Lo stato di innamoramento è caratterizzato anzitutto dal mistero, ma le ragioni che ci spingono verso l’amato facendoci sentire in suo potere e stregati dalla sua immagine, dovrebbero per lo meno sollecitare il nostro bisogno di comprendere, di consapevolezza. In quanto esseri umani, veniamo continuamente gestiti dai nostri sentimenti, tormentati da una sete di emozioni che non potrà mai placarsi. Di fronte all’amato proviamo una rassicurante sensazione di pienezza, ma nello stesso tempo, bramiamo il possesso e il contatto di chi ha il potere di donarci tanto benessere. La potenza di questa fascinazione è alimentata dalla misteriosità del desiderio, una dimensione psicologica intensa ma fragile che può improvvisamente impadronirsi delle redini della nostra vita, rendendoci ora felici e ricchi di entusiasmo, ora spenti e apatici.
Non appena placatasi la tempesta emozionale del nuovo incontro e l’euforia dei primi tempi, infatti, può accadere che le due persone cominciano ad accorgersi che tra loro qualcosa non va, anche se questo genere di consapevolezza non è mai sufficiente per esortarle all’azione e assecondare i propri sentimenti. E’ ormai un luogo comune che l’amore si debba alimentare, fra le altre cose, di pazienza, compromessi e sacrifici, ma non vi è errore più grande. La pazienza, in particolare, non dovrebbe mai essere confusa con la rassegnazione e con una forzata sopportazione dell’altro; eppure in molti casi prende vita proprio questo genere di dinamica.
Quando l’esaltazione, il desiderio e la passione si affievoliscono, è come se all’improvviso vedessimo l’altra persona sotto una luce completamente diversa, non più rosea, ma spietata, capace di evidenziare i difetti mettendone in secondo piano i pregi. Perché accade tutto questo? Gli aspetti più interessanti, da un punto di vista psicologico, del fenomeno amore sono costituiti dallo stato di alterazione e trasformazione che accompagnano l’esperienza amorosa. Gli innamorati, soprattutto nelle fasi iniziali del loro rapporto, si trovano a vivere un’esperienza limite che li dispone a una nuova e più ampia partecipazione psichica.
Una delle caratteristiche più sorprendenti di questa “esperienza limite” è data proprio dalla trasfigurazione della persona amata che, come ben sappiamo, appare ai nostri occhi incantevole e desiderabile. Quando siamo catturati intensamente dal coinvolgimento amoroso, abbiamo la sensazione di vivere per l’altro e in funzione dell’altro, come se i nostri bisogni e necessità non avessero alcun valore. Ma se questo cancellare con un colpo di spugna noi stessi in nome del sentimento che si prova può avere un significato e un fine per un periodo di tempo limitato, non riappropriarci, in seguito, dei nostri diritti e desideri sarebbe un gravissimo errore. Ecco allora che pazientare, sopportare e ingoiare amari bocconi solo per compiacere l’altro, potrebbe, con il trascorrere del tempo, minare alla base la fiducia e la stima che dovremmo nutrire nei nostri riguardi.
Quando si giunge ad un punto in cui si diviene consapevoli di non amare più, di non ricevere più dal rapporto gli elementi che sarebbero necessari per il nostro benessere, che senso avrebbe continuare a mantenerlo pietosamente in vita? La risposta potrebbe sembrare ovvia, eppure si rimane attoniti nel constatare quante persone preferiscono “sopportare” piuttosto che prendere in mano le redini della propria esistenza. Accettare la ripetizione pedissequa e ridondante di dinamiche, gesti e parole che, letteralmente, non siamo in grado di tollerare, equivale a intossicare la nostra anima di sostanze letali che, seppur lentamente, ci spingono ogni giorno di più verso il baratro della depressione e della insoddisfazione.
Essere consapevoli delle emozioni che si vivono e delle ragioni che le determinano significa già possedere un valido strumento per affrontare il proprio disagio. Ma come si può, da un punto di vista pratico, contrastare ciò che detestiamo, il peso di un rapporto non più degno di essere definito tale? E’ chiaro che la passività e la pazienza non possono in questo caso fornire alcun aiuto. La risoluzione dei nostri più intimi problemi passa sempre attraverso la conquista della consapevolezza, la capacità di azione e il desiderio di cambiamento. Ma per rendere possibile e concreta la trasformazione occorre avere la forza di reagire, l’energia per dare libero sfogo alle esigenze della nostra anima e la capacità di dire, a noi stessi prima che all’altra persona, “non è più possibile andare avanti in questo modo”.
Aldo Carotenuto
Pubblicato su “Il Mattino” di Napoli, all’interno della rubrica “Eros e Pathos”. Non è stato possibile rinvenire la data esatta di pubblicazione.