Della interpretazione. Saggio su Freud

Paul Ricoeur
Della interpretazione. Saggio su Freud
(a cura di Daria Filippi)

L’idea di base che percorre questo saggio su Freud, pubblicato in Francia nel 1965, consiste nel fatto che Ricoeur considera fondamentale che in Freud si articoli la forza del desiderio e la sua espressione linguistica, una dinamica delle pulsioni e una semantica (semantica del desiderio), e che un progetto terapeutico possa coniugarsi con una teoria della cultura.

Ricoeur afferma che questo libro non è un libro di psicologia bensì di filosofia, che verte su Freud e non sulla psicoanalisi, precisa che scrive su Freud senza essere né analista né analizzato e che tratta la sua opera come un monumento della nostra cultura. Ciò che è per l’autore interessante è la nuova comprensione dell’uomo che Freud ha introdotto. Meditare sulla sua opera può, secondo lui, rivelarne un disegno più esteso: ossia quello di reinterpretare la totalità delle produzioni psichiche che competono alla cultura, dal sogno alla religione, dall’arte alla morale. Interpretando la cultura la psicoanalisi la modifica, la segna attraverso lo strumento di riflessione che le propone.

“La consistenza del discorso freudiano è il mio problema”. In quanto la psicoanalisi è un’interpretazione della cultura essa entra in conflitto con ogni altra interpretazione globale del fenomeno. Quello che solleva Ricoeur è un problema epistemologico: si chiede che cosa significhi in psicoanalisi interpretare e come l’interpretazione dei segni dell’uomo si possa articolare sulla spiegazione economica. È inoltre un problema di filosofia riflessiva, domandandosi quale nuova comprensione di sé derivi da questa interpretazione. Infine si può considerare un problema dialettico che ragiona su come l’interpretazione freudiana della cultura si possa coordinare con altre interpretazioni, sempre che non le escluda a priori.

Il sogno, ad esempio, è, secondo Ricoeur, il modello di tutte le espressioni travestite, fittizie, del desiderio umano. Freud invita così a ricercare nel sogno l’articolazione sia del desiderio che del linguaggio umano in quanto è proprio il testo della narrazione del sogno ad essere interpretato. A questo testo l’analisi sostituisce la parola primitiva del desiderio e così il movimento dell’analisi va da un senso verso l’altro senso e non è il desiderio in quanto tale il centro dell’analisi, ma piuttosto il suo linguaggio. Il sogno e i suoi analoghi si collocano così in una regione del linguaggio, un luogo caratterizzato da significazioni complesse in cui un altro senso si dà e si nasconde allo stesso tempo in un senso immediato. Il simbolo è questa regione del senso duplice.

“La caratteristica del senso duplice, il suo contemporaneo mostrare e nascondere, è sempre dissimulazione di ciò che vuol dire desiderio, oppure può talvolta essere manifestazione, rivelazione di un sacro? E questa stessa alternativa è reale o illusoria, provvisoria o definitiva? Questo l’interrogativo che percorre il libro”.

L’opera è divisa in tre parti: Problematica, Analitica e Dialettica. Questi tre momenti possono essere considerati come fasi di un unico processo interpretativo che procede per passi successivi, ci sono diversi livelli di lettura e anche la parte analitica può essere quindi già considerata come una prima interpretazione.

Nella Problematica, insieme agli interrogativi di cui abbiamo già parlato, Ricoeur ci presenta Freud, insieme a Marx e Nietzsche, come un appartenente alla scuola del sospetto, che mette in questione in modo diverso le illusioni della falsa coscienza contrapponendosi ad un’ermeneutica concepita come meditazione del senso.

La parte analitica verte sull’interpretazione freudiana considerata in se stessa, ma Ricoeur afferma che questa parte è stata scritta in vista della Dialettica e che il rapporto tra queste due risponde alla difficoltà centrale posta nella Problematica: all’inizio Freud gli appare, insieme a Marx e a Nietzsche, un rappresentante dell’ermeneutica riduttrice demistificante. L’intero movimento del libro però consiste in una progressiva rettifica di questa posizione iniziale. Al principio, trattandosi di un’interpretazione della psicoanalisi interamente regolata dalla sistematica ad essa propria, tutte le opposizioni sono esterne, ma poi, nella seconda lettura dialettica, l’opposizione esterna e meccanica si potrà rovesciare in opposizione interna, ed ogni punto di vista porterà in se stesso la ragione del punto di vista opposto. E’ in questo senso che l’Analitica è orientata già dall’inizio verso una visione più dialettica, in ragione del movimento dall’astratto al concreto che determina le letture successive. Nella prima parte, Energetica ed Ermeneutica, Ricoeur espone i concetti fondamentali dell’interpretazione analitica incentrandosi sugli scritti di Metapsicologia degli anni 1914-1917, avendo come interrogativo guida che cosa significhi in psicoanalisi interpretare. Seguendo la prima topica la psicoanalisi apparirà come una spiegazione dei fenomeni psichici mediante conflitti di forze, quindi come un’energetica, ma anche come un’esegesi del senso apparente mediante un senso latente, e quindi di conseguenza come un’ermeneutica. “L’energetica passa attraverso una ermeneutica, e l’ermeneutica scopre una energetica”. Questo discorso spiana così la via ad una ricognizione del fenomeno della cultura: la teoria freudiana della cultura può infatti essere considerata come una trasposizione analogica della spiegazione economica del sogno e della nevrosi. Un punto critico essenziale sta, secondo l’autore, nel passaggio alla seconda topica, passaggio che presenta peculiari difficoltà in quanto questa nuova triade non abolisce la prima. La prima topica restava legata ad una economica dell’istinto, solo in relazione alla libido la topica si articolava in tre sistemi. La seconda topica, invece, non mette più in gioco una sequenza di sistemi per una libido solipsista, ma delle funzioni che sono quelle di una libido in situazione culturale. Il problema della cultura come problema unitario sarà elaborato nell’ambito di una nuova teoria degli istinti che ricollocherà la cultura nel campo della lotta tra Eros e Thanatos (Al di là del principio del piacere). Per superamenti successivi l’analitica si avvia quindi verso una dialettica in cui la comprensione, progredendo dall’astratto al concreto, come abbiamo detto, muta di senso.

La Dialettica è considerata da Ricoeur un dibattito con Freud, qui viene tentata direttamente una mediazione filosofica che passa però attraverso un percorso elaborato e complesso che parte da una discussione sullo statuto della psicoanalisi come scienza per arrivare al rapporto tra fenomenologia e psicoanalisi e poi infine alla dialettica conclusiva fra archeologia del soggetto e teleologia dello Spirito. L’idea direttrice che guida l’autore è che il luogo filosofico del discorso analitico sia definito dal concetto di archeologia del soggetto. Il punto di vista economico non è più solo un modello, si trova in esso tutta una visione delle cose e dell’uomo. Ricoeur scorge nel freudismo una rivelazione dell’arcaico, tutta la sua opera dovrebbe essere ripresa dal punto di vista delle sue implicazioni temporali, ed in questo modo si potrebbe vedere che il tema dell’anteriore è la sua ossessione. La psicoanalisi è dunque archeologia in quanto scava nel passato del soggetto, lo è nella riflessione e per la riflessione, ma allo stesso tempo comporta una teleologia implicita, un’idea del divenire cosciente nella conquista dell’età adulta. Il principio della soluzione si trova quindi nella dialettica dell’archeologia e della teleologia. Il “misto concreto” su cui leggiamo archeologia e teleologia è il simbolo. “E’ necessario dialettizzare il simbolo, allo scopo di pensare secondo il simbolo; solo allora diventa possibile iscrivere la dialettica nella interpretazione e ritornare alla parola viva. Quest’ultima fase della riappropriazione costituisce il passaggio alla riflessione concreta. Facendo ritorno all’ascolto del linguaggio, la riflessione passa nella pienezza della parola semplicemente intesa”. La riflessione così diventa ermeneutica, e questo è l’unico modo in cui essa può diventare concreta e rimanere riflessione.

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Daria Filippi