Mutatis mutandis è una celebre espressione latina, usata solitamente come incidentale, il cui significato letterale è “cambiate le cose che sono da cambiarsi”.“È un’espressione usata come inciso per avvertire che, asserendo la sostanziale identità di due fatti, si vuole prescindere dalle circostanze di carattere contingente, naturalmente diverse: mutatis mutandis, la situazione è la stessa.”[1]
Nella lingua italiana è utilizzata per paragoni o analogie, per far presente che, al di là delle differenze contingenti, la sostanza rimane pressoché la medesima.
Etimologicamente, la parola Mutazione rimanda alle funzioni di Cambiamento, Alterazione, Trasformazione; Cambiare, poi, introduce altre funzioni quali Variare, Modificare, Sostituire.[2]
Quale lettura psicologica è possibile intraprendere alla luce di queste informazioni?
Un punto di partenza è definire cos’è opportuno mutare e per quale ragione. È importante successivamente comprendere cosa si intenda per sostanza che rimane invariata e quale ruolo svolgono le funzioni Cambiamento, Alterazione, Trasformazione, Variazione, Modifica.
La risposta alla prima ricerca appare semplice, perché è sì opportuno modificare atteggiamenti, stili e modi rispetto ad un naturale e probabilmente collaudato comportamento che dà in primis un senso di sicurezza, ma tale scelta non sempre è la più adeguata. Un comportamento opportuno in ogni situazione, risponde alla seconda questione: per quale ragione cambiare.
Potendo far riferimento alla mia esperienza da psicoterapeuta, posso affermare che ci sono stati pazienti che hanno dovuto fare i conti con la propria predisposizione a comportarsi. È stato raccontato che modalità di interazione irruente, per esporre le proprie idee, hanno comportato quando un distacco delle persone vicine, quando la consapevolezza di non riuscire, ad esporre il proprio punto di vista, perché la situazione degenerava in litigio o sterile discussione.
Le mutazioni quindi possono essere lette come opra contra natura: ciò che non si concilia a ciò che è definibile convenzionale oppure ordinario per l’individuo (e per la psiche), può generare inquietudine, contrasto, ansia, stress; vuol dire che la persona deve prendere in considerazione il fatto che non può sempre agire secondo ciò che ritiene giusto fare, ma deve sviluppare un’intelligenza emotiva (e deve essere capace di utilizzarla) così da porsi empaticamente verso l’altro, riconoscerlo in tutti i suoi aspetti.
Nella mia esperienza clinica, persone con aspetti astrologici che prefigurano una relazione di dinamicità tra Luna e Mercurio e Luna e Marte, sembrano predisposti all’irascibilità che causa una difficoltà di comunicazione con l’altro; ho sempre sollecitato a riflettere che probabilmente è bene conoscere chi si ha di fronte, in quale modo ragiona, l’indole ad agire, quali sono le caratteristiche e peculiarità rilevanti, così da poter raggiungere lo scopo comunicativo prefisso ed evitare il conflitto.
Ogni individuo deve compiere un profondo processo di riflessione nel quale deve affrontare il fatto che il mutare non significa sostituire permanentemente, ma a seconda delle esigenze; va compreso che ci sono parti della personalità che, seppur in antitesi con atteggiamenti più frequenti, non sono fattori completamente estranei, ma potenziali strumenti di cui fruire per raggiungere un maggiore benessere personale. Tale cambiamento è possibile e attuabile, poiché la sostanza che rimane invariata è l’individuo stesso.
Saper variare significa anche riconoscere, e soprattutto interpretare, il proprio ruolo sociale; indossare sì la maschera opportuna, ma anche saperla portare. Il portamento deriva dalla capacità di non agire sempre alla stessa maniera, ma saper andare anche contro la propria natura perché si è compreso che non significa “abbassare la testa” e soccombere (snaturarsi), ma avere una via “altra” per evitare conflitti, ansie e frustrazioni.
Il lavoro terapeutico è finalizzato al confronto con la propria Persona: prendere coscienza di tutti quei tratti della personalità e peculiarità che definiscono l’individuo esteriormente. È un percorso che deve necessariamente considerare anche tutti quei tratti della personalità che non sono ammessi o addirittura rimossi; questi aspetti sono parti della personalità che non sono stati ancora compresi e differenziati, che fanno parte dell’Ombra.
La Persona complesso sistema di relazioni tra gli individui, poiché funge da maschera ( in latino, persona) che ha il compito di assolvere al ruolo sociale prefisso, ma anche di celare la vera natura individuale. Le diverse esigenze, inoltre, possono comportare la formazione di differenti maschere, diverse Persone che sappiano rispondere al processo di socializzazione dell’individuo. Questo processo comporta molteplici esigenze di ruolo e ne consegue la necessità di avere un ampio repertorio di maschere; la Persona sarebbe così il risultato delle aspettative ed esigenze che riguardano sia gli ambiti personali, sia sociali, sia professionali. La Persona è caratterizzata anche dalle qualità giudicate positivamente dalla società.[3]
Ogni individuo per rispondere esaustivamente a tutte le richieste che provengono dalla società può sviluppare ansie, tensioni e stress perché il ruolo che deve ricoprire può essere investito da aspettative sempre maggiori. Per comprendere come egli agisca e potrebbe agire, possiamo analizzare i teonimi Mutazione e Cambiamento, così da definire con cosa bisogna confrontarsi.
Alterazione e Trasformazione sono le funzioni che fanno riferimento a Mutazione; la prima si riferisce alla modifica dell’essenza di un qualcosa tanto da peggiorarla, la seconda al mutare forma, aspetto, carattere, sentimenti, idee. Modifica, Sostituzione, Variazione sono le funzioni che si riferiscono al teonimo Cambiamento e si riferiscono rispettivamente alle funzioni mutare in parte o completamente, mettere al posto di, diversificare.[4]
Tutte le funzioni sembrano sinonimi in quanto sembrano tendere ad uno scopo: se Trasformazione si riferisce alla funzione di mutare atteggiamenti e carattere, Cambiamento specifica se questa mutazione deve avvenire in parte oppure completamente. Bisogna diversificare e non “mettere al posto di” in maniera definitiva, perché un determinato atteggiamento non è mai di per sé negativo. Nell’esperienza terapeutica, ho suggerito che a chi si presentava piuttosto irascibile di riflettere se questa modalità di relazione fosse utile, ma non di eliminarla perentoriamente; quando è necessario alzare la voce è bene farlo, ma forse non è conveniente entrare sempre in contrasto con chi si interloquisce. Qui si ripropone la considerazione già fatta di capire con chi si sta interagendo, quali sono le peculiarità ed il carattere dell’altro, per avere un’interazione funzionale. È necessario, forse, saper diversificare: Variazione dà la possibilità di essere flessibili ed anche resilienti, Alterazione di cambiare nel profondo. Per “cambiare” non si intende, tuttavia, passare da un comportamento ad un altro, ma non fissarsi su atteggiamenti e modalità univoche di interazione, accogliendo la possibilità di usarne diversi a seconda delle situazioni. Ogni cosa ha uno scopo o una funzione, nulla è positivo o negativo di per sé.
Il come si agisce e si potrebbe agire si concentra soprattutto su questa semplice quanto esplicativa riflessione: ognuno è potenzialmente capace di mutare, di cambiare; diviene così importante, conoscere sì il contesto “personale”, ma anche la realtà, la società in cui ogni persona si trova a vivere.
Siamo parte di una società che viene definita “liquido-moderna”: le situazioni in cui le persone sono coinvolte modificandosi velocemente, non permettono che modi di agire, di comportamento, possano consolidarsi come abitudini e procedure. Abbiamo oltretutto subito anche un tempo di crisi in campo economico, sociale, geopolitico che ha introdotto il tarlo dell’incertezza.
L’oggi non consegna più garanzie sul futuro, evidenzia l’affermazione della precarietà. Il come si agisce e si potrebbe agire, in questo caso, riguarda l’educazione all’incertezza: la prevenzione dei rischi e l’acquisizione di idonei abiti mentali potrebbero permettere una gestione a livello psicologico di tutto ciò che l’individuo ritiene un problema o un fattore stressante. In questo modo, vi sarà la possibilità di mettere in campo conoscenze, strategie e comportamenti nei contesti che lo richiedono; il terapeuta suggerirà riflessioni per far elaborare la migliore strategia di comportamento in modo da poter mutare a seconda delle esigenze ed anche di poter una nuova e re – visionata scala di valori.[5]
Lo scopo e la finalità dovrebbe riguardare il “ben-essere”, per evitare di sopravvivere, ovvero sotto-vivere, essere privati delle gioie che la vita può portare, soddisfare con difficoltà bisogni elementari e alimentari, non poter sviluppare le proprie aspirazioni individuali.[6]
Il ben-essere, al contrario, si ha quando si ha una relazione sentimentale, quando si raggiungono gli obiettivi, quando si compie una buona azione, quando si partecipa ad un convivio. L’individuo è immerso, però, in una società dove il ben- essere ha assunto connotati materialistici: belle vacanze, denaro sempre disponibile, posizione sociale o professionale di riguardo[7]; è divenuto fondamentale avere un riconoscimento mediale fatto di click, e “mi piace”, che determina l’appartenenza ed il riconoscimento sociale, ma che definisce anche l’individualità.
La canzone “Come si cambia” di Fiorella Mannoia all’interno del ritornello propone un cambiamento” per non morire, per amore, per non soffrire, per rincominciare”. Il testo di questo brano offre diversi spunti di riflessione sul perché a volte le persone siano costrette a mutare: la morte, sicuramente simbolica, si riferisce all’annientamento e alla subordinazione; per amore si cambia per andare incontro al partner, ma anche per amore verso un altro affetto che sia amico o familiare, riguarda l’empatia, l’esserci per l’altro; per non soffrire e rincominciare si muta quando si affronta una difficoltà, la si supera e si ritorna con resilienza alla vita di tutti giorni. Solo dopo essere stati con se stessi, valutato i propri talenti e limiti, si torna al ben – essere.
Gli individui si trovano ad affrontare un contesto di vita in continua mutazione ed anche loro devo stare al passo e saper mutare. Viviamo un periodo storico che può essere descritto con la parola Mutazione e le funzioni che la rappresentano. Di mutazioni in effetti ne abbiamo vissute e ne stiamo vivendo molte: geopolitiche, economiche, sociali, fatte anche di disastri naturali e pandemie.
Marco Pesatori nella rubrica che cura all’interno del settimanale di Repubblica, “D”, propone come argomento della sua rubrica astrologica, la parola Cosmico. Ricorda che in greco kosmos significa ordine, ed il divenire cosmico per l’uomo significa ritrovare il senso di un ordine interiore. Aggiunge che secondo James Hillman l’armonia si è perduta perché l’uomo ha compiuto una mutazione: nel proprio centro non ha più ciò che è definibile inconscio ma il business (mutazione che può essere letta attraverso il teonimo Alterazione: cambiamento di un qualcosa peggiorandola); ciò comporterebbe un Sé fittizio senza armonia con il macro – cosmo, togliendo così alle persone pace, serenità e felicità.[8]
I terapeuti molto spesso si trovano di fronte persone che abitano una società che è in contrasto con il cluster di immaginari che definisce la loro Persona. Due esempi, tratti dalla mia esperienza, possono essere i seguenti che riguardano, entrambi, la coppia. Quando l’uomo una psiche costellata di immaginari che definiscono nella donna l’obbligo una sorta di subordinazione, entra in contrasto con il contesto sociale in cui vive, dove la moglie non sarà molto probabilmente “libertina” ma è vissuta e percepita in questo modo perché mostra una certa autonomia. Generalmente, poi, quando la donna avanzi richiesta di separazione, se il marito ha immaginari di famiglia più vicini alla società rurale che a quella post – moderna, si rischiano violenze e femminicidi.
Il secondo esempio presenta un uomo i cui immaginari di materno e paterno oggi giorno possono essere definiti arcaici. La funzione paterna è sempre stata quella di guida e regole, mentre quella materna di accoglienza e nutrimento; dal 1 dicembre del 1970, il divorzio ha sancito anche la fusione di queste funzioni, di questi immaginari psichici. Ad oggi le funzioni di materno e paterno assolvono a tutti e quattro i compiti, ma se un padre ha un immaginario paterno che è riscontrabile sia precedente alla legge sul divorzio, si assiste alla mancata collaborazione alla compagna; ci si occuperà forse della prole in altra età come magari accadeva dall’impero romano, fino a qualche decennio fa, ma bisogna fare i conti con il fatto che i dodicenni di oggi non sono quelli di allora. Si è fatto riferimento a coppie eterosessuali, ma in quelle omosessuali può non esserci alcuna differenza: un/una partner può avere un cluster di immaginari arcaici come uno di immaginari contemporanei.
Cosa va mutato? Va mutato l’immaginario, cioè integrata la funzione paterna in quella materna e quella materna in quella materna.
L’esperienza clinica mi ha portato ad osservare anche coppie che hanno immaginari con le funzioni integrate e che si rivolgono al professionista per comprendere le difficoltà che incontrano nell’educare i figli: di solito consistono nel negare un permesso e non spiegare il perché; non parlare sinceramente ai figli; avere due stili educativi opposti, uno rigidamente normativo, l’altro eccessivamente assertivo[9].
La sola proposta di parlare chiaramente ai figli e di trovare uno stile educativo comune, appare sufficiente alle coppie che a volte interrompono il percorso (se di percorso di può parlare) dopo solamente uno o due incontri, rinunciando a riflettere con il terapeuta sul “come” vengono date le spiegazioni e se lo stile educativo risulta funzionale.
Tornando a Mutazione, il terapeuta dovrebbe insegnare la resilienza, così da portare gli individui a riflettere su se stessi per elaborare comportamenti che siano funzionali al contesto di cui fanno parte. Questa educazione non riguarda solamente i contesti di crisi o post – crisi, ma la vita di tutti i giorni: come si è detto, si vive un tempo dove la precarietà è sovrana e dove è impossibile definire comportamenti ed abitudini validi una volta per tutte. Questo continuo mutare comporta difficoltà che si possono affrontare essendo “vaccinati” all’incertezza e resilienza. Come? Portando a conoscenza delle varie funzioni, già considerate, di Mutazione: Cambiamento, Alterazione, Trasformazione, Modifica, Sostituzione e Variazione. Dopo averle comprese, il terapeuta deve accompagnare il proprio assistito alla riflessione con suggerimenti su come e quando poterle usare senza temere che ciò tradisca la propria natura, rassicurando il paziente sul fatto che l’antica locuzione latina “mutatis mutandis” non ha affatto perso la sua veridicità. Cambiati i comportamenti che sono da cambiare, l’individuo non perderà la sua integrità; acquisirà piuttosto una maggiore consapevolezza di se stesso, evolvendo all’interno di quello che è il suo processo di individuazione.
BIBLIOGRAFIA
Cortelazzo M., Cortelazzo M. A., (a cura di), L’Etimologico Minore, Bologna, Zanichelli, 2017.
Morin, E., Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione. Milano, Raffaello Cortina Editore, 2020.
Pesatori, M., Cosmico, in D, settimanale di Repubblica, anno 27 n° 1270, 8 gennaio 2020.
Roth, W., Incontrare Jung. Introduzione alla psicologia analitica. , Roma, Edizioni Magi, 2006.
Vaccarelli, A., Le prove della vita. Promuovere la resilienza nella relazione educativa. Milano, FrancoAngeli, 2020.
SITOGRAFIA
https://www.treccani.it/vocabolario/mutatis-mutandis/
ABSTRACT
Attraverso i significati etimologici di Mutazione e Cambiamento si è voluto fornire una modalità di impostare la terapia per suggerire che conoscere l’altro nei suoi aspetti e peculiarità può essere una modalità funzionale. Ogni funzione ha una sfumatura che riguarda da vicino l’individuo, che dovrebbe apprendere e saper utilizzare, riconoscendo anche il momento d’uso socialmente opportuno. Il terapeuta deve accompagnare la riflessione, che porterà a questo apprendimento, attraverso suggerimenti ed interrogativi, cosicché l’individuo possa riflettere su sé stesso e sul proprio benessere. Si è scelto, inoltre, di integrare la riflessione teorica sia con possibili contesti generali sia con esperienze maturate nel setting.
Mutazione, Cambiamento, Alterazione, Trasformazione, Modifica, Sostituzione, Variazione.
Through the etymological meanings of Mutation and Change, we wanted to provide a way of setting up the therapy to suggest that knowing the other in its aspects and peculiarities can be a functional modality. Each function has a nuance that closely affects the individual, who should learn and know how to use, also recognizing the socially appropriate moment of use. The therapist must accompany the reflection, which will lead to this learning, through suggestions and questions, so that the individual can reflect on himself and on his own well-being. Furthermore, it was decided to integrate the theoretical reflection both with possible general contexts and with experiences matured in the setting.
Mutation, Change, Alteration, Transformation, Modification, Substitution, Variation.
Il Dott. Silvi Mike è psicologo e psicoterapeuta ad orientamento dinamico – archetipico. Ha compiuto il percorso di studi universitari presso l’Università degli Studi dell’Aquila, conseguendo, nel 2011, la Laurea Triennale di primo livello in Scienze Psicologiche Applicate, con tesi di laurea: “L’immaginario del paterno”. Nel 2014 ha conseguito la Laurea Magistrale in Psicologia Applicata, Clinica e della Salute, corso di Clinica e Dinamica, con tesi di laurea: “La fenomenologia delle opere di Paolo Villaggio”. Dal 2014 gestisce in libera professione attività ludiche e ricreative per bambini di scuola d’infanzia e primaria nella città di L’Aquila, attività che gli ha permesso di sviluppare competenze relazionali spendibili professionalmente. Dal 2017 svolge la professione di psicologo ed è iscritto presso l’Albo degli Psicologi d’Abruzzo. Nel 2020 ha conseguito il titolo di psicoterapeuta presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Archetipica “Atanor” con la tesi dal titolo: “Re – visionando la diagnosi clinica Il DSM-5 ed i suoi Teonimi”.
Dr. Silvi Mike is a psychologist and psychotherapist with a dynamic – archetypal orientation. He completed his university studies at the University of L’Aquila, earning, in 2011, the Bachelor’s Degree in Applied Psychological Sciences, with a thesis: “The imaginary of the paternal”. In 2014 he obtained the Master’s Degree in Applied, Clinical and Health Psychology, Clinic and Dynamics course, with a thesis: “The phenomenology of the works of Paolo Villaggio”. Since 2014 he has been working as a freelance play and recreational activities for children of kindergarten and primary school in the city of L’Aquila, an activity that has allowed him to develop interpersonal skills that can be used professionally. Since 2017 he has been working as a psychologist and is enrolled in the Register of Psychologists of Abruzzo. In 2020 he obtained the title of psychotherapist at the School of Specialization in Archetypal Psychotherapy “Atanor” with the thesis entitled: “Re – visioning the clinical diagnosis The DSM-5 and its Theonyms”.
[1] https://www.treccani.it/vocabolario/mutatis-mutandis/
[2] Cfr. Cortelazzo M., Cortelazzo M. A., (a cura di), L’Etimologico Minore, Bologna, Zanichelli, 2017, pp. 198, 199, 789.
[3] Roth, W., Incontrare Jung. Introduzione alla psicologia analitica. , Roma, Edizioni Magi, 2006, pp. 65, 66, 117.
[4] Cfr. Cortelazzo M., Cortelazzo M. A., (a cura di), L’Etimologico Minore, Bologna, Zanichelli, 2017, pp. 64, 768, 1214, 1343, 1338.
[5] Cfr. Vaccarelli, A., Le prove della vita. Promuovere la resilienza nella relazione educativa. Milano, Franco Angeli, 2020, pp. 11, 20, 21.
[6] Morin, E., Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione. Milano, Raffaello Cortina Editore, 2020, p. 20.
[7] Cfr. Ibidem.
[8] Cfr. Pesatori, M., Cosmico, in D, settimanale di Repubblica, anno 27 n° 1270, 8 gennaio 2020, pp. 96, 97.
[9] Si è riscontrato che le mamme danno le regole e i padri tendono ad essere sempre accondiscendenti, probabilmente perché a causa del lavoro sono poco presenti e vogliono rimediare attraverso il si.