Reik nel setting analitico

Natterson ricorda come Reik si definisse un “mediocre terapeuta”.
Nel suo mancare di furor therapeuticus (quello stesso che Freud rimproverava a Ferenczi) Reik si riteneva simile a Freud.
Non la pensava diversamente Helene Deutsch che scrive: “Non avevo alcuna fiducia in Reik come terapeuta. Semplicemente la nevrosi non lo interessava.”

reikb1Lo psicoanalista dove comprendere come una mente parla a un’altra al di là delle parole e in silenzio.
Deve imparare ad ascoltare con il terzo orecchio.
Si può dimostrare che l’analista, come il paziente, sa delle cose senza sapere di saperle

reikb2Cosa deve fare lo psicologo (sorpreso)? Deve ostinarsi a non comprendere, proprio là dove, per gli altri, non ci sono più oscurità o difficoltà: questa è forse la fase iniziale di una nuova scoperta.

Dall’analisi con Freud (in The Search Within. The Inner Experiences of a Psychoanalyst, New York, 1956):
Freud non valutava il comportamento del paziente Reik secondo le categorie del bene e del male. La sua opinione si orientava secondo le categorie del forte e del debole, della forza o della debolezza dell’Io.

Il silenzio in analisi secondo Reik

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