in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 53, Roma, Di Renzo Editore, 2003
1. L’angoscia perinatale
Le ricerche condotte da oltre quarant’anni sugli stati non ordinari di coscienza da Stanislav Grof, uno dei massimi esponenti della psicologia transpersonale, hanno offerto un grande contributo alla nostra comprensione della natura della coscienza e della psiche umana. Per inquadrare la fenomenologia degli stati non ordinari di coscienza e delle esperienze ad essi associate Grof ha ampliato la cartografia dell’inconscio includendovi, oltre al livello biografico sostanziato delle nostre memorie infantili e di tutti i ricordi personali, due livelli transbiografici: i livelli perinatale e transpersonale. Il termine “perinatale”, coniato dallo stesso Grof, significa, letteralmente, “intorno alla nascita”, e si riferisce al trauma della nascita biologica, trauma scoperto e descritto per la prima volta da Otto Rank. Con il termine transpersonale Grof si riferisce a quel tipo di esperienza che è caratterizzata dalla percezione di un allargamento della coscienza oltre i confini abituali dell’ego con trascendimento dei limiti spazio-temporali.
Durante le numerose sedute di autoesplorazione osservate da Grof il soggetto passa attraverso varie fasi esperienziali nella misura in cui si approfondisce l’esplorazione dell’inconscio. In un primo stadio, quello biografico, nel quale vengono rivissute le esperienze della vita postatale, si potrebbe dire che vengano confermate “sperimentalmente” le tesi della psicoanalisi classica. Successivamente il soggetto tende a spostarsi da uno stadio della terapia che potrebbe essere definito rankiano-reichiano-esistenziale a uno che potrebbe essere definito junghiano in virtù dell’attivazione della dimensione archetipica della psiche. A questo punto emergono esperienze di grande complessità e intensità: una potente sequenza di morte e rinascita psicologica contemporaneamente all’attivazione del processo di nascita biologico. Le sensazioni fisico-corporee della nascita vengono accompagnate da emozioni e immagini archetipiche di carattere universale e di enorme forza numinosa. Alcune di queste immagini raffigurano eventi sociopolitici, come guerre, rivoluzioni, sommosse, trionfi, sconfitte, imprigionamenti, liberazioni, che si trovano in connessione specifica con la sequenza degli stadi del processo della nascita.
Grof ha suddiviso questa complessa sequenza esperienziale in quattro categorie di esperienza o “matrici perinatali di base”, ognuna collegata a uno stadio clinico del parto.
[…]2. La grande guerra
Di particolare interesse, per il nostro discorso, è la sequenza esperienziale denominata da Grof “terza matrice perinatale” o “la lotta di morte e rinascita”, relativa all’attivazione del secondo stadio clinico del parto, quando la cervice si dilata e permette il passaggio graduale del nascituro attraverso il canale del parto, per la sua stretta relazione con gli aspetti più violenti e distruttivi della natura umana che si annidano nei profondi recessi della psiche.
Il dolore e la paura legati alla percezione di un pericolo vitale imminente da parte del nascituro e lo schiacciamento e soffocamento sperimentati durante questo passaggio generano un’enorme quantità di aggressività che, non potendo essere espressa nella situazione di confinamento in cui si trova il nascituro, rimane stivata nell’organismo come in un serbatoio di energia distruttiva sia dal punto di vista fisico che psicologico.
La possibilità di una via di uscita che si presenta con l’apertura della cervice provoca un’intensa lotta per la sopravivenza con attacchi aggressivi da parte del nascituro nei confronti del corpo della madre che lo schiaccia, lo soffoca e lo espelle e dal quale vuole liberarsi e da parte del corpo materno nei confronti del nascituro attraverso le contrazioni uterine. Questo violento combattimento tra i due corpi provoca nel piccolo organismo dolori, forti pressioni, soffocamento.
Durante l’attivazione di questo stadio della nascita emergono vissuti e immagini di scene caratterizzate da estrema violenza: guerre e rivoluzioni cruente, massacri umani e animali, lancio di granate, missili, città messe a fuoco, esplosioni di bombe nucleari. Le persone che vivono queste esperienze partecipano contemporaneamente nel ruolo della vittime, dell’aggressore e dell’osservatore. Emergono anche temi “demoniaci” e di combattimento cosmico, identificazioni con la forza e violenza della natura, esplosioni e catastrofi. Tali scene vengono spesso associate a ripugnanti motivi scatologici. Tuttavia la scatologia che può aver effettivamente luogo nel momento del parto, l’incontro del nascituro con materiale organico materno, viene qui amplificata ad una dimensione tale da trascendere qualsiasi esperienza realmente avvenuta.
Tutto ciò culmina in una sensazione di completo annichilimento, immediatamente accompagnato da un inaspettato sentimento di liberazione, di salvezza, che viene vissuto contemporaneamente come una nascita fisica e una rinascita spirituale, secondo quanto descritto in precedenza relativamente alla quarta matrice perinatale”.
Gli studi di Grof sulle dimensioni perinatali dell’inconscio hanno gettato nuova luce sulla genesi dell’aggressività, rivelando quanto profonde siano le radici degli aspetti più inquietanti e pericolosi della natura umana, l’aggressività “maligna”, descritta da Erich Fromm, che raggiunge una portata tale da non poter essere paragonata a quella presente nel regno animale.
Le scoperte di Grof sono sorprendenti e rivoluzionarie in quanto collocano il fulcro dei comportamenti aggressivi ad una profondità che non era mai stata immaginata in precedenti teorie. Inoltre indicano come tale tipo di aggressività sia connessa a dinamiche inconsce mai elaborate tali da impedire l‘accesso alla nostra identità più profonda che, secondo Grof, non è di natura aggressiva.
Le matrici perinatali, rafforzate da tutte le esperienze emotive importanti della nostra vita, formano un fulcro energetico che agisce dall’interno, modellando la nostra percezione del mondo, influenzando profondamente il nostro comportamento nella vita di tutti i giorni e contribuendo anche alla genesi dei vari disturbi emotivi, psicosomatici e psicosociali. Su scala collettiva le matrici perinatali colorano con la loro tonalità emotiva le religioni, l’arte, la mitologia, le filosofie e si manifestano attraverso varie forme di psicopatologia sociale e politica.
Attraverso anni di lavoro e ricerche, Grof ha messo in atto una tecnica di autoesplorazione profonda adatta a elaborare e trasformare questi elementi distruttivi serbati nella profondità dell’inconscio. Il rivivere la nascita attraverso l’attivazione dell’inconscio per mezzo di una terapia esperienziale non significa soltanto la ripetizione concreta delle emozioni e sensazioni originali, ma anche il completamento e l’elaborazione dell’esperienza traumatica. Le energie perinatali, prima imprigionate nel corpo e nelle profondità dell’inconscio, vengono attraverso questo “nuovo travaglio”, trasformate e liberate. Questa esperienza ha un’importanza fondamentale nell’elaborazione degli aspetti più distruttivi della psiche sia dal punto di vista individuale che collettivo.