Sei miliardi di persone nel mondo, almeno sei miliardi di sogni ogni notte. Inevitabilmente qualcuno di questi potrebbe avere un valore predittivo. Ma da qui ad istituire una scienza onirica della predizione, il passo è lungo. Solitamente si assegna ai sogni un valore esclusivamente circostanziato. In altre parole il sogno è l’espressione più fedele del nostro mondo inconscio, di quella parte della nostra personalità che difficilmente giunge alla luce del sole, ma che oscuramente e inconsapevolmente opera sulle nostre scelte. Questo significa essenzialmente due cose: che non è possibile alcuna generalizzazione dei simboli onirici, perchè sono prerogativa esclusiva del singolo, e secondariamente che attraverso l’immagine onirica emergono aspetti inusuali del nostro carattere che potrebbero avere la parvenza tanto di una rivelazione, quanto di una storia insignificante.
La significatività o meno di un sogno dipende dall’attenzione che poniamo nella sua decifrazione e dal “feeling” che abbiamo con il nostro inconscio: quanto più siamo vicini ai contenuti della psiche inconscia tanto più ci riuscirà facile decifrarne i simboli. Ora, similmente a quanto accade ne I Ching, l’oracolo cinese che attraverso il lancio di tre monete ci fornisce una sentenza da decifrare, il sogno illustra primariamente – se non esclusivamente – una condizione psichica. I riferimenti a fatti, persone ed eventi sono puramente casuali o, meglio, sono selezionati tra i tanti al solo fine di metaforizzare un messaggio in chiaro da decifrare.
C’è sempre una piccola componente produttiva in tutto questo, ma non esattamente nel senso che si vorrebbe credere. Non si tratta infatti di leggere in una parola, in un volto o in una circostanza una previsione di quanto accadrà nei giorni o nei mesi a venire; quanto piuttosto di leggere in essi un’attitudine, una disposizione d’animo di un certo tipo che se ben interpretata, può indicarci quale direzione stiamo seguendo. E in questo senso, ma solo in questo senso, è possibile “predire” che se il sogno ci parla di una ribellione, ci sarà una ribellione. Ossia presto o tardi, ciò che il nostro inconscio ci segnala come segno di malessere ad una data condizione, finirà per venire allo scoperto. Però attenzione: il fatto che nel sogno tutto ciò arrivi molto prima che nella realtà , non significa che il sogno anticipa la realtà, bensì esso ha la facoltà di percepire delle linee di tendenza della nostra vita molto prima di quanto riesca a fare la coscienza, che solitamente è ancorata ad una serie di precauzioni più futili o alle nevrosi quotidiane.
Alcuni esperimenti, ad esempio, ci parlano di una capacità predittiva in genere più sviluppata negli psicotici. Questo cosa significa? Lo psicotico viene calato – forse fin troppo calato – nel suo inconscio. Pertanto risulta più libero dal condizionamento del dato reale. In un certo senso riesce a cogliere con maggiore facilità l’essenza delle cose. Similmente avviene in tutte quelle circostanze in cui le facoltà della coscienza si assopiscono: nel sogno come nell’arte. Non è un caso infatti che la gran parte degli artisti dichiari di attingere ai propri sogni per scrivere un romanzo o dipingere un quadro. Semplicemente l’inconscio vede più in profondità, ma non prevede, perchè la sua lungimiranza è basata soltanto su una diversa acuità di sguardo. Un pò come quei disegni a puntini colorati in cui all’apparenza non si vede niente, ma poi disponendo lo sguardo con un altro fuoco, è possibile scoprire inaspettati paesaggi.
Il disegno segreto c’era già, era sempre stato lì, solo che non avevamo ancora la chiave giusta per poterlo leggere. Non credo che tutto ciò sia da ricondurre ad una questione di chiaroveggenza o di poteri extrasensoriali. Direi piuttosto che è una pura e semplice questione di disponibilità. Disponibilità a vedere e sentire ciò che il clamore del nostro vivere quotidiano relega sempre in secondo piano.
Aldo Carotenuto
Pubblicato il 16 Gennaio 2000 sul quotidiano “Il Messaggero”