Severn Elizabeth

Con Elizabeth Severn Ferenczi conduce, nel segreto e al riparo dalla psicoanalisi ufficiale, l’estremo esperimento dell’analisi reciproca. Il trattamento, iniziato verso la fine dell’estate del 1924, durerà otto anni, fin quasi alle soglie della morte di Ferenczi.

Quando inizia l’analisi, la Severn annovera al suo attivo la pubblicazione di Psychotherapy: Its Doctrine and Practice (1913) e The Psychology of Behaviour: A Practical Study of Human Personality and Conduct with Special Reference to Methods of Development (1917). Chi è Elizabeth Severn? E chi l’ha indirizzata a Ferenczi?
Per quanto riguarda il primo interrogativo dobbiamo gran parte delle nostre conoscenze a Christopher Fortune, che ha conosciuto e intervistato Margaret, figlia unica della Severn, e ha potuto esaminare sia le lettere di Margaret alla madre, sia gli scritti non pubblicati di quest’ultima.

Sappiamo che la Severn (ma il cognome originario, poi cambiato, era Brown) ha praticato la psicoterapia a New York e a Londra (nel triennio 1912-14), città nella quale è stata eletta vice-presidente onorario della Società Alchemica. La psicoterapia che ha praticato (oltre quella cui si è sottoposta dopo la fine del suo matrimonio) ha stretti rapporti con la teosofia, oltre che con una metodica incentrata sul potere della volontà. La Severn si faceva chiamare “metafisica” e si diceva dotata di poteri curativi particolari. Nel suo libro del 1913, ad esempio, si parla, tra l’altro, di cura telepatica.

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All’apparenza sicura di sé, questa futura paziente di Ferenczi era una donna che soffriva profondamente e la cui variegata sintomatologia comprendeva stati depressivi, spinte suicide e allucinazioni. A causa di ciò aveva consultato numerosi dottori e psichiatri. Tra essi anche Otto Rank, recentemente arrivato negli Stati Uniti. Christopher Fortune dà ad intendere che Elizabeth Severn si sia recata a Budapest, da Ferenczi, come a una sorta di ultima spiaggia. E lo ha fatto, tra l’altro, portandosi dietro alcuni facoltosi pazienti americani con cui continuò a far terapia. Come abbia saputo dell’esistenza di Ferenczi non è facile stabilirlo. È possibile però che sia stato lo stesso Otto Rank, da lei consultato, a indirizzarla dallo psicoanalista ungherese, noto per essere lo specialista dei casi difficili.

Sono stati ripubblicati due suoi lavori: The Psychology of Behavior: A Practical Study of Human Personality and Conduct with Special Reference to Methods of Development (2006) e Psycho-Therapy – Its Doctrine and Practice (2008).

Adattato da: Giorgio Antonelli, Il mare di Ferenczi. La storia, il pensiero, la vita di un maestro della psicoanalisi, Roma, Di Renzo Editore, 1996

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