Adler Alfred, Psicologia Individuale. Prassi e Teoria, 1920
(a cura di Maria Themeli)
Prassi e Teoria della Psicologia Individuale, pubblicato il 1920, è uno dei testi fondamentali che meglio esprimono il pensiero di Adler. Nel presente volume sono compendiate le differenze fondamentali tra la psicoanalisi ortodossa e la psicologia individuale, il cui fulcro consiste nella divergenza tra le due forze direttrici che stanno alla base del comportamento umano: la libido e la volonta di potenza.
Fondamentale nella psicologia individuale è il concetto del finalismo delle nevrosi contro una valutazione causalistica della loro origine. Con finalismo si intende lo scopo del comportamento umano in tutte le sue manifestazioni. Secondo Adler, ogni manifestazione psichica può essere compresa solamente in quanto preparazione in vista di uno scopo prefissato. Adler parla di un scopo generale degli esseri umani ed afferma che è possibile comprendere i differenti dinamismi psichici allorchè si parte dall’idea che le loro spinte essenziali consistono nel dirigersi sempre verso uno scopo di superiorità. Ad ogni tappa del suo cammino, l’uomo è guidato dal suo desiderio di una superiorità, da una ricerca di somiglianza divina. Tale scopo però non appartiene al mondo reale e bisogna integrarlo al capitolo delle “fantasie” o delle “immaginazioni”. Questa fantasia di uno scopo della superiorità si presenta come il fattore essenziale della nostra vita guidando le nostre azioni ed i nostri gesti, incitando il nostro spirito a perfezionarsi. Colui però che considera questo scopo della superiorità come una realtà, prendendolo alla lettera, si vedrà presto costretto a fuggire la vita reale fatta di compromesso, per cercare una vita al margine della realtà sociale incagliandosi nel pietismo morboso, nella nevrosi o nella delinquenza.
Adler riporta la totalità dei sintomi nervosi all’infanzia, paragonando il quadro psichico attuale del malato ad una situazione psicologica della prima infanzia e descrive come origini di tali sintomi prima di tutto le deficienze organiche nella loro ripercussione psichica e le situazioni familiari socialmente difettose. I fondamenti psicologici, lo schema dell’attacco morboso e dei sintomi sono quindi presi in prestito dalla prima infanzia e su questi fondamenti il malato ha prolificato per anni una sovrastruttura (la nevrosi specifica). In questa sovrastruttura si trovano le tendenze evolutive, i tratti del carattere e gli avvenimenti vissuti, tra i quali gli stati affettivi derivati da insuccessi ripetuti, causa immediata della nascita della malattia. Da quel momento tutti gli sforzi del malato tendono alla compensazione del suo insuccesso. Adler arriva cosi alla seguente conclusione: ogni nevrosi può essere considerata come un tentativo non realizzato per liberarsi da un sentimento d’inferiorità ed acquistare un sentimento di superiorità.
Tutti i sintomi nevrotici hanno il dovere di garantire la sicurezza della personalità del malato e della sua linea di vita, con la quale si è identificato. La malattia e le disposizioni che l’accompagnano gli servono da una parte da giustificazione, se la vita rifiuta i trionfi ai quali aspira (non è lui responsabile del suo insuccesso), e dall’altra parte permettono agli scopi già raggiunti di apparire sotto una luce più fulgida, poichè sono stati raggiunti malgrado la sofferenza.