Una fantascienza per il limite?

in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 57, Roma, Di Renzo Editore, 2005 – Estratto

La trattazione del tema della fantascienza da parte della letteratura e della cinematografia è in genere caratterizzata da elementi comuni ricorrenti. Anzitutto il verificarsi di un evento drammatico per l’uomo o per l’umanità, oppure la volontà dell’uomo di realizzare un qualcosa di straordinario e perciò difficile, utile per sé e o per il genere umano. Nel primo caso la drammaticità dell’evento impone la necessità di eliminarne le conseguenze, pena la morte; nel secondo il conseguimento dell’obiettivo ha come risultato una nuova vita; il che è, specularmente, quasi la stessa cosa.

Il secondo elemento è dunque il dilemma vita – morte.

Terzo elemento è il tempo, generalmente coincidente con la vita umana, verificandosi tuttavia, in molti racconti, la dilatazione di quell’arco temporale in relazione a scoperte scientifiche o a concezioni Einsteiniane dello spazio- tempo.

Ogni costruzione fantascientifica è, evidentemente, rapportata all’uomo, ai suoi principi, ai suoi valori ed è questo l’elemento che “fa la differenza”. Va da sé che l’elemento comune per definizione è l’uomo, il quale – nel processo creativo della sua attività – si avvale di scienza e fantasia. Gli elementi costituenti la tematica in oggetto, elementi ricorrenti, potremmo dire necessari, sono, dunque:

– L’evento (da cui tutelarsi o da conseguire)

– Il dilemma vita / morte

– Il tempo

– l’uomo come soggetto che esperisce/subisce/inventa….

Un altro elemento che quasi sempre caratterizza i racconti di fantascienza è la paura, il terrore, generati da un qualcosa di oscuro, minaccioso, incontrollabile e incombente che va a turbare e confondere la coscienza, rendendo difficili reazioni adeguate. Ciò in quanto, appunto, il verificarsi dell’“evento” va a scardinare sicurezze acquisite e fa sprofondare l’uomo nelle sue drammatiche paure originarie. Come se fosse riproiettato nel caos primordiale dove fa fatica a ritrovare l’“ordine” per una reazione cosciente.

Per Aldo Carotenuto,7 il viaggio tra le immagini inquietanti proposte dalla Fantascienza può ben rappresentare un viaggio attraverso le lande più oscure e spaventose dell’anima e l’addentrarsi in tali immagini “consente, tuttavia, di svelare e comprendere tanto le angosce a cui la psiche è soggetta, quanto il loro significato e progetto di trasformazione.”

L’uomo si viene così a confrontare col binomio bene – male, laddove il bene è la vita e il male è la morte. Ma il conflitto è sempre perdente per l’uomo perché anche se i suoi tentativi di esorcizzare il male hanno successo, la fine della sua vita è comunque sempre incombente e, in definitiva, vincente.

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Simonetta Putti