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Per molti, un padre

Il Messaggero 23 Gennaio 2003 

Amore e odio, senso di protezione, un padre che può intervenire in qualsiasi momento per risolvere situazioni spinose, ecco alcuni aspetti che hanno invaso il cuore degli italiani nel momento in cui Agnelli muore. «Ed ora che facciamo?», la gente se lo chiede e per quanto venga detto che il miglior modo per onorare la morte è lavorare senza lasciarsi prendere dalla paura, si sono comunque attivati lontani fantasmi che hanno sempre accompagnato l’esistenza di noi uomini nel momento in cui veniamo al mondo. Ci affacciamo alla vita senza possibilità di difesa e per un congruo periodo di tempo saranno proprio i genitori che si preoccuperanno di noi. Essi assumono dei significati molto profondi e indelebili che ci portiamo dentro proprio perché sono dei fenomeni che capitano molto presto nella vita e come tali rimangono quasi inalterati durante lo svolgimento di tutta la nostra esistenza. Ma la crescita in genere, almeno nelle culture che noi conosciamo, implica un progressivo distacco dalle figure reali dei genitori per immergersi nel vivere civile ed affrontare la battaglia della sopravvivenza. Se lo sviluppo psicologico si è svolto in un modo sano noi abbiamo anche acquisito degli anticorpi psicologici che ci permettono di superare quelle vicissitudini particolari che sono il bagaglio naturale di qualsiasi persona. 

            Tuttavia la figura dei genitori vive sempre dentro di noie e per un meccanismo particolare che gli psicologi del profondo chiamano proiezione in molte circostanze siamo portati ad utilizzarlo quando ci troviamo a contatto con una figura particolare. Ora io credo, anzi ne sono quasi convinto, che, soprattutto nella città di Torino, la figura di Agnelli abbia necessariamente rappresentato l’immagine del padre che ci protegge, ci fa mangiare, nei momenti di pericolo pensa a noi: in altre parole, noi facciamo tutto quello che è possibile, ma ci sarà sempre lui a proteggerci. Questo meccanismo psicologico è assai comune e molti capi o sedicenti tali lo utilizzano ampiamente. Bisogna però stare attenti perché il meccanismo della proiezione non è proprio un fatto automatico. La persona sulla quale viene fatta questa proiezione deve stare molto attenta a mantenere, nei limiti del possibile, quanto ci si aspetta da lei. 

            Come analista capisco molto bene che cosa significa mantenere una promessa che si basa su esigenze irrealistiche. In genere si paga con molta durezza un’aspettativa che sembrava del tutto lontana dalla realtà ma che invece, chi quella richiesta avanzava, sentiva come possibile. Ed allora quando si è soggetti a questa proiezione di onnipotenza, e capita spesso che ai capi o comunque a quelle persone che occupano posti di responsabilità, è necessario avere un certo tipo di equilibrio che sappia amministrare veramente con saggezza il potere che si possiede. Quando non c’è saggezza allora si ricorre alla bugia, alle truffe e questo perché, come diceva Machiavelli ne Il Principe, «colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare».

            Se si scorrono i giornali oppure si guarda la televisione sembra che di Agnelli se ne discuta soltanto bene e non perché si parli di una persona che è defunta ma perché sembra che ci sia un doveroso rispetto. E questo non perché ha rappresentato la massima espressione del capitalismo privato ma perché attraverso la sua esistenza, nonostante la sua ricchezza, c’era in lui un fondo di umanità e di sottile ironia che lo hanno sempre accompagnato durante particolari percorsi dolorosi per i quali il silenzio è stato la sua scelta migliore. Si capisce perché in altre circostanze, per uomini che hanno avuto su di sé tante proiezioni, si cerchi in un modo o nell’altro di farne degli eroi, dei stanti, dei beati, proprio perché non riusciamo a pensare di essere rimasti soli e quindi lui, il padre, deve continuare a vivere, anche se in forma diversa. A questo proposito siamo tutti a conoscenza dei fanatismi religiosi che utilizzano determinati eventi per imporre strani rituali. Ma non è necessario giungere a tanto. Il ricordo rimanga nel cuore delle persone, per adesso. Poi ci penserà l’oblio, come succede spesso nelle cose umane. 

ALDO CAROTENUTO

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L'autore
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Aldo Carotenuto
Aldo Carotenuto (1933-2005) Ha insegnato Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali all'Università di Roma