Rank, storico (mancato) della psicoanalisi

Rank storico (mancato) della psicoanalisi, in Quaderni della Cattedra di Psicologia della Personalità e delle Differenze Individuali 5, Roma, Kappa, 1997

Dovremmo chiederci perché, a parte un breve testo di Freud, i grandi psicologi del profondo non abbiano scritto una storia della psicoanalisi. Non l’ha scritta Adler, non l’ha scritta Jung (al quale va rimproverato di non essersi mai veramente confrontato col pensiero psicoanalitico successivo a Freud), non l’ha scritta Ferenczi e nemmeno Rank.

Sappiamo comunque che quest’ultimo si era ripromesso di farlo. Nella lettera inviata il 26 gennaio 1933 a George Wilbur (che era stato suo paziente) Rank, oltre a sostenere che l’intera storia del pensiero psicoanalitico attendeva di essere scritta, aggiungeva di aver paura d’essere l’unico a poterla scrivere. E in effetti nessuno più di lui sembra aver avuto le carte in regola per portare a termine un progetto così ambizioso.

Intimo di Freud, amico di Ferenczi, redattore dei verbali relativi agli incontri della Società psicoanalitica di Vienna e membro, insieme a Freud, Abraham, Eitingon, Ferenczi, Jones, Sachs, del Comitato Segreto, Rank si sarebbe trovato in una posizione d’indubbio vantaggio qualora avesse provato a redigere la propria versione della storia. Senza contare quelle Rundbriefe, lettere circolari indirizzate ai membri del Comitato Segreto che recavano la sua firma accanto a quella di Freud (con Rank a scrivere, spesso, “noi”, intendendo sé e Freud). Lettere che Rank si era portato con sé dopo aver lasciato definitivamente Vienna.

Phyllis Grosskurth ritiene che Rank abbia commesso il peculiare furto (senza che Freud se ne sia accorto) per disporre di documenti che comprovassero la sua versione dei fatti psicoanalitici. Ma perché afferma, Rank, di aver paura d’essere l’unico a poterla scrivere?

La storia della psicoanalisi secondo Rank avrebbe certamente goduto di stringere più strette relazioni con la filosofia e non sarebbe stato il solo Nietzsche a figurare tra i precursori della psicoanalisi. Un ruolo rilevante vi avrebbe ricoperto anche Schopenhauer, additato quale precursore del meccanismo della rimozione e, dunque, degli Studi sull’isteria di Breuer e Freud, né è improbabile che un forte richiamo vi avrebbe esercitato la figura di Socrate, il primo uomo ad aver superato, sia pure intellettualmente, il trauma della nascita e vero progenitore di quella tecnica analitica di cui Platone sarebbe stato poi il teorico.

Progenitore della tecnica analitica sarebbe stato Socrate in virtù del suo operare maieuticamente, a imitazione della propria madre che era levatrice.

Aneddoto che Rank riconduce al fatto che Socrate avrebbe superato il trauma della nascita attraverso l’identificazione con la madre. E, tuttavia, non soltanto per queste due vie (maieutica, identificazione con la madre) Socrate poté superarlo.

Rank addita una terza via che ripropone prepotentemente, secondo me, il discorso del superuomo psicoanalitico. La terza via si nomina in breve nel superamento della paura della morte. Socrate ha scelto di morire. La cicuta è stato il prezzo di quel superamento. Il che la dice lunga sull’immagine di psicoanalista che viene a delinearsi nelle affermazioni di Rank.

Su un aspetto, già messo in luce da Nietzsche, Socrate va, per così dire corretto. E si tratta d’un, chiamiamolo così, errore, che ha caratterizzato inevitabilmente, data la sua ascendenza socratica, anche la prima psicoanalisi. Si potrebbe definirlo l’errore del sapere, ovvero il credere che il sapere sia capace di virtù. A questo riguardo Rank era già abbastanza edotto, come abbiamo visto, ai tempi della sua militanza di redattore dei verbali degli incontri deal Società psicoanalitica di Vienna.

E’ soprattutto a partire da “Il trauma della” nascita, che annovera tra gli altri un capitolo sul sapere psicoanalitico, che ci si può fare un’idea molto precisa di come Rank avrebbe trattato la questione nella sua non scritta storia della psicoanalisi. Il fatto che tale capitolo segua immediatamente quello sulla speculazione filosofica la dice lunga sugli intendimenti di Rank. E’ alla psicoanalisi che spetta, propriamente, sapere.

E a questo assunto non poco devono aver contribuito i citati mercoledì, in occasione dei quali gli psicoanalisti raccolti intorno a Freud hanno proceduto a una vera e propria delegittimazione del sapere filosofico. Sulla scorta di Socrate, progenitore della tecnica analitica, non Freud, ma Rank è il filosofo della psicoanalisi.

Così anche lo vedeva la paziente eccellente Anaïs Nin, che gli si era dichiarata debitrice d’una rinascita (la nascita del proprio vero Io, il suo Io religioso) e dalla quale Rank attendeva una sintesi non intellettualizzata della propria filosofia.

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Giorgio Antonelli