare), dall’attività del cuore (sistole/diastole), e, nelle facoltà cognitive, ci sono due emisferi del cervello che promuovono, o interferiscono, con le nostre azioni. Inoltre ci sono due sessi.
Infine, dal ritmo sonno veglia, apprendiamo che esistono due opportunità esistenziali, quelle strettamente biologiche e psicofisiologiche, e le attività immaginative. In questa prospettiva, Possiamo pensare al sogno come ad una seconda opportunità esistenziale, come una porta aperta che rivela al nostro Io un ‘mundus imaginalis’ che ha una sua propria narrazione, un suo linguaggio. Gilbert Durand, ci regala un’ulteriore approccio alla dualità dividendo l’esperienza umana in due momenti topici, governati da due regimi: “il regime diurno delle immagini e il regime notturno delle immagini” [ Gilbert Durand, Le strutture antropologiche dell’immaginario, Dedalo libri, 1972].
E, poiché riusciamo a percepirla, siamo anche chiamati a conoscerla, affrontando quella costante tensione tra gli opposti che si propone, che ci interroga. Jung, ad esempio, suggerisce di risolvere quella tensione in una ‘coincidentia oppositorum’ che porta alla completezza dell’esperienza umana.
A volte i sogni, durante un percorso di analisi, indicano la strada, o mostrano aspetti oscuri della nostra personalità, rivelandoci quello che siamo al di là di come pensiamo di essere. V. Lingiardi, nella sua ultima pubblicazione, a proposito dei sogni, ci dice che: “Sono immagini di pensiero, racconti involontari che parlano di noi. Chiedono ascolto, servono la vita”.
Il Direttore
Amato Luciano Fargnoli