Lessico famigliare: il Padre

Recensione seconda puntata “Lessico famigliare: il Padre”, puntata del 14/05/2018

La puntata in questione si apre con il contributo di un estratto del programma “I bambini e noi” di Luigi Comencini 1970, in cui il regista intervista bambini di diverse regioni italiane, appartenenti a varie classi sociali, in particolare le più povere. Il breve estratto iniziale si concentra dapprima su un bambino e poi su suo padre: quest’ultimo ammette di picchiarlo con la frusta perché almeno può avvertire il dolore, ma senza danneggiarlo. Prime immagini di padri “repressivi”, in un certo senso “sadici”, di cui oggi diremmo che appartengono a un tempo passato. Ma appartengono veramente a un tempo passato? Di seguito si riflette e si percorrono le immagini di “paternità”, soffermandosi su quella che ha poi seguito la prima, strettamente connessa alla storia europea: il padre invasato, “padre duce”, “padre führer”, “padre capopartito”, colpevole di aver contribuito a indirizzare i propri figli alla violenza della guerra.

Ma… “Cos’è un padre? Cos’è la paternità?”

Massimo Recalcati incalza dicendo che la paternità non è il semplice atto spermatozoico, riproduttivo, ma che essa è una successiva coscientizzazione che consiste in un processo di ”adozione”, di riconoscimento: “TU SEI MIO FIGLIO!”. La paternità deve necessariamente riflettere su una nuova consapevolezza lontana dai narcisismi dell’Uno: “La tua venuta al mondo ha reso il mondo diverso da com’era prima” e ora ho “il dono di una responsabilità illimitata senza diritto di proprietà”. Questa frase mi ha molto colpita, perché sottolinea ed evidenza profondamente l’atto di “donarsi” indispensabile al desiderio di diventare genitore. Molto dopo lo psicoanalista-conduttore dirà che “volere un figlio” e “desiderare un figlio” sono due cose ben diverse: perché volere è un atto narcisista, che una persona fa per sé, desiderare è un atto di amore.

Lo stesso padre della psicoanalisi Sigmund Freud si è interrogato su “cos’è un padre” e nella sua figura ha collocato la simbologia della legge, ma non legge giurista, piuttosto una legge non scritta, essenziale però alla formazione umana. Direttamente connessa alla legge che interdice l’incesto è, difatti, la legge dell’impossibilità: il padre dona l’esperienza del limite, la possibilità di vivere il desiderio entro un’area ben delineata. Il conduttore cita l’esempio dei ragazzi che hanno bisogno di tracciare le linee del campo per poter fare una partita di calcio. Ne consegue che il padre supporta il desiderio, perché delimitandolo, ne limita il potenziale distruttivo “un desiderio senza legge è un desiderio di morte”, lo psicoanalista cita Pasolini.

Il programma continua, ora Recalcati si concentra sulla situazione attuale, parlando di Lacan e del fenomeno che egli ha descritto come “l’evaporazione del padre”: quest’ultima figura, per l’appunto, evapora, diventa inconsistente, perde le proprie funzionalità. A testimonianza di ciò ingombra lo schermo un altro video, Habemus Papa di Nanni Moretti, nello specifico il momento in cui si annuncia il cardinale che sarebbe diventato papa, dove quest’ultimo spezza la celebrazione con un disperato, chiassoso e bambinesco pianto. Simbologia di un “padre” che ha perso il suo ruolo di guida, padre che diventa improvvisamente inadeguato, smarrito. Perché il nostro tempo è anche quello in cui il limite che scandiva la differenza generazionale si è assottigliato a tal punto da poter essere varcato, fino a invertire le parti: oggi, spesso, i padri si comportano come i figli e i figli si comportano come i padri.

La rivoluzione psicologica di cui parliamo, è ben espressa nell’estratto successivo “Caro Diario” di Nanni Moretti, in cui le leggi della famiglia si devono adattare ai capricci dei figli e nessun adulto riesce a far sì che i bambini, intenti a giocare con l’apparecchio telefonico, demordano e passino il ricevitore ai propri genitori, costringendo i malcapitati a giochi infantili, come imitare i versi degli animali. Recalcati dice che la nuova angoscia dei genitori è quella di non essere sufficientemente amati dai propri figli e l’inversione di ruoli ora è palese perché, nel passato, erano i figli a voler essere riconosciuti come sufficientemente amabili dai genitori. Successivamente, a sostegno di quel che è stato detto, viene citato il libro “Gli sdraiati” di Michele Serra, in cui il giornalista e scrittore, parla di un’epoca nuova, quella del post-padre; a testimonianza della classificazione, un breve accenno di intervista allo stesso autore, che parla di suo padre e di suo figlio, in un misto di consapevolezza melanconica, commovente.

Tutta la fase successiva si focalizza su questo aspetto, partendo da Serra che parla di suo padre e dei suoi silenzi “preziosi”, lo psicoanalista-conduttore si collega a un romanzo recente “La Strada” di McCarthy, in cui l’istinto di violenza orripilante della razza umana ha preso il sopravvento, il mondo è diventato un cupo grigiore ed esiste solo violenza sconsiderata, cannibalismo e morte. In questo clima apocalittico un padre e un figlio senza nome, protagonisti del romanzo, diventano testimoni di una piccola resistenza di umanità. Testimone è la parola chiave di tutto il discorso sopra annunciato, perché Recalcati ci parla di una nuova figura di padre, che non è quella di padre esempio o padre oppressore, no. Quella di cui parla il conduttore è una figura di padre nuova, un padre testimone che attraverso i suoi gesti, attraverso appunto una testimonianza fatta della sua stessa esistenza, dona al figlio un desiderio, una speranza di vita. Qui il collegamento con “La Vita è bella” di Roberto Benigni è quasi inevitabile: il breve spezzone riguarda la traduzione completamente “giocosa” che Benigni fa delle parole tedesche dell’SS, al fine di proteggere il figlio dal dramma e dalla violenza dei campi di concentramento. Un padre che è il contrario di quello che è nel nostro immaginario, virile e forte, capace di trascinare i figli fuori dalle avversità. Benigni è un padre che mostra, invece, tutta la sua vulnerabilità e che offre al figlio l’unica cosa che può offrirgli: la propria testimonianza di speranza e amore. Credo che apprendere questa nuova simbologia sia veramente difficoltoso, perché come testimoniano le parole di Michele Serra, è stato difficile per lui capire che “il sì e il no” di un padre non fossero poi tanto automatici come pensava, l’ammissione di una completa assenza di copione e di una propensione all’improvvisazione. Siamo in un pieno gap generazionale, in cui apprendere tali simbolismi potrebbe essere essenziale allo sviluppo delle generazioni future, soprattutto perché, come si vedrà in seguito attraverso le domande espresse dal pubblico, lo psicoanalista-conduttore sottolinea che il padre non deve essere necessariamente un padre di sangue: il padre testimone potrebbe essere qualsiasi persona stretta al figlio, oppure, addirittura, il personaggio di un libro, di una canzone, di una storia e soprattutto di qualsiasi sesso. Recalcati conclude infine con ottimismo, lasciando ampia speranza alla contemporaneità, suggerendo nello scambio con il pubblico alle attuali generazioni di ricercare le testimonianze di paternità, evidenziando che la testimonianza potrebbe non avere effetti immediati, ma rassicurando che dove essa c’è, spesso, vi sono poi anche i frutti. La puntata si conclude con un breve video su “Pinocchio”, in cui la fata chiede al bambino di legno se vuole essere un bambino in carne e ossa, sottolineando però che dovrà essere un bambino buono, ubbidiente.. “capisci cosa voglio dire?”.

Nel pieno tumulto di un nuovo assetto sociale in cui i ruoli familiari sono spesso discussi “Lessico Famigliare” è, a mio avviso, una prima volontà di ricerca, che mette a fuoco i bisogni attuali. Abbiamo bisogno di “padri” e soprattutto abbiamo bisogno di riscoprire la soddisfazione della ricerca di paternità e dei silenzi e delle mani che non stringono, ma nell’accezione più tenera e umana di un’esistenza, si mostrano o meglio, se non ora, si mostreranno poi.

Michela Farella, Dottoressa in Psicologia clinica della persona, delle organizzazioni e della comunità presso l’Università La Sapienza di Roma, tirocinante presso CSPL e Volontaria in Servizio Civile per il progetto dedicato agli anziani “Partecipi e Consapevoli” presso l’Ass. Televita con sede in Roma.

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