(in collaborazione con Mario Cardillo) in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 44, Napoli, Liguori, 1998 – Estratto
S. Quale è secondo te il rapporto tra lo scrivere e la manifestazione delle emozioni?
M. Per me scrivere vuol dire fissare nella forma e quindi limitare e superficializzare ciò che, nel suo divenire più profondo, è di per sé non esprimibile con la parola scritta.
S. Al contrario di te, la parola scritta è per me il miglior modo possibile per dare forma, espressione alle emozioni… La via privilegiata attraverso la quale i contenuti ancora confusi assumono chiarezza e, quindi, dicibilità.
M. Per me il rapporto tra lo scrivere e il fluire delle emozioni è problematico; intendo dire che il mio mondo emotivo si sviluppa in un fluire libero di intuizioni, immagini, parole non strutturate; mentre la scrittura – con le sue regole formali – non è adeguata ad accogliere lo spazio del profondo, perdendone la carica energetica.
S. E se la parola scritta diviene… arte?
M. Già… allora stai dicendo che non è tanto il mezzo espressivo in sé a limitare od aprire il fluire delle emozioni, quanto il come ed il chi lo usa.
S. Nel mio mondo personale, la scrittura rappresenta non soltanto il mezzo e la modalità di espressione; è il divenire stesso delle emozioni… La chiarificazione dei contenuti avviene attraverso la formalizzazione in parola.