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La linea apparente, a forma circolare, lungo la quale il cielo sembra toccare la terra o il mare: il sole si alza all’orizzonte; una nave appare all’orizzonte; quel tratto di cielo o della superficie terrestre che ne risulta limitato: un orizzonte sereno, limpido, nuvoloso; un orizzonte ristretto; anche con un significato vicino a ‘luogo’, ‘paese’ (sempre con un senso di scoperta o di avventura)…così, recita il dizionario.
L’orizzonte è un limite e nello stesso tempo un’indicazione: un limite per lo sguardo, o meglio, un confine. E nello stesso tempo è come un indice puntato ‘oltre’. Oltre l’orizzonte c’è ‘tutto ciò che è possibile immaginare’, il mondo da finito diventa infinito. Dunque l’orizzonte è un limite per lo sguardo, che si arresta sulla linea di confine, ma non per la visione, anzi, è proprio nell’essere confine che attiva la visione. Tutto ciò che c’è al di là di esso. Diventa prospettiva che apre le porte dell’immaginazione
L’orizzonte è una linea di confine che l’occhio fisico percepisce come limite estremo del visibile. In realtà apre le porte sull’ infinito poiché se delimita, e supera, il mondo finito, è lì, in quel punto, che si incrociano mondo visibile e ‘mundus imaginalis’, è l’incrocio tra le due dimensioni. Anche il sogno, sognare, è un’apertura, una vera e propria ‘seconda opportunità’, che ci viene mostrata sul confine tra una realtà diurna, come direbbe Gilbert Durand, e, una ‘realtà separata’ come direbbe Carlos Castaneda. In quell’eterna alternanza tra un ‘regime diurno delle immagini’ e un ‘regime notturno’ … forse la parola ‘regime’ evoca una vera e propria strutturazione, ovvero una sorta di schema precostituito nell’ambito del quale si ‘muoverebbero incessantemente’ nell’alternanza nota come ciclo del giorno e della notte sia la concretezza del vivere quotidiano che il senso di una vita simbolica che si manifesta a noi attraverso la ricchezza di infiniti immaginari: quella dimensione immaginale di cui parla H. Corbin, che ci ricorda che ‘siamo fatti della stessa materia dei sogni’.
In fondo gli orizzonti rappresentano le possibilità, le prospettive e l’apertura alla speranza, che ogni cosa potrebbe ancora accadere, dunque un invito a trascendere il limite del concreto, del ‘già dato’, per attingere l’infinito. E, poiché le immagini sono dei veri e propri ‘contenitori’ di energia, traducendo e seguendo le loro indicazioni, riusciamo a trasformare e/o realizzare la parte più autentica della nostra esistenza. Tenendo presente, sempre, che pur vivendo tutti sotto lo stesso cielo, \‘non tutti abbiamo il medesimo orizzonte’ come ebbe a dire Konrad Adenauer in un suo discorso.
Con questo numero il Centro Studi di Psicologia e Letteratura riprende il cammino di testimonianza e confronto culturale, iniziando la navigazione nel mare del Web. È come un’apertura a nuove prospettive di comunicazione: è come “prendere il volo verso nuovi orizzonti”
Amato Luciano Fargnoli