Giornale Storico del Centro Studi Psicologia e Letteratura, 13, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2011.
Brian Weiss è nato nel 1944 a New York, dopo essersi laureato con lode in Medicina alla Columbia University ha intrapreso una brillante carriera come psichiatra e psicoterapeuta fino a diventare Preside del Dipartimento di Psichiatria del Mount Sinai Medical Center di Miami, in Florida.
Intorno agli anni ’80 egli si trovava all’apice del riconoscimento professionale quando entrò nel suo studio una giovane donna di nome Catherine afflitta da severe fobie (temeva l’acqua, il buio, aveva paura di rimanere soffocata): questa terapia segnò un profondo cambiamento non solo nella vita della paziente, ma in quella di Weiss come uomo e psicoterapeuta.
Weiss racconta che per circa 18 mesi aveva cercato di aiutare Catherine con la psicoterapia ma i suoi sintomi non erano affatto regrediti, al contrario erano arrivati al punto da imporle gravi limitazioni nella vita di tutti i giorni.
A quel punto lo psichiatra decise di utilizzare con la paziente l’ipnosi per esplorare e cogliere eventuali traumi rimossi dalla sua coscienza: dopo averla fatta lentamente scivolare in trance le chiese di ritornare al tempo in cui per la prima volta erano comparsi i sintomi e Catherine si lasciò andare ad un racconto incredibile, nel quale lei si vedeva “incarnata” nel corpo di una giovane donna egiziana di nome Aronda vissuta nel 1863 a.C.; la paziente descrisse la sua vita e quella del villaggio in cui viveva, rievocando anche il momento della propria morte per annegamento, avvenuta a 25 anni insieme alla piccola figlia di nome Cleastra, a causa di una violenta inondazione.
Né Weiss né Catherine credevano che quanto emerso dall’ipnosi potesse avere a che fare con qualcosa di diverso da una fantasia, ma ciò che avvenne in seguito li costrinse a riflettere: dopo una settimana dalla regressione alla vita di Aronda, la paziente perse totalmente alcune delle sue gravi fobie e ben presto fu in grado di rievocare, sempre attraverso l’immersione ipnotica, altre vite precedenti i cui traumi avevano prodotto i sintomi che nella vita attuale Catherine ancora pativa, con il risultato che tutti i suoi disagi psicologici sparirono in breve tempo.
Weiss racconta di aver passato un periodo molto sofferto a causa del conflitto che sentiva tra il suo essere un rigoroso psichiatra, educato ai criteri scientifici e l’orizzonte metafisico che si andava sempre più imponendo al suo sguardo.
Durante una delle sue regressioni Catherine iniziò a parlare direttamente con il Dott. Weiss raccontandogli dei dettagli della sua vita personale che solo lui poteva conoscere e che riguardavano nello specifico la morte di suo padre e la morte del suo primogenito Adam, spirato ventitré giorni dopo la nascita.
A quel punto lo psichiatra si rivolse a Catherine chiedendo come facesse a sapere tutti questi particolari della sua vita e la donna rispose che erano gli “Spiriti Maestri” a trasmetterle quei messaggi: essi venivano descritti come anime estremamente evolute, con il compito di offrire dei messaggi sullo scopo della nostra vita sulla terra, sulla vita, la morte, l’amore e la speranza.
In particolare gli “Spiriti Maestri” confermavano l’esperienza della reincarnazione dicendo attraverso Catherine: “Siamo noi a scegliere quando entrare nel nostro stato fisico e quando lasciarlo. E capiamo poi quando abbiamo portato a termine ciò per cui siamo stati mandati quaggiù. Sappiamo quando il tempo finisce e voi avrete accettato la vostra morte. Perché a quel punto avrete capito che da questa vita non potrete ottenere niente di più. Così quando avrete avuto modo di riposare e di riorganizzare la vostra anima, vi sarà consentito di scegliere se rientrare nello stato fisico…” .
Questo straordinario avvenimento convinse Weiss a ritenere quanto vissuto da Catherine durante le regressioni come qualcosa di reale, proveniente da una misteriosa dimensione spirituale che li aveva scelti entrambi per innescare una rivoluzione spirituale basata sull’amore, quella che io ho definito “la religione di Brian Weiss”
Abstract
Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha pensato a sé stesso come in rapporto ad una dimensione trascendente e divina. La fede è un sentimento complesso e dal punto di vista epistemologico non è (ancora?) possibile giungere a conclusioni inequivocabili, eppure è un dato di fatto che l’essere umano si sia sempre interrogato sull’esistenza di una o più divinità e sulla possibilità di una vita dopo la morte, attraverso la reincarnazione. Tale fenomeno, ancora oggi, è degno di un’importante riflessione dal punto di vista psicologico, non solo per le straordinarie affinità tra fede e psicoanalisi, ma anche perché è in costante aumento il numero di persone che desiderano andare alla ricerca delle proprie “vite precedenti” attraverso l’ipnosi. Lo psichiatra americano Brian Weiss, ha pubblicato diversi libri raccontando come attraverso l’ipnosi alcuni suoi pazienti siano regrediti alle vite trascorse in altre epoche, riuscendo così a guarire i propri malesseri psicologici. Il presente articolo, partendo dall’esperienza di Brian Weiss, intende approfondire i significati psicologici e i risvolti terapeutici legati alla fede nella reincarnazione.