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L’emozione, vera forza…

FRAMMENTI2Essere innamorati e venire corrisposti significa, nella sua essenza, conquistarsi un posto nel mondo. In genere non lo confessa nessuno, perché molto stupidamente siamo portati a pensare che si tratta di una cosa della quale dovremmo vergognarci.

Viviamo in una società che lascia poco spazio al sentimento, e laddove questo riesce ad attecchire e divampare deve rimanere segreto, nascosto, così da essere protetto dall’invidia o dalle critiche. Coloro che non temono di vivere alla luce del sole le loro emozioni più profonde, appartengono ormai a una «specie rara», giacché le persone preferiscono affrontare il mondo indossando una maschera, piuttosto che mostrarsi per quello che sono ed essere giudicate deboli e afflitte da patetici sentimenti di inferiorità. In linea generale, si parla di uomo o di donna «forte» per identificare chi riesce volentieri a fare a meno di queste emozioni e sa alzare le spalle dinanzi al sentimento; ma non esiste affermazione più falsa.

Nel momento in cui si imputa ad un individuo di essere vittima dei propri sentimenti di inferiorità, gli si assegna una connotazione negativa, vagamente psicopatologica, ignorando però che proprio quel senso di «mancanza» rappresenta il fondamento creativo del nostro essere uomini, nonché la nostra migliore opportunità per dare vita ad un saldo legame di coppia.

Parliamo del sentimento di una mancanza radicale, di uno sguardo che ci ha portati fuori dall’essere immersi, ignari e paghi, in una esistenza di natura. Questo «scollamento», questo irrimediabile iato, punto di non ritorno della coscienza, è fonte di attività sublimate, muove il poeta a cantare la sua malinconica ma feconda nostalgia, lo scienziato a sciogliere il mistero sul senso del mondo, l’amante a cercare la perfezione dell’amata.

Credo che questo sentimento inappagato, questa spaccatura che non si risana, debba rimanere tale, aperta e leggermente dolente, perché non vi sono risposte ultime, se non quelle collettive e consolatorie attorno a cui si assesta l’esistenza anonima. Questa ferita, dunque, deve rimanere aperta, offrendo così all’Altro, a colui che saprà ricambiare degnamente il nostro amore, una possibilità di penetrare nel nostro mondo più intimo.

Affinché ciò avvenga, e dall’incontro tra due esseri umani scaturisca un vero legame amoroso, sono necessari una serie di passaggi non sempre facili da vivere ed affrontare. La prima modalità duale è data dal semplice confronto «Io-Tu», che potrà trasformarsi in «Noi» se le due persone, rapportandosi l’una all’altra, riusciranno a realizzare una vera «unità di anime». Tuttavia, non sempre la dualità iniziale si rivela portatrice di tanta fertilità e, di conseguenza, dare vita ad un autentico «Noi» non è mai una operazione semplice.

Poiché la nostra personalità si modifica continuamente, può accadere che il punto d’incontro tra l’Io e l’Altro venga raggiunto a fatica o, addirittura, subisca una frattura insanabile. Sono gli aspetti più penosi dell’esistenza, dal momento che non esistono responsabilità individuali per questa divaricazione. Se realmente desideriamo vivere un’esistenza sincera, rimanendo fedeli al nostro più autentico sentire e cercando di crescere insieme alla persona amata, occorre anzitutto superare la paura di fare del male all’Altro.

Il problema consiste nello «scegliere» di essere fedeli a se stessi o fedeli agli altri. Difficile dare suggerimenti: è una delle cause delle tragedie umane. Laddove le ferite diventano insanabili, e «l’Io-Tu» iniziale si irrigidisce in uno sterile individualismo, si viene colpiti nel proprio narcisismo.

Il rifiuto è soltanto un aspetto del sentimento che non c’è più o che non è mai riuscito a sbocciare, ma chi viene rifiutato vive tutto ciò come un insulto e un’offesa alla propria individualità. L’Altro non ci vuole, non ci desidera, e con questo suo atteggiamento ci trasmette la raggelante sensazioni di essere inadeguati, «indegni» di ricevere amore.

Sia chiaro, però: l’interesse che si nutre nei riguardi di una persona è legato sempre ad aspetti particolari che, proprio perché tali, quando vengono meno non implicano un rifiuto totale; ma purtroppo è questo ciò che l’Altro esperisce. Si potrebbe obiettare che una scelta oculata ci eviterebbe questa sofferenza, ma nel mondo dei sentimenti non c’è posto né per scelte oculate, né per la razionalità: vi regna sovrana l’emozione.

Aldo Carotenuto 

Pubblicato su “Il Mattino” di Napoli, all’interno della rubrica “Eros e Pathos”. Non è stato possibile rinvenire la data esatta di pubblicazione.

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L'autore
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Aldo Carotenuto
Aldo Carotenuto (1933-2005) Ha insegnato Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali all'Università di Roma