in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 16, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2013 – Estratto
Per ritardi della psiche vanno intese qui le incongruenze, le apatie, le anorgasmie dell’editoria italiana relativamente alla pubblicazione di testi psicologici e, in particolare, psicodinamici. Se l’editoria italiana è in crisi, ciò deve anche accadere perché la psiche ritarda a investirla, a ispirarla. Un confronto con quanto accade all’estero, in particolare in Germania, in Francia e nei paesi anglosassoni, può confermare l’infelice assunto.
Nel 1962 Hermann Nunberg e Ernst Federn iniziano la pubblicazione dei Dibattiti della Società psicoanalitica di Vienna. A Paul Federn, padre di Ernst, i verbali di quei dibattiti li aveva affidati lo stesso Freud nel 1938. Il primo dei quattro volumi, relativo al triennio 1906-1908, viene edito a New York per conto della International Universities Press.
Paolo Boringhieri pubblica una traduzione (direttamente dal manoscritto tedesco) nel 1973. Oltre un decennio è passato, ma tant’è: un ritardo normale, fisiologico, direi persino nazionale. Nella circostanza ci si potrebbe anche accontentare.
Quanti sono gli psicologi, gli psicoanalisti, gli psicoterapeuti, gli psicolettori in grado di leggere agevolmente, come fosse un fiume che placidamente scorre, un testo inglese o tedesco? Cinquantamila? Diecimila? Mille? Centotrentasette? La domanda si pone in tutta la sua fastidiosa presupposizione considerando che Nunberg e Federn portano a compimento l’opera, con la pubblicazione del quarto volume, nel 1975.
In Italia dei restanti tre volumi, a tutt’oggi, alla rimarchevole distanza di quarant’anni, non c’è traccia. Dal momento che si tratta di testi fondamentali (i famosi verbali redatti in parte da Rank), capaci di ricreare, davanti a nostri occhi, gli inizi storici della psicoanalisi (dal 1906), non averne una versione tradotta appare particolarmente penoso.
Un altro imperdibile della storia della psicoanalisi sono le Rundbriefe, le lettere circolari che si inviavano i membri del Comitato Segreto allo scopo di vegliare sul corretto sviluppo della psicoanalisi, al cospetto delle deviazioni e degli scismi inflitti da Adler, Stekel e, soprattutto, Jung. Rispondono ai nomi di Freud e ai suoi presunti paladini: Abraham, Eitingon, Ferenczi, Jones, Rank e Sachs.
L’edizione tedesca delle Rundbriefe è stata curata da Gerhard Wittenberger e Christfried Tögel in quattro volumi, il primo volume è stato pubblicato nel 1999 e il quarto e ultimo nel 2006. Si tratta anche in questo caso di documenti essenziali per una comprensione di un movimento che ha rivoluzionato i modi di pensare dell’occidente. La psiche editoriale qui neanche ritarda. A distanza di sette anni dal completamento della loro pubblicazione non si mostra affatto interessata. Sulla storia del Comitato Segreto, poi, andrebbero lette le non ancora tradotte monografie (ma ci sono speranze?) di Grosskurth e Wittenberger.
Altre importanti Rundbriefe (119 di numero) sono quelle inviate da Fenichel a un gruppo di psicoanalisti. Esiste un’edizione necessariamente bilingue (dal momento che Fenichel scrive le sue Rundbriefe in un primo tempo in tedesco e in un secondo tempo, essendo emigrato come innumerevoli altri suoi colleghi negli USA, in inglese) pubblicata in due volumi nel 1998.
Il lettore italiano può leggerne qualche pagina (per la precisione due e mezzo circa) nello studio di Russell Jacoby. A fronte delle oltre duemila dell’originale non può certo formarsi un’idea adeguata. Col rischio di farsi sfuggire un momento essenziale nella storia della psicoanalisi, quello compreso tra il 1934 e il 1945, il periodo dell’americanizzazione della psicoanalisi.